È morto Pierre Cardin, aveva 98 anni ed era nato in provincia di Treviso

Addio al gigante della moda nato a Sant'Andrea di Barbarana, in provincia di Treviso, in Veneto, ma cresciuto in Francia
Interpress/Gf.Tagliapietra. .05.09.2019.- Pierre Cardin nel suo palazzo a Venezia
Interpress/Gf.Tagliapietra. .05.09.2019.- Pierre Cardin nel suo palazzo a Venezia

Addio a Pierre Cardin, lo stilista italiano nato a Sant'Andrea di Barbarana, frazione del comune di San Biagio di Callalta, in provincia di Treviso, in Veneto, ma cresciuto in Francia, paese dove mosse i primi passi nella moda e crebbe, fino a diventare uno tra i più importanti couturier della seconda metà del Novecento, un gigante della moda e del design è morto oggi 29 dicembre.

In realtà il cuore di Pietro Costante Cardin, nato il 2 luglio 1922, da una famiglia di facoltosi agricoltori, finiti in povertà dopo la prima guerra mondiale, era rimasto sempre in Italia. Forse tra tutti i couturier del secolo scorso, nati in Italia e cresciuti in Francia, Cardin è stato quello che ha rappresentato al meglio quel mix di stile tra Italia e Francia, motivo determinante del suo successo.

La povertà della sua famiglia diede al giovane Pietro una grande motivazione per la ricerca del riscatto. La miseria spinse infatti i suoi genitori a trasferirsi in Francia nel 1924 quando aveva solo due anni. E a soli 14 anni nel 1936, il giovane Pierre, il cui nome italiano, Pietro, era stato francesizzato, cominciò l'apprendistato da un sarto a Saint- Étienne.

Dopo una breve esperienza da Manby, sarto a Vichy, nel 1945 giunse a Parigi lavorando prima da Jeanne Paquin e poi da Elsa Schiaparelli. Primo sarto della maison Christian Dior durante la sua apertura nel 1947 (dopo essere stato rifiutato da Cristobal Balenciaga) fu partecipe del successo del maestro che inventò il New Look. Nel 1950 fondò la sua casa di moda, cimentandosi con l'alta moda nel '53.

Cardin divenne celebre per il suo stile futurista, ispirato alle prime imprese dell'uomo nello spazio. Preferiva tagli geometrici spesso ignorando le forme femminili. Amava lo stile unisex e la sperimentazione di linee nuove. Nel 1954 introdusse il bubble dress, l'abito a bolle.

E' stato un antesignano anche nella scelta di nuovi mercati e nel firmare nuove licenze. Nel '59 fu il primo stilista ad aprire in Giappone un negozio d'alta moda. Sempre in quell'anno fu espulso dalla Chambre Syndacale francese, per aver lanciato per primo a Parigi una collezione confezionata per i grandi magazzini Printemps. Ma fu presto reintegrato. Tuttavia,

E' stato membro della Chambre Syndicale de la Haute Couture et du Pret-à-Porter e della Maison du Haute Couture dal 1953 e si dimise dalla Chambre Syndacale nel 1966. Le sue collezioni dal 1971 sono state mostrate nella sua sede, l'Espace Cardin, a Parigi, prima di allora nel Teatro degli Ambasciatori, vicino all'Ambasciata americana, uno spazio che il couturier ha utilizzato anche per promuovere nuovi talenti artistici, come teatranti o musicisti. Come molti altri stilisti Cardin decise nel 1994 di mostrare la sua collezione solo ad un ristretto gruppo di clienti selezionati e giornalisti.

Nel 1971 venne affiancato nella creazione d'abiti dal collega Andrè Oliver, che nel 1987 si assunse la responsabilità delel collezioni d'alta moda, fino alla sua morte nel 1993. Lo stilista amava la mondanità, il mondo del jet set, così nel 1981 acquistò i celebri ristoranti parigini Maxim's. In breve tempo aprì filiali a New York, Londra e a Pechino nel 1983 e vi affiancò una catena di hotel. Tra le licenze della linea Maxim's c'era anche un'acqua minerale che veniva prelevata ed imbottigliata a Graviserri nel comune di Pratovecchio Stia, provincia di Arezzo.

La passione degli immobili.

Cardin era entrato in possesso delle rovine di un castello a Lacoste abitato nel passato dal Marchese de Sade. Dopo aver ristrutturato il sito, lo stilista vi organizzava dei festival teatrali. Aveva ritrovato le sue radici italiane anche con l'acquisto del palazzo Ca' Bragadin a Venezia dove risiedeva durante i suoi frequenti soggiorni nella città lagunare (nella calle attigua c'è uno spazio espositivo).

Negli anni '80 aveva acquistato il Palais Bulles (Il palazzo delle bolle) progettato dall'eccentrico architetto Lovag Antti. Tutto, dal pavimento al soffitto, era riempito da forme sferiche. Con il suo teatro da 500 posti a sedere, le piscine con vista sul Mar Mediterraneo era spesso luogo di feste ed eventi. L'interno era arredato con pezzi di design, le Sculptures utilitaires disegnate dallo stesso Cardin, che dal 1977 ha dato vita ad una collezione di mobili eleganti dalle forme sinuose.

Nel golfo di Cannes, a Théoule-sur-Mer, a sud della Francia, quest'opera architettonica nell' 88 è stata designata dal Ministero della Cultura quale monumento storico. Anche un docu-film sulla vita di Cardin presentato al Festival del cinema di Venezia nel 2019: House of Cardin di P. David Ebersole, Todd Hughes. Un viaggio che esplora in ogni aspetto quello che molti definiscono l'Enigma Cardin, vista la riservatezza dell'uomo, e la capacità dell'artista e uomo d'affari di creare un impero, dal valore che ha superato un miliardo di dollari, innovando nello stile, legando il suo nome a centinaia di prodotti e con una capacità senza uguali di esportare haute couture all'estero.

«Tutto è cominciato con 200mila cappotti rossi venduti negli Usa» rivelava nel biopic, mostrando i capi con cui era riuscito ad affermarsi sui mercati sovietico e cinese già dagli anni '70. Cardin «è un imperatore totale» dice nel film Jean-Paul Gautier, intervistato fra gli altri, con Sharon Stone, Naomi Campelle, Philippe Starck. Sempre nel docufilm la moda e la vita prrivata, come i grandi amori con Andrè Oliver (morto nel 1993 di Aids) e Jeanne Moreau. Nel luglio 2019, anche una mostra monografica dedicata al «gigante della moda» negli Usa, nel Brooklyn Museum.

Il Palais Lumière

Negli anni Duemila inizia il tormentone del Palais Lumière, o "Grattacielo Cardin", un progetto che era stato presentato in vari posti all'estero, ma giudicato troppo impattante. Una torre di quasi duecento metri (in origine dovevano essere 300) fatta a elica e tutta vetrata in grado di ospitare vari alberghi, appartamenti, uffici ristoranti. Il nipote di Cardin, Rodrigo Basilicati, si era occupato con lo zio della realizzazione, per il cui progetto era stato incaricato lo studio d'ingegneria Altieri di Thiene.

Prima era stato proposto in "area lagunare", poi erano stati contattati vari comuni: Jesolo, Mira e perfino Campagna Lupia. Tutte zone a basso costo (a parte Jesolo) da cui però poter offrire la vista di Venezia. "Ma poi alla fine mio zio, e io con lui, decidemmo per Venezia, in particolare per Marghera", spiegò Basilicati,  "perché ci sembrava l'area più significativa dove poter realizzare il Palais".

L'area scelta è quella di Porto Marghera tra il Vega e il petrolchimico, un'area di fanghi non proprio stabile per ospitare una grattacielo, né tantomeno sana.

Il progetto divide in due la città. Quelli che vi vedono una ripresa dello sviluppo e della progettazione e quelli che al contrario lo leggono come un "mostro" in grado di cambiare per sempre la stessa skyline di Venezia e il suo quieto panorama.

Il Comune arriva addirittura alla valutazione dei terreni: 40 milioni. C'è il problema dell'atterraggio degli aerei, ma incrdibilmente l'Enac dà il suo via libera. Poi tutto si arena.  

Il vecchio stilista raccoglie le sue "truppe" nella tenuta di Stia, in provincia di Arezzo, e annuncia cause milionarie, strizzando l'occhio all'autonomismo: "Il mio progetto è stato bloccato a Roma, ora dovranno spiegarmi perché il ministero ha posto il vincolo ambientale su un'area di fanghi inquinati".

Ma alla fine non se ne fa nulla. Il vecchio stilista si trova in uno dei suoi ristoranti della catena "Maxim's" a Parigi e fa dire all'amico Sarkozy che anche Parigi è interessata al progetto. Spera di smuovere le acque, ma il progetto si blocca definitivamente.

 

I costumi della Regina degli Scacchi

La regina degli scacchi è la nuova serie rivelazione di Netflix. Un appassionante racconto di vizi e di virtù, tratto dall’omonimo romanzo del 1983 di Walter Tevis.

È la storia di Elizabeth Harmon, un’orfana con un talento eccezionale per gli scacchi.  Un talento innato che la porta a scalare molto presto le vette dei campionati mondiali e, altrettanto velocemente, a fare i conti con un passato difficile e una personalità tormentata.

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Da pedone a regina. La serie, è una storia di formazione e di riscatto, di glorie e di tormenti. Infatti, Beth Harmon, interpretata dalla giovane Anya Taylor-Joy, dovrà imparare a sue spese a mettere sotto scacco anche alcuni aspetti della sua vita.

Ambientata tra gli anni ’50 e gli anni ’60, la serie presenta riferimenti alla cultura di questi anni vivaci. Un evidente look retrò nasconde in realtà delle preziose citazioni culturali. Binder ha voluto omaggiare due grandi stilisti di quell’epoca, André Courrèges e Pierre Cardin, ricercando capi vintage originali o riproduzioni.

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Nel 2012 aveva ricevuto dalle mani dell'allora sindaco di Venezia Orsoni il Leone del Veneto: lo vedete qui sotto alla cerimonia di consegna con lo stesso primo cittadino.

+++ Una lunga scossa di terremoto l’avete sentita? Scrivete dove vi trovate? +++

Pubblicato da Corriere delle Alpi su Martedì 29 dicembre 2020

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