Ecco come la Romea è diventata la via del pellet contraffatto: oltre 200 tonnellate di sequestri in pochi mesi

Il motivo di questa importazione senza garanzie è semplice: il pellet dell’Est costa molto meno di quello prodotto in altri Paese Europei e in Canada, da dove arriva il migliore. Contiene di tutto: da resti di colle a tracce di vernici, per parlare dell’alto grado di radioattività riscontrato in alcuni carichi
VENEZIA. Da novembre i finanzieri di Chioggia hanno sequestrato lungo la Statale Romea 155 tonnellate di pellet “clandestino”. Sequestri cui si aggiunge l'operazione della guardia di finanza di Treviso, che
ne ha tolte dal mercato altre 118 tonnellate
 
Si tratta di combustibile legnoso proveniente da Paesi dell’Est Europa che non ha nessuna garanzia di salubrità, come invece impongono gli standard qualitativi previsti dalle leggi europee. Pellet che viaggia in sacchi che riportano falsi marchi o addirittura ne è privo.
 
Il motivo di questa importazione senza garanzie è semplice: il pellet dell’Est costa molto meno di quello prodotto in altri Paese Europei e in Canada, da dove arriva il migliore. Contiene di tutto: da resti di colle a tracce di vernici, per parlare dell’alto grado di radioattività riscontrato in alcuni carichi. 
 
LA ROTTA
 
La Statale Romea è la via meno costosa per raggiungere il centro Italia per i camion che provengono dall’Est Europa. Non devono pagare il pedaggio e il tragitto è più corto rispetto al percorso autostradale. Gli autotrasportatori polacchi, romeni, ucraini, in particolare, sanno che il rischio controlli è più alto, ma rischiano. Del resto risparmiano anche mille euro a viaggio.
 
IL BUSINESS
 
Da secoli il legno è il combustibile più usato per il riscaldamento e ora il suo discendente, il pellet, sta conquistando il mercato: è facilmente reperibile, pratico da trasportare, rinnovabile, economico e sicuro. Anche se produce parecchio Pm 10 soprattutto se bruciato in stufe e camini di prima generazione. In Italia si consuma una media di 3,5 milioni di tonnellate di pellet l’anno. Di queste nel nostro Paese ne produciamo solo il 30%.
 
Tutto il resto lo importiamo da Austria, Germania, Canada, Serbia, Russia, Ucraina e Bielorussia. E recentemente da imprese che lo spediscono dall’Egitto. Per gli stranieri del settore l’Italia è l’Eldorado. Mentre in Europa esistono diversi marchi di certificazione, che variano non solo in ogni Paese, ma in alcuni Stati, come Ucraina e Russia, non è previsto alcuno standard di qualità. In Italia la situazione è controllata: è vietato l’uso di legno e scarti di legno trattati chimicamente.
 
Esistono alcune certificazioni che garantiscono ai consumatori una buona qualità, altre che invece assicurano la sostenibilità del prodotto. Il marchio ENplus®, valido in tutta Europa, è garanzia di qualità e sicurezza del prodotto dal momento che, prima dell’immissione in commercio, il produttore deve dimostrare di aver utilizzato materie prime di elevata qualità e di non aver impiegato sostanze nocive nel processo di produzione. Per tale motivo la contraffazione del marchio, oltre a ledere gli interessi dei licenziatari e pregiudicare la leale concorrenza, rappresenta un indice di pericolosità del prodotto per il consumatore.
 
L’AFFARE
 
È evidente che produrre senza garanzie costa molto meno rispetto a chi mantiene standard di qualità. Sul mercato un pellet garantito ha un costo che varia dai 3,70 ai 5 euro al sacco da 15 chilogrammi. Per chi acquista pellet dell’Est il costo dovrebbe essere anche di 2 euro in meno a sacco. Il condizionale è d’obbligo. Infatti la gran parte del risparmio si trasforma in guadagno per le ditte di importazione che evitano di mettere in commercio un pellet a prezzi troppo ribassati, per evitare di attirare i sospetti dei concorrenti e della Guardia di Finanza. 
 
 
I SEQUESTRI
 
Dopo le 45 tonnellate sequestrate a dicembre 2020, altre 92 tonnellate di pellet sono state sequestrate dalla Guardia di Finanza di Venezia, nel corso di 4 distinte operazioni di controllo eseguite lungo la Statale Romea avvenute a inizio 2021.
 
  • 45 tonnellate a dicembre 2020
 
Oltre 45 tonnellate di pellet sono state sequestrate dalla Guardia di Finanza di  Venezia in 2 distinte operazioni di controllo condotte lungo la Statale Romea. Nella prima, i finanzieri della Compagnia di Chioggia hanno sottoposto a controllo un autoarticolato russo che trasportava oltre 22 tonnellate di pellet in sacchi.
 
Al momento del controllo il trasportatore ha esibito ai finanzieri i documenti di ccompagnamento del carico, che indicavano la Lituania come origine del prodotto benché i sacchi riportassero l'Austria come Paese di provenienza.
 
I successivi riscontri eseguiti sulla documentazione rinvenuta all'interno della cabina del conducente hanno permesso di ricostruire tutto il percorso effettuato dal mezzo, consentendo di accertare che la merce in realtà proveniva dalla Russia e che il mezzo non aveva mai neanche attraversato l'Austria. 
 
In relazione alla falsa indicazione dell'origine del prodotto, i finanzieri hanno sottoposto a sequestro l'intero carico di pellet, potenzialmente pericoloso per i consumatori finali e denunciato a piede libero il soggetto mittente della merce per il reato di vendita di prodotti industriali con segni mendaci.
 
L'ulteriore controllo eseguito lungo la Statale Romea ha portato al sequestro amministrativo di altre 23 tonnellate di pellet provenienti dall'Ucraina, prive delle indicazioni minime di sicurezza. In questo caso, sui sacchi mancava qualsiasi indicazione del Paese di origine e dell' importatore stabilito nell'Unione Europea
 
  • 92 tonnellate in 4 operazioni a inizio 2021
 
Nella prima, i finanzieri della Compagnia di Chioggia hanno intercettato un autoarticolato polacco che trasportava oltre 24 tonnellate di pellet in sacchi sui quali era indicato un distributore certificato con sede in Umbria, nonostante il codice identificativo del marchio ENplus® facesse riferimento a un diverso licenziatario. Quindi, i finanzieri hanno proceduto ad effettuare appositi riscontri tramite l’A.I.E.L. (Associazione Italiana Energie Agroforestali), soggetto gestore e licenziatario per l’Italia del marchio ENplus®, che, all’esito di apposita perizia, ha accertato la contraffazione del marchio.
 
Pertanto, l’intero carico è stato sottoposto a sequestro penale per l’avvenuta contraffazione del marchio ed il rappresentante legale della società italiana, indicata illegittimamente quale distributore del prodotto, è stato deferito alla competente Procura della Repubblica. Il marchio ENplus® è garanzia di qualità e sicurezza del prodotto dal momento che, prima dell’immissione in commercio, il produttore deve dimostrare di aver utilizzato materie prime di elevata qualità e di non aver impiegato sostanze nocive nel processo di produzione.
 
Per tale motivo la contraffazione del marchio, oltre a ledere gli interessi dei licenziatari e pregiudicare la leale concorrenza, rappresenta anche un indice di pericolosità del prodotto per il consumatore finale.
 
L’intensificazione dei controlli sulle merci viaggianti lungo la Statale Romea ha poi portato al sequestro di altre 68 tonnellate di pellet, nel corso di ulteriori 3 operazioni di controllo. In due casi il pellet proveniva dall’Ucraina ed era destinato a imprese operanti in Basilicata e nelle Marche mentre nel terzo caso il prodotto, di origine serba, era diretto ad un’impresa laziale.
 
I finanzieri sono riusciti a risalire all’origine del prodotto solo attraverso puntuali riscontri eseguiti sui documenti che scortavano il carico e sulla documentazione doganale di ingresso nell’Unione Europea, in quanto gli imballi nei quali era contenuto il pellet erano privi delle indicazioni minime di sicurezza, con specifico riferimento all’indicazione del Paese di origine e dell’importatore comunitario.
 
  • 118 tonnellate di pellet sequestrate dalla Finanza di Treviso

La guardia di Finanza di Treviso ha sequestrato 118  tonnellate di pellet irregolare proveniente dall'est Europa e denunciato 13 persone. I finanzieri, nel corso dei controlli al casello autostradale di «Venezia Est», hanno intercettato alcuni autoarticolati provenienti dall'Est Europa e diretti in varie regioni d'Italia (Calabria, Lazio, Puglia, Campania), con a bordo 118 tonnellate di pellet, di cui 94 riportanti indebitamente il marchio ENplus, comprovante l'alta qualità del prodotto, mentre 24 sono risultate prive delle informazioni in lingua italiana sulle caratteristiche del prodotto e sulle modalità d'impiego.

Mentre le 12 persone coinvolte nel traffico internazionale del prodotto contraffatto sono state denunciate per contraffazione e ricettazione, per il carico privo di indicazioni in italiano il responsabile è stato segnalato alla Camera di Commercio di Treviso-Belluno per l'applicazione delle sanzioni amministrative previste dal Codice del consumo.

A insospettire le Fiamme Gialle della Compagnia di Treviso circa la genuinità dei carichi è stata la mancata indicazione, nelle lettere di vettura internazionale esibite dai conducenti, dei luoghi di destinazione o dei nomi delle imprese destinatarie del pellet, che poi si è accertato era destinato a essere venduto al dettaglio in provincia di Cosenza, Foggia, Roma, Napoli e Caserta. Ulteriori approfondimenti, hanno permesso di verificare che il pellet era stato prodotto da società con sede in Croazia e Ucraina, non autorizzate all'utilizzo del marchio di certificazione di qualità; il prodotto sequestrato era quindi stato confezionato in buste, sulle quali erano stati poi apposti, da parte di distributori lituani, estoni, cechi e sloveni, codici identificativi di certificazione ENplus scaduti.

Il pellet, in base alle dichiarazioni dei conducenti di nazionalità croata e ucraina e alla documentazione di viaggio consegnata nel corso dei controlli, è entrato in Italia attraverso i valichi di confine di Udine, Gorizia e Trieste.

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