Elezioni, la furia di Cacciari. «Perduta l’etica anche in Veneto. Il Pd fa proprio di tutto per riuscire a perdere»
Il filosofo ed ex sindaco di Venezia sbotta contro le candidature. «La linea di Letta è stata catastrofica, il Pci non avrebbe mai agito così»
VENEZIA. «Una gestione catastrofica delle alleanze. E liste vergognose. Da Roma hanno candidato Piero Fassino, alla sua settima legislatura, facendo fuori i giovani parlamentari uscenti del territorio. E si autocandida il segretario regionale Martella. Si è persa anche la morale in questa politica». È arrabbiato forte il filosofo Massimo Cacciari. «Ma come si fa a votarli questi?», sbotta in mattinata, lette le liste presentate dal Pd, «Facciamo di tutto per perdere?».
La situazione comincia a farsi drammatica nel centrosinistra. I sondaggi danno avanti la destra, che a differenza degli avversari ha blindato le alleanze nei collegi uninominali e rischia di fare cappotto. «Sono sempre più demoralizzato», attacca Cacciari.
Ma come, il centrosinistra ha già perso?
«Può succedere di tutto, per carità. Ma al 90 per cento la partita è decisa. Il cosiddetto centrosinistra è alla fine il Pd con qualche residuo e con un po’ di rovine. Più nobili come la Bonino, meno nobili come Di Maio. L’asticella sembra molto bassa. A evitare che gli altri vincano in maniera schiacciante, che non abbiano i numeri per le modifiche costituzionali».
Possibile che la partita sia già compromessa?
«Mah, l’idea di gridare “al lupo al lupo arrivano i fascisti” è tatticamente giusta. A Bologna ha funzionato per le regionali, può muovere qualche indeciso e la vecchia resistenza. Ma forse non basta. Il Pd è al fondo di una grave crisi di strategia e tattica».
Si riferisce alla rottura del patto con Calenda?
«La linea di Letta è stata catastrofica. Prima i Cinquestelle, poi Calenda. Ci può raccontare che non è stata colpa sua. Ma un leader che si fa prendere in giro così non è un leader. Una catastrofe non solo politica, ma anche culturale per la sinistra, gli ex comunisti, la sinistra Dc…».
E tutto questo in un momento difficile per il Paese.
«Una decadenza drammatica. A ottobre sarà ancora peggio, inflazione, disoccupazione, crisi. Draghi ha cercato le risorse, ha fatto il suo mestiere. Quando si è accorto che con questi qui le riforme non le poteva fare se n’è andato. Ma alcuni punti della sua agenda, come la credibilità in Europa, dovranno essere nel programma di tutti».
Non si parla molto di programmi .
«Invece la gente va convinta sulla base di quello che possiamo fare noi. La scuola, il Pd adesso parla di scuola. Ma quale scuola? Siete arrivati adesso al governo? Non vi siete mai accorti che la scuola fa schifo,o della ricerca che soffre? Che i nostri insegnanti ma anche i nostri operai sono i meno pagati d’Europa?».
Lei cosa farebbe?
«Ma intanto smettiamola con questi bonus, soldi buttati per gli intonaci. Aumentiamo i salari agendo sul cuneo fiscale. Poi parlino alla gente. Dell’energia, del lavoro. E delle riforme abbandonate. Il povero Renzi almeno ci aveva provato, adesso non si parla più di federalismo, della riforma delle Regioni…».
L’alleanza tra Calenda, Renzi e la sinistra secondo lei non era proprio possibile?
«Ma non certo all’ultimo momento. Bisognava creare le condizioni per poterlo fare».
Calenda ha strappato il patto.
«Ma dai! Se tu continui a ripetere che sei stato tradito vuol dire che sei stato pirla a farti tradire. Un vero leader non si comporta così».
Ultimo ma non ultimo, le liste. In Veneto c’è aria di rivolta, fuori tutti i parlamentari locali, candidature imposte da Roma.
«Sono state costruite per sistemare alleati improbabili che porteranno 3 voti ciascuno. Saltati i collegi uninominali per la mancata alleanza con Renzi e Calenda, bisogna sistemare i capetti nel proporzionale. E dove il partito è più debole, come a Treviso e Venezia, li hanno fatti fuori tutti. Una cosa oscena. Vorrei chiedere a Fassino che è nato nel Pci se il partito avrebbe mai fatto una cosa simile. Candidare lui per la settima volta, lasciando fuori giovani parlamentari che hanno lavorato bene. O a Martella che si è fatto nominare segretario regionale per fare il senatore! Si sono dimenticati quella morale politica che ispirava il vecchio Pci da cui provengono».
Lei ha detto che non voterà questo Pd.
«Ma non do giudizi…, ognuno farà quello che crede. Enuncio solo dei fatti. Così tutti i collegi sono a rischio. Anche quelli di Firenze. E a Bologna occorreva proprio rimettere Casini?».
Come finirà?
«Ci possono essere delle sorprese all’ultimo. Credo che vincerà il centrodestra, ma con una maggioranza risicata e instabile. E dopo qualche mese Mattarella tornerà a chiedere il governo di tutti. A questo in fondo puntano Calenda e Renzi».
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