Elezioni regionali Veneto, exploit di Possamai: «Enrico Letta il mio maestro»

Il gruppo d’opposizione in consiglio regionale ridotto a 9 componenti e fortemente rinnovato  Confermati Zanoni, Bigon, Zottis e Guarda, con Lorenzoni arrivano Camani, Ostanel e Montanariello 

PADOVA. Mestiere difficile organizzare l’opposizione nel regno del Doge Zaia: i 5 stelle, specialisti in assalti alla maggioranza con il capogruppo Berti che ha abbandonato la politica, sono fuori gioco e quindi tocca al Pd incalzare la Lega. Il voto ha drasticamente ridotto e rinnovato la squadra che passa 12 a 9 rappresentanti e lasciato a Rovigo Graziano Azzalin, la vera spina nel fianco del Carroccio. A Palazzo Ferro Fini nasce il bipolarismo perfetto, la semplificazione mai decollata tra destra e sinistra, con la lista del governatore che da sola vale 24 seggi su 50, mentre la Lega ne ha solo 9. Monopolio assoluto della legislatura.



Le urne hanno regalato grandi sorprese e Giacomo Possamai entra a palazzo Ferro Fini con il record delle preferenze. L’ex capogruppo Pd a Vicenza ai tempi del sindaco Variati, ha raccolto 11.515 consensi lasciandosi alle spalle Chiara Luisetto che ha tentato la carta inutile del voto disgiunto. Non ce l’ha fatta. Perché Padova viene premiata con tre seggi al centrosinistra: Arturo Lorenzoni, presidente sconfitto; Vanessa Camani, ex deputata di Abano e poi Elena Ostanel, ricercatrice Iuav a Venezia con il Veneto che vogliamo. Vicenza ha eletto invece Cristina Guarda con Europa Verde, che ha conquistato la seconda legislatura grazie alle sue battaglie contro i Pfas e la Pedemontana tra Montecchio e Malo.



Giacomo Possamai con le sue 11.515 preferenze arriva secondo tra i 49 eletti ed è battuto per 90 voti solo da Roberto Marcato e a Vicenza riesce a superare due big della giunta Zaia: Elena Donazzan, di FdI, e Manuela Lanzarin, lady sanità e ombra del governatore.

Sconfitto per 38 voti alle primarie per la corsa a sindaco di Vicenza tre anni fa, Possamai è stato vicesegretario nazionale dei giovani Pd con Enrico Letta, «un’occasione straordinaria di crescita, è stato il mio maestro» e poi ha seguito la seconda campagna elettorale di Barack Obama: «Con il mio amico Giovanni Diamanti ci siamo iscritti on line a un comitato elettorale di Philadelphia in Pensylvania e ci hanno ospitato per i due mesi della sfida», si legge nel sito. Alle sue spalle c’è Anna Maria Bigon, che è entrata a palazzo Ferro Fini quando Alessandra Moretti è stata eletta a Bruxelles e nel giro di un anno si è conquistata la riconferma a Verona. Buono l’esito anche di Andrea Zanoni a Treviso e di Francesca Zottis a Venezia, mentre a Padova fa discutere la bocciatura del segretario regionale Alessandro Bisato che ha mobilitato il partito dei sindaci ma non ce l’ha fatta a superare Vanessa Camani. Il Pd dovrà convivere con Arturo Lorenzoni ed Elena Ostanel: la lista il Veneto che vogliamo è molto netta nell’analisi della sconfitta, anche se ha varcato la soglia della Regione. «Abbiamo perso. 76 a 15 è un risultato inappellabile. Siamo grati ai 41.200 cittadine e cittadini che hanno creduto in questo percorso e l’hanno legato ad un logo inedito sulla scheda elettorale; ognuno di quei voti e prezioso, ed insieme ripartiamo. Ma occorre anche dire chiaramente che pensavamo e speravamo di più. Abbiamo perso per molte ragioni; fra queste, abbiamo perso anche per i nostri errori». Il mea culpa salva Lorenzoni ma ora si tratta di capire chi sarà il leader dell’opposizione a Zaia. —

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