Elezioni regionali in Veneto: a giorni primo tavolo nazionale
Meloni vuole escludere il sostegno della lista di Zaia al candidato leghista in Veneto. Centrodestra, Speranzon apre a un candidato della Lega. E spunta l’ipotesi Erika Stefani, alternativa ai nomi già spesi
Questione di giorni – pochi: si parla di inizio febbraio – e i tre leader dei partiti di maggioranza si incontreranno per la prima volta per discutere, finalmente, del “lodo veneto”. La premier Giorgia Meloni (FdI) e i suoi due vice, Matteo Salvini (Lega) e Antonio Tajani (FI), allo stesso tavolo, per parlare del tema ragionale, ormai assurto ad affare della politica nazionale.
L’impegno è in agenda, anche se al momento non è ancora stata fissata una data. In ogni caso, si parla della prossima settimana. Quando, quindi, i tre leader nazionali si incontreranno per parlare di elezioni: per discutere del quando, anche se l’ipotesi del rinvio appare ormai sempre più remota; ma, soprattutto, del chi.
La Lega non arretra, sapendo che si gioca la partita della vita. E Fratelli d’Italia? Si muove in bilico tra la tentazione della sfida aperta con lo scomodo alleato – sapendo che, se vinta, potrebbe portarne all’annientamento definitivo – e la prudenza.
Alla fine dovrebbe prevalere quest’ultima, e ha fatto il giro delle chat la dichiarazione rilasciata da Raffaele Speranzon, vice presidente vicario di FdI al Senato, al Foglio, a proposito della disponibilità del suo partito a trattare per una candidatura leghista in Regione. Purché – sarebbe questa la richiesta di Meloni – sparisca dal tavolo l’ipotesi di sostegno di una “lista Zaia” a quel candidato.
«Troppo comodo, così, il calcolo dei seggi per una Lega appoggiata da una miriade di liste satellite» ragiona un colonnello meloniano, «Se dovessimo presentarci come Fratelli d’Italia contro Carroccio, lista Zaia e una pletora di civiche leghiste, ci ritroveremmo in battaglia con un pugnale, affiancati da un partito dotato di kalashnikov».
Il risultato? Un Consiglio regionale ancora appannaggio del Carroccio, o quasi; con le inevitabili conseguenze sulle nomine per la Giunta, che al momento vede soltanto una “pedina” non leghista.
E quindi Fratelli d’Italia vuole andare al vedo. Disposta, si dice, a cedere sul candidato presidente – anche perché “spaccare” in Veneto equivarrebbe a innescare una crisi di governo – ma comunque interessata a misurare gli effettivi pesi all’interno della maggioranza. In sintesi, interessata a capire se, davvero, sul palcoscenico delle elezioni regionali il traino della Lega continua a essere nettamente superiore a quello dei Fratelli. Oppure se, senza il nome di Zaia, anche il Carroccio veneto è destinato a crollare, tra le preferenze degli elettori.
Quanto ai nomi, continuano a essere spesi quelli del segretario regionale (e vice federale) Alberto Stefani, del sindaco di Treviso Mario Conte e della vice presidente della Regione Elisa De Berti: outsider nella competizione, sì, ma che potrebbe beneficiare dell’appoggio, forse decisivo, del presidente. Mentre di recente si è fatta largo l’ipotesi di Antonio De Poli: alternativa ai tre partiti egemoni, che però, più che non scontentare, rischierebbe di non accontentare nessuno.
E allora proprio tra i leghisti si vocifera a proposito dell’esistenza di un quarto nome, da individuare sempre all’interno del partito, da estrarre dal cilindro al momento opportuno. Erika Stefani, ora segretaria del Senato, con un passato (bis) da ministro: responsabile proprio degli Affari regionali e delle Autonomie, il tema più caro alla Lega. Rispetto agli sfidanti, si trova in una posizione arretrata, complici i rapporti difficili con Salvini. Ma sappiamo come la politica sia anche l’arte dei colpi di scena. E allora non resta che attendere.
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