Elezioni regionali, via alle prime riunioni. La Lega punta sugli amministratori

Oltre ai consiglieri uscenti, il Carroccio vuole valorizzare i volti sul territorio: sindaci e candidati alle Europee
Laura Berlinghieri
Luca Zaia e Alberto Stefani
Luca Zaia e Alberto Stefani

L’orizzonte temporale non è ancora del tutto definito, ma è comunque vicino: l’autunno 2025, lo scenario più probabile; o, al più, la primavera 2026. Giorno di elezioni, per la Regione. Giorno in cui, salvo sorprese, i veneti saranno chiamati a scegliere il nuovo presidente, che succederà a Luca Zaia, dopo quindici anni di amministrazione.

C’è l’ambizione di Fratelli d’Italia, che per mesi ha cannoneggiato contro gli alleati in coalizione, ricordando il primato alle urne. Ma c’è soprattutto la battaglia della vita della Lega, assolutamente consapevole dell’essenzialità dell’appuntamento: mancarlo significherebbe abdicare definitivamente di fronte allo strapotere dei meloniani, rinunciare anche al vessillo sul territorio, che rimane baluardo di questo partito.

E sarà allora per questo che la corsa alla successione scalda molto più gli animi dei leghisti, che dei Fratelli. Sarà per questo che, mentre Luca De Carlo assicura di «non avere fatto ancora nessuna riunione, in vista delle elezioni regionali», i leghisti, al contrario, hanno già cominciato a incontrarsi. In particolare, lo sta facendo il segretario veneto del partito Alberto Stefani, sondando il terreno, per allestire la squadra.

L’ipotesi di una corsa frammentata sembra ormai tramontata. «L’unica cosa certa è che dobbiamo presentarci compatti» ha ribadito De Carlo sabato scorso. E quindi Lega, FdI, Forza Italia e il corollario di liste civiche, tanto caro al Carroccio. «Il momento non ci sorride – dice un colonnello leghista – ma alle elezioni amministrative abbiamo fatto il pieno di voti: un investimento che è arrivato il momento di riscuotere».

E sarebbero proprio quelle degli amministratori le prime porte alle quali sta bussando Stefani. Senza spingere fuori nessuno: i consiglieri uscenti potranno ricandidarsi tutti. Poi, certo, si andrà al “vedo”: «Chi porta più voti entra. È meritocrazia» spiega un leghista.

Oltre i nomi dei “soliti noti”, esperti del Consiglio regionale, da Venezia potrebbero farsi avanti il vicesindaco Andrea Tomaello e l’ex eurodeputata Rosanna Conte, rimasta esclusa dall’Europa alle ultime elezioni.

È nutrita la schiera dei sindaci, che potrebbero tentare il salto al Ferro-Fini. Dal Padovano, Tiberio Businaro, primo cittadino a Santa Caterina d'Este e presidente dell’Ater provinciale; Daniele Canella, sindaco a San Giorgio delle Pertiche e vicepresidente della Provincia; Marcello Bano, primo cittadino a Noventa, Filippo Lazzarin ad Arzergrande, Giorgia Bedin a Monselice, Michele Giraldo a Brugine e in corsa nel 2022 per la segreteria provinciale. E poi la deputata Arianna Lazzarini, l’ex referente provinciale del partito Marco Polato, la capogruppo dei leghisti nel Consiglio comunale di Padova Elonora Mosco.

Da Venezia, si fanno i nomi di Pierfrancesco Munari e Roberta Nesto, sindaci rispettivamente a Cavarzere e Cavallino. Da Vicenza, i nomi più noti sono quelli di Morena Martini, candidata alle ultime elezioni europee, e di altri due amministratori: Valerio Lago, vicesindaco a Tezze sul Brenta, e Germano Racchella, sindaco a Cartigliano.

E poi, da Verona, il politico di lungo corso Alessandro Montagnoli, ex sindaco ed ex deputato, il deputato Roberto Turri e altri amministratori, come Matteo Pressi (Soave) e Mattia Stoppato (ex vicesindaco a San Giovanni Lupatoto, “detronizzato” dal sindaco). I pretendenti non mancano; quanto ai posti in Consiglio, ecco, questo è un altro discorso.

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