Estate e coronavirus, da Bibione a Jesolo si spegne la vita notturna: persi 50 milioni

JESOLO. Discoteche chiuse, cala il sipario sul mondo della notte. L’estate 2020 è ormai data per persa e i principali gestori dei locali di intrattenimento sono alla finestra.
Un mondo che in italia coinvolge 15 milioni di maggiorenni, per un fatturato attorno ai 30 miliardi di euro. La costa veneta, con Jesolo capitale della movida, mobilita qualcosa come 20-30 mila giovani ogni fine settimana per un fatturato da 50 milioni di euro e più a stagione.
Una componente essenziale dell’economia del turismo, spesso bistrattata e famosa per gli eccessi più che per il flusso di denaro e il lavoro che riesce a generare.
Basti pensare che solo sulla costa veneziana, da Bibione fino a Sottomarina, il mondo della notte dà lavoro a quasi 3 mila persone. Ci sono dj, baristi, camerieri, pierre, addetti alla sicurezza, ma anche impiegati nell’amministrazione e tutto l’indotto di studi commercialisti, affitti di appartamenti e camere negli alberghi.
Per non parlare delle feste dell’estate, 30 mila presenze solo per quelle organizzate sulla spiaggia del faro di Jesolo lido che sono diventate un must dell’estate e alimentano un’economia florida. E poi gli aperitivi a Sottomarina.
Tito Pinton, è il gestore del celebre Muretto di Jesolo e da quest’anno anche dei due Musica Club, a Riccione e New York assieme a Giuseppe Cipriani. Quest’anno doveva segnare il debutto di una partenship che supera i confini dell’Italia per arrivare agli Usa con il konw how dei nostri manager della notte.
«L’obiettivo è limitare i danni», spiega Pinton, «le nostre attività sono il fiore all’occhiello delle località balneari italiane e sono diventate parte integrante dell’offerta turistica. I provvedimenti e le restrizioni decise dal Governo ci penalizzano e la pandemia ci ha fatto praticamente chiudere.
Saremo le ultime attività ad aprire, quando sarà. Ma dobbiamo far comprendere i nostri governanti che i locali sono beni della città e dobbiamo fare in modo che queste aziende possano resistere fino a quando potranno essere riaperte e con le stesse modalità di prima. Solo quando ci sarà una cura e un vaccino ciò potrà avvenire. Non possiamo aprire con delle limitazioni di spazi o capienza che renderebbero impossibile la socializzazione ovvero la nostra missione. Aprire sarebbe uno sforzo immane e inutile».
«A livello comunale» precisa, «vorremmo essere considerate aziende vere e proprie dai nostri amministratori e non figli di un dio minore. Al Muretto, in piena stagione estiva, abbiamo fino a oltre 120 dipendenti tra diretti e indiretti. E allora ci vogliono provvedimenti per bloccare i nostri costi fissi quali Tari, Imu e le tasse comunali. E poi c’è il Governo a Roma che deve prenderci in considerazione. Il settore del turismo deve essere tra quelli in primo piano nella ripartenza. Siamo all’interno della prima industria d’Italia che è il turismo e devono darci una mano e rivolgerci un’attenzione importante». Anche discobar e locali simili non lavoreranno la prossima estate se non con forti limitazioni.
«Dobbiamo sperare in una soluzione sanitaria prima di tutto», conclude, «poi ci sarà l’aspetto fondamentale del rapporto con i proprietari dei muri con i quali dobbiamo trovare un accordo. L’estate 2020 è persa e anche le risorse per la promozione del turismo dovranno essere riservate anche a quelle aziende che non apriranno».
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