Estorsione a Renzo Rosso Indagato un vicentino

BASSANO. Ha tentato di ricattare Renzo Rosso: il suo silenzio in cambio della costituzione di una società di Svizzera. È l’ipotesi della procura, che ha indagato un disoccupato vicentino con l’ipotesi di tentata estorsione. Nei giorni scorsi, la guardia di finanza lo ha perquisito, trovando fra casa sua e l’abitazione di un amico, noto cantautore non indagato, del materiale utile alle indagini.
IL BLITZ. Venerdì, i detective del nucleo di polizia tributaria delle Gdf vicentine hanno perquisito l’abitazione di Massimo Giacobbo, 48 anni, residente a Marostica in via Martiri delle Foibe. Un nome, il suo, già emerso nella vicenda sui presunti ricatti hard al sindaco di Verona Flavio Tosi. I militari del tenente colonnello Fabio Dametto cercavano copia di “documenti riservati” con i quali Giacobbo avrebbe minacciato indirettamente Rosso. I finanzieri hanno sequestrato carte, computer e chiavette usb, che sono al vaglio del pubblico ministero Paolo Pecori, che coordina l’indagine e che ha ordinato il blitz.
L’INDAGINE. Renzo Rosso aveva presentato denuncia i primi di aprile, subito dopo uno degli incontri in cui sarebbe maturato il presunto reato. Il patron della Diesel si era rivolto al commissariato di Bassano: erano stati i poliziotti del vicequestore David De Leo ad avviare le prime indagini. In base a quanto emerso, e contestato ora dalla procura, Giacobbo il 26 marzo scorso aveva contattato a Marostica Livio Zanin, stretto collaboratore e persona di fiducia di Rosso. Gli avrebbe chiesto un incontro con il noto imprenditore; sosteneva di essere in possesso, hanno ricostruito gli inquirenti, di informazioni molto riservate su Rosso. Avrebbe spiegato di avere dei documenti che provavano non meglio precisate attività illecite. I due si erano rivisti il 4 aprile: Giacobbo voleva incontare Rosso, sottolineando anche di avere prove dei contatti fra il patron e esponenti di spicco della Mala del Brenta.
TENTATA ESTORSIONE. Ma cosa voleva Giacobbo? Secondo l’accusa, vendere il suo silenzio: non avrebbe scatenato un processo mediatico contro Rosso, non divulgando quei documenti (peraltro risalenti a moltissimi anni fa) e in cambio l’imprenditore avrebbe dovuto finanziare una società in Svizzera, di cui l’indagato sarebbe diventato socio. Giacobbo aveva anche suggerito di non parlarne con la polizia, vantando «conoscenze altolocate con i vertici locali e provinciali delle forze dell’ordine». Per dare l’idea di quanto Rosso fosse preoccupato, basta dire che non volle certo vedere Giacobbo e che presentò denuncia tre giorni dopo l’ultimo incontro fra il suo dipendente e il faccendiere.
IL CANTAUTORE. Il pm ha ordinato la perquisizione anche a Campese di Bassano, dove abita Sergio Borsato, cantautore legato alla Lega Nord, autore di hit come «Padania guarda avanti». Il suo nome, con Giacobbo, era emerso nella vicenda di Tosi.
LA REPLICA. Ieri sulla vicenda è intervenuta una nota dell’ufficio stampa di Rosso. «Nei mesi scorsi c’è stato un tentativo di presa di contatto a fini estorsivi nei confronti di Renzo Rosso da parte di ignoti - si legge -. Rosso ha prontamente informato le autorità, e si dichiara sereno e fiducioso dell’operato degli organi inquirenti». Intanto, mentre Giacobbo (che è difeso dall’avv. Andrea Rizzato) potrebbe farsi interrogare, la finanza sta compiendo accertamenti sui suoi conti e sui suoi introiti.
Diego Neri
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