Farmaci: successo veneto al Consiglio di Stato

Caso Avastin-Lucentis: sospesa l’ordinanza del Tar che impone alla Regione il medicinale più costoso

VENEZIA. Quando la sanità della Regione Veneto decise di adottare il medicinale Avastin nella cura della maculopatia oculare con esclusione del concorrente Lucentis - che ha effetti terapeutici equivalenti ma costa 15/20 volte di più - le multinazionali produttrici Roche Italia e Novartis Pharma ricorsero immediatamente al Tar, sollecitando la sospensione dell’atto amministrativo. Et pour cause.

Secondo l’Antitrust (che li ha multati di 108 milioni innescando le inchieste penali delle Procure di Roma e Torino) i colossi del farmaco avevano allestito un «cartello» per eliminare dal mercato il prodotto meno costoso a vantaggio del più oneroso, così da salvaguardare i pingui profitti a spese del sistema pubblico. Il Tar di Venezia accolse l’impugnazione grazie anche al colpevole silenzio delle agenzie del farmaco, italiana ed europea: ripetutamente sollecitate circa l’effettiva equivalenza dei princìpi attivi dei medicinali rivali, Aifa ed Ema non fornirono ai giudici amministrativi alcuna risposta, favorendo - nell’incertezza - l’accoglimento del ricorso.

Ma sembra trattarsi di una vittoria di Pirro. La Regione, per volontà del governatore Luca Zaia e dell’assessore Luca Coletto, non ha mollato l’osso. Prima ha chiesto e ottenuto dal Consiglio superiore della sanità un parere scientifico favorevole alla scelta pro-Avastin. Poi ha impugnato la sentenza del Tar davanti al Consiglio di Stato che ieri ha depositato una prima ordinanza favorevole all’amministrazione del Veneto, sospendendo a sua volta l’esecutività del pronunciamento del Tar e rinviando la trattazione della questione nel merito al 17 luglio prossimo.

«Emerge sempre più chiaro che avevamo visto giusto fin dal 2011 quando, sulla base dei pareri della commissione farmaceutica regionale e di autorevoli società scientifiche, decidemmo di usare l’Avastin. L’obbligo successivo di ricorrere al Lucentis ci ha provocato un aggravio di spesa quantificato in 15,2 milioni di euro, per i quali chiederemo il risarcimento non appena la Procura Generale della Corte dei Conti si sarà espressa sull’ipotesi, che noi condividiamo, dell’esistenza di un pesante danno erariale», è il commento di Zaia. «Stiamo valutando la possibilità di reintrodurre immediatamente la somministrazione dell’Avastin», fa eco Coletto «ritengo particolarmente significativo che l’ordinanza del Consiglio di Stato scriva tra l’altro che “in questa fase appare prevalente l’interesse pubblico alla erogabilità di un farmaco meno costoso per il Servizio sanitario regionale, qual è il Bevacizumab (l’Avastin), ove si tenga conto che la prestazione di un servizio pubblico inteso a tutelare la salute quale fondamentale diritto dell’individuo non può prescindere, dai costi che quella collettività, statale o regionale, è tenuta a sostenere”. Non credo servano altre parole per dire che, fin dal 2011 la Regione Veneto altro non ha fatto che tutelare i diritti dei propri cittadini, sia come contribuenti che come pazienti».

Filippo Tosatto

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova