Favori e consulenze Così funzionava il sistema Giacino

VERONA. Un affinato sistema di relazioni con professionisti, imprese di costruzioni e legali. Il «sistema Giacino» che fa tremare la giunta guidata Flavio Tosi (e destinato a scalfire l’ascesa nazionale del segretario della Liga veneta) è messo in luce nell’ordinanza di custodia in carcere emessa dal Gip Guido Taramelli su richiesta del sostituto procuratore Beatrice Zanotti.
Vito Giacino, 41 anni, fino al novembre scorso vicesindaco e braccio destro di Tosi ma da sette anni alla guida dell’urbanistica e dell’edilizia scaligera, è accusato di concussione (articolo 317) e di «indebita induzione a dare o promettere utilità» (la cosiddetta «nuova corruzione» disciplinata dall’articolo 319 quater del codice penale). Con lui è indagata anche la moglie Alessandra Lodi, avvocato fino a pochi mesi fa nello studio legale Callipari di Verona e poi in proprio.
Il «sistema Giacino», secondo la Procura della Repubblica a Verona che ha spiccato l’ordine di carcerazione per entrambi i coniungi, funzionava praticamente così: con Giacino, assessore e dominus dell’urbanistica, custode delle procedure amministrative, e la moglie capace - con accurate consulenze legali - di aprire la strada all’approvazione di varianti e procedure.
Sotto la lente dei magistrati sono finiti alcuni episodi inquietanti per un pubblico amministratore: una attività di mediazione compiuta nel 2008 da Giacino per conto di un imprenditore edile veronese nell’area Peep di San Michele, l’interessamento dell’assessore affinché diversi lotti agricoli diventassero edificabili, con la pretesa che ad ogni metro cubo costruibile l’impresario pagasse un quantum. Nelle tasche di Giacino, secondo gli accertamenti, sarebbero finiti almeno 450 mila euro tra il 2008 e il 2011 per attività di mediazione. Non solo: la moglie Alessandra Lodi tra il 2010 e il 2013 avrebbe emesso sette fatture (per complessivi 170 mila euro) per attività di consulenza nei confronti di imprenditori che avevano delle pratiche urbanistiche aperte nel Comune di Verona. Oltre a Giacino e alla moglie, sarebbe indagato anche un imprenditore veronese che avrebbe confermato il «sistema Giacino» nei dettagli. Un secondo imprenditore, al momento non indagato, avrebbe ammesso di aver affidato all’avvocato Lodi una consulenza da 5 mila euro al mese per un anno per studiare il «reperimento di nuova clientela nel mercato del gas nel territorio veronese». L’imprenditore in questione è Andrea Bussinello, proprietario della Bpp petroli che gestisce una serie di impianti di rifornimento del Veronese.
L'ex vicesindaco si era dimesso da ogni carica il 15 novembre scorso dopo le perquisizioni del suo ufficio in municipio, del suo studio legale e di quello della moglie, e l'acquisizione di documentazione relativa a permessi urbanistici e a consulenze affidate alla moglie. Verona è scossa dall’inchiesta destinata a compromettere l’immagine di Flavio Tosi, che tuttavia finora ha sempre difeso l’amico «Vito», augurandosi che possa dimostrare la propria innocenza. Le opposizioni in consiglio comunale hanno chiesto che il sindaco riferisca in consiglio comunale e decida di dare le dimissioni. Una eventualità che Tosi ha escluso: «Perché dovrei dimettermi?»
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