Figliastri dell’Inail, il personale ridotto penalizza il Veneto

VENEZIA. «Confidiamo pure nel paradiso dell’autonomia ma, nell’attesa, non scordiamoci il purgatorio quotidiano che lo Stato riserva a cittadini, famiglie e imprese della nostra regione in nome di una logica distributiva che non ha capo né coda». Metafora efficace quella di Francesco Giacomin, il direttore di Confartigianato Imprese Veneto. È il prologo all’atto IV di un’indagine ad ampio raggio che – dopo aver svelato l’inadeguatezza della giustizia civile, l’anomala distribuzione dei ricorsi tributari e l’assurda ripartizione del personale Inps – ha radiografato un’ulteriore tecnostruttura del nostro sistema economico, l’Istituto nazionale assicurazione infortuni sul lavoro. La ratio è la medesima: il sospirato approdo federalista dovrà poggiare su risorse reali adeguate, pena un tramonto precoce delle aspettative evocate.
I dipendenti sono 537
«Una lettura appropriata deve tener conto che l’attività dell’Inail è direttamente collegata all’andamento infortunistico ed è storicamente meno soggetta a mutamenti legislativi», avverte l’ufficio studi artefice del report. Partiamo allora dal personale che, nelle varie sedi del territorio veneto, conta 537 tra dirigenti e impiegati. Una dotazione che ci colloca al quinto posto (sesto se contassimo anche il Lazio, fuori classifica in quanto «non è possibile scorporare gli addetti regionali da quelli della sede centrale») e rappresenta poco meno del 6% dei 9169 dipendenti complessivi a livello nazionale. Ma come sono distribuiti rispetto al ventaglio di utenza potenziale ed effettiva propria di un’economia diffusa e trainante? Insomma, la ripartizione finale appare corretta? «Ad un’analisi comparativa rispetto al bacino di dipendenti (che rappresentano i maggiori fruitori dei servizi) delle imprese totali e artigiane e delle pratiche svolte non si direbbe proprio», replica Agostino Bonomo, il presidente di Confartigianato «anzi, come al solito il Veneto ne esce con le ossa rotte, sempre fanalino di coda insieme alla Lombardia».
I bisogni delle imprese
Un contrappasso iniquo rispetto al contributo nordista alla crescita del Paese. Tant’è. Il Veneto è penultimo se consideriamo a quanti lavoratori “gravano” su ogni dipendente dell’Inail, ben 4 mila, e in Lombardia sono addirittura 4500. Un abisso rispetto ai 1248 del Molise o i 1800 dell’Umbria. Ma a penalizzare è soprattutto il raffronto con le regioni similari simili per sistema economico, quali l’Emilia Romagna che risulta averne 2600, la Toscana con i suoi 2700 o il piccolo Friuli Venezia Giulia a quota 2200. Se il criterio diventa quello del numero di imprese, la situazione non migliora: il Veneto si ritrova terzultimo, dietro a Campania e Lombardi. a con 907 imprese per addetto che scendono a 450 in Friuli, 616 in Emilia Romagna e 700 in Toscana; nel dettaglio, guardando alla realtà artigiana, le “nostre” 238 imprese per addetto sono il triplo del Molise.
Il primato di efficienza
Uno spiraglio positivo: «Il sottodimensionamento degli organici ha anche in questo caso un contraltare positivo che è l’efficienza ed efficacia del personale che lavora nella nostra regione», affermano i ricercatori, dove il riferimento corre all’analisi del rapporto personale/denunce. Certo l’andamento degli infortuni (ufficiali) dipende da molte variabili: il numero di imprese e dipendenti, la tipologia delle attività, la maggiore efficienza dei controlli e l’incidenza dei casi omessi: «Non è possibile approfondire qui questa analisi. Ricordiamo solo che nell’artigianato veneto le denunce si sono più che dimezzate negli ultimi dieci anni grazie ad un capillare lavoro di cooperazione e premialità finalizzato alla riduzione dei premi, e il nostro obiettivo è ridurle sempre di più», commenta Bonomo.
Le 5 regioni in esubero
Così, spulciando il portafoglio gestionale dell’Inail per regione, si apprende che il Veneto è la «seconda più performante d’Italia» dietro al Trentino Alto Adige con 146 denunce di malattia e infortunio per dipendente gestite nel corso del 2017. Quasi il doppio della media nazionale. A tal proposito va sottolineato che nel conto annuale, l’Istituto indica anche la dotazione organica quindi la somma di posti coperti e vacanti. Guardando alla dotazione organica stabilita nel 2014 (l’ultimo riferimento utile è la determina del direttore generale risalente all’11 marzo di cinque anni fa) risulterebbero 467 vacanze, di cui 68 in Veneto. Tempi di vacche magre? Non per tutti. C’è chi è in esubero, vedi Campania (+ 83 dipendenti), Emilia Romagna (+80), Liguria (+33), Molise (+5) e Puglia (+3). Figli e figliastri, già. –
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