Flor smentisce Crisanti: «Nessuno studio condotto in ospedale sui tamponi rapidi»

PADOVA. Uno studio che tale non è e due dei professionisti che vi avrebbero preso parte, che puntualizzano di essere stati coinvolti solo in un’attività di “approfondimento diagnostico”. Se il rigore della scienza trova nel metodo uno dei suoi pilastri, è proprio una questione di metodo che viene contestata dai vertici dell’Azienda ospedaliera al professor Andrea Crisanti, direttore dell’Unità di Microbiologia dell’Azienda Ospedale-Università di Padova. Lo studio è quello che Crisanti ha citato per provare – a sua detta – l’inattendibilità dei test antigenici rapidi che avrebbero un margine di errore del 30% sui negativi rilevati.
Studio dei cui esiti il professore ha informato con una lettera del 21 ottobre il direttore dell’Azienda ospedaliera Luciano Flor, documento arrivato pari pari anche nelle mani del presidente del Veneto, Luca Zaia.
Un iter che non è stato accompagnato dal silenzio di Crisanti in attesa di riscontri, bensì da allarmi piuttosto “urlati” sui rischi a cui si incorrerebbe continuando a utilizzare tali test. Da notare che proprio il Veneto è capofila di un gruppo di regioni per una gara da 149 milioni di euro per una fornitura di questi tamponi rapidi.
Il metodo
Crisanti ha spiegato di aver sottoposto per un mese, dal 15 settembre al 16 ottobre, insieme agli Infettivi e al Pronto soccorso, 1.593 pazienti a doppio test. Prima quello rapido, poi quello molecolare. Risultato: ogni tre negativi rilevati dal test rapido si nascondeva un positivo, per altro con altissima carica virale.
Possibile che una pubblica Amministrazione ignori uno studio scientifico che, dati alla mano, provi l’inattendibilità di un test utilizzato su ampia scala per rilevare i casi di contagio tra la popolazione nel bel mezzo di una pandemia?
«Lo studio non c’è» la ferma risposta del direttore generale Luciano Flor, «l’Azienda Ospedale-Università di Padova non ha mai approvato uno studio per verificare l’attendibilità dei test rapidi. Crisanti può aver fatto una ricerca di laboratorio, delle verifiche sulle provette, ma non uno studio scientifico. Il nostro ospedale ha una Unità, il Centro Ricerche cliniche, che riceve le proposte di studio, le valuta, verifica il rispetto dei criteri e delle norme, chiede il parere del Comitato etico, avvalora e registra lo studio. E infine ne deve approvare le conclusioni. Ebbene, tutto questo riferito a uno studio sulla validità dei test rapidi non esiste da noi». Forma e sostanza, quando di studio scientifico si tratta, sono elementi ugualmente necessari.
Medici dissociati
Ma c’è anche di più. I due primari che Crisanti cita come collaboratori dello studio, avrebbero inviato una nota a Flor per precisare la loro posizione. «È vero» conferma Flor, «ho ricevuto una nota formale in cui il direttore del Pronto soccorso Vito Cianci e la direttrice di Malattie infettive Annamaria Cattelan si dissociano».
I due medici sostengono che non sia mai stato avviato alcuno studio con le due Unità che dirigono e, del resto, è confermato che al Comitato etico aziendale lo stesso studio non sia mai stato presentato per l’autorizzazione. I risultati della ricerca di Crisanti non sarebbero nemmeno stati condivisi con i colleghi. Che hanno ulteriormente precisato come l’esecuzione del test antigenico rapido in parallelo al test molecolare sia avvenuta nell’ambito di un approfondimento diagnostico sulla base di criteri clinici e gestionali. Iniziativa contemplata nella nota ministeriale che invita a condividere i dati delle validazioni sui test rapidi.
La guerra dei tamponi
Perché tutto questo polverone? Crisanti, deus ex machina del modello veneto di lotta al virus basato sul tracciamento dei contagi con i tamponi (molecolari), aveva messo in discussione da subito il test antigenico rapido che, secondo le indicazioni dell’Istituto superiore di Sanità, deve essere utilizzato nei casi in cui sia necessario uno screening di massa: contagi a scuola, aeroporti, focolai in altre comunità.
La regola, finora, prevedeva che a fronte dell’esito positivo del test rapido venisse effettuato anche il test molecolare. Ma, forte delle sue conclusioni, il professor Crisanti, nella lettera a Flor e Zaia dichiarava che il suo laboratorio di Microbiologia non avrebbe più refertato un test rapido negativo. Che è qualcosa di decisamente diverso dal condividere i dati di validazione come chiede il Ministero. —
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