Folla all’Ikea di Padova aperta anche la domenica, esplode la rabbia degli altri

Non è formalmente un centro commerciale. Ascom e Confesercenti all’attacco: «Regole ingiuste e poco chiare». Appello alla gente: «Ci vuole più responsabilità»

PADOVA. È una specie di legge fisica: se c’è la serranda di un negozio alzata, il consumatore entrerà. Se poi le porte aperte sono quelle dei grandi poli d’attrazione dello shopping - e in questo senso a Padova l’Ikea batte tutti - passare da una buona affluenza all’affollamento è un attimo. I titolari di negozi e bar dei centri commerciali sapevano che sarebbe andata così. E dopo aver incassato le disposizioni dell’ultimo Dpcm con un misto di rabbia e sconforto, ieri si sono incendiati di furore davanti alle foto dello shopping “intenso” all’outlet di Noventa e a Padova Est.

Folla domenicale all'Ikea di Padova: aperta perché "non è centro commerciale"

Tutto previsto

Patrizio Bertin, presidente dell’Ascom Confcommercio, deve fare la parte di quello che “ve l’avevo detto io”. «Con quale razionalità sono state fatte certe scelte, io ancora non me lo spiego. Se tu lasci che certi grandi negozi siano aperti, la gente ci andrà, punto. Forse il governo ha tenuto conto dei fatturati e pensato di limitare i danni a chi ha gli incassi più grossi.

Adesso non ci resta che sperare nella Regione: avendo potere di inasprire ulteriormente i provvedimenti del governo, potrebbe intervenire per far chiudere i grossi centri di aggregazione». il vero pericolo La bussola - sottolineeranno le associazioni di categoria in questa domenica piena di veleni - era e deve essere sempre il contenimento del virus.

«Siamo a rischio», insiste Bertin. «È un attimo finire in zona rossa e dover chiudere tutto. Finché si può evitare, bisognerebbe fare tutto il possibile per mantenere questo regime. Anche perché qui ci sono commercianti che già perdono il sonno all’idea di non riuscire a pagare la tredicesima ai propri dipendenti, e si permette alla gente di passare una tranquilla giornata in un grande magazzino affollato. E non voglio sentir parlare di sorpresa: era tutto logico e prevedibile. Se tutti i centri commerciali sono chiusi, le masse si sposteranno verso i grandi magazzini rimasti aperti. A danno e beffa dei piccoli che sperano di riuscire a salvarsi almeno per Natale».

Responsabilità

Maurizio Francescon, direttore della Confesercenti, non vuole infierire sul governo, pur giudicando «incomprensibile» la scelta di far chiudere i negozi dei centri commerciali, lasciando aperti quelli enormi monomarca. «Io però penso che anche la gente dovrebbe essere più attenta. Ho passato la domenica mattina in giro per mercati, ho visto che le distanze sono rispettate, che tutti hanno la mascherina e che c’è grande attenzione. Se altrove non è stato così, la colpa è anche di chi all’improvviso ha sentito l’urgenza di andare a chiudersi in un magazzino per comprare mobili quando c’è una situazione così grave».

TOME' - BIANCHI - PADOVA - IKEA
TOME' - BIANCHI - PADOVA - IKEA

Chiarezza

In fondo c’è però anche un altro tema ed è quello della chiarezza: «Tra colori e regole che cambiano e tante distinzioni - parrucchieri sì, estetiste no, per esempio - è facile perdere il filo», ammette Francescon. «Forse sarebbe stato meglio chiudere tutto senza andare a spizzichi e bocconi, perché così alla fine si fanno più danni e non si affronta seriamente il problema principale che è quello di fermare il contagio. Dobbiamo pensare alla salute per poter tornare a lavorare come prima e meglio. E se non sono le regole a imporcelo, facciamolo almeno per senso di responsabilità personale». —

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