Fraccaro: «Il M5S paga l’astensione, in futuro più ascolto per i territori»

Europee in Veneto, il ministro pentastellato: «Novità nel coordinamento locale». E D’Incà: «Abbiamo comunicato male i risultati raggiunti»

TREVISO. Nella stagione dei partiti virtuali, con il web che impazza e il blog delle stelle che orienta i flussi, il crollo del M5S è da manuale della politica: il 32,7% del 2018 diventa il 17% del 2019 con il rovesciamento dei rapporti di forza nel governo gialloverde tra Lega e grillini.

Ora è Salvini a dettare legge. Ce la faranno a reggere i 5 Stelle? O il consenso è destinato a svanire, tanto che Di Maio insiste per dare una forma organizzata al movimento dei Meet up, facendolo diventare un partito vero e proprio con le sedi e i funzionari?

Ma chi li paga? La Casaleggio associati, che controlla la piattaforma Rousseau e seleziona la classe dirigente, o i militanti con le sottoscrizioni on line? La resa dei conti è appena iniziata tra l’ala governativa guidata da Fraccaro-Di Maio e quella movimentista di Fico-Di Battista. In mezzo, a fare da arbitro, il premier Giuseppe Conte che spera di restare in sella altri quattro anni.

I due eletti a nordEst

Nel Nordest due i seggi: Marco Zullo, con 15.960 preferenze. L’eurodeputato veronese ha battuto Sabrina Pignedoli, la giornalista emiliana capolista piazzata seconda con 13.685 consensi. Il verdetto è impietoso: il M5s raccoglie il 10,3% che diventa l’8,9% in Veneto con un flessione di 11 punti rispetto alle europee 2014. In termini assoluti in cinque anni Di Maio crolla da 476.214 a 220.4290 voti in Veneto

La forbice si allarga ancora di più nel confronto con le politiche 2018, con il boom al 24,4% e 695.741 consensi: il crac è di 470 mila consensi, pari a 2 elettori su 3. Un terremoto.

A dispetto dei numeri, la linea non cambia: il M5S resta al governo. Lo fa conferma il ministro Riccardo Fraccaro: «L’analisi delle elezioni europee ci dice che i nostri si sono astenuti, questo significa che dobbiamo dialogare con l’ elettorato. Dobbiamo ripartire dai territori con una fase di ascolto e riorganizzazione, anche in Veneto e Trentino-Alto Adige ci saranno novità per il coordinamento locale. Intendiamo tutelare l'identità del MoVimento 5 Stelle portando avanti i nostri principi, spiega il ministro dei rapporti con il Parlamento. «Lavoreremo a una riorganizzazione del M5S che garantisca il massimo radicamento sui territori. Sarà un percorso che avrà bisogno della partecipazione di tutti, il M5S è una comunità democratica che sa fare sempre squadra.

Luigi Di Maio saprà guidare saldamente la fase di rilancio. Salario minimo, aiuti alle famiglie e pressione fiscale» conclude Fraccaro «sono i temi su cui si concentra l'azione di governo».

Nodo autonomia

Con meno enfasi, ma dello stesso avviso anche Federico D’Incà, deputato bellunese e questore della Camera. «Dispiace per il risultato ma vogliamo andare avanti e di certo non molliamo. In questo primo anno di governo, come M5S abbiamo lavorato a testa bassa per il bene del Veneto ma abbiamo raccolto poco in queste prime elezioni» spiega il deputato grillino.

I motivi del crollo?

«Abbiamo comunicato male il tanto impegno della legge contro la corruzione che metterà fine ai Galan di turno. Non abbiamo valorizzato quel miliardo e mezzo di euro per i truffati dalle banche trovato dal M5S nei conti dormienti. Ci impegneremo sui temi ambientali come l’inquinamento dell’aria e dell’acqua o sulle bonifiche delle discariche come abbiamo fatto a Pescantina che colpiscono e uccidono il Veneto. Dobbiamo chiudere sull’autonomia, basta chiacchiere da una parte e dall’altra, ci si siede ad un tavolo e si capisce cosa si può fare e cosa mette in difficoltà il Paese. Ci aspettano quattro anni di governo, i conti si fanno alla fine», conclude D’Incà. —
 

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