Morto l’avvocato Franchini, nella sua carriera un pezzo di storia del Veneto e d’Italia
ll legale del Foro di Venezia si è spento nella sua casa di Conegliano: ha partecipato ai processi di piazza Fontana e piazza della Loggia, ha difeso Montedison per il Petrolchimico e Galan nel Mose. Il ricordo dei colleghi: «Ha formato quattro generazioni di avvocati, era un grande maestro»

Il Foro di Venezia ha perso una delle sue voci più autorevoli e riconosciute: nella notte di domenica 23 marzo, nella sua casa di Conegliano e accanto alla sua famiglia, si è spento a 81 anni l’avvocato Antonio Franchini.
Un riconosciuto “principe del Foro” per le sue arringhe memorabili: lui che faceva fare un corso di teatro ai giovani avvocati che si sono formati nel suo studio e oggi sono “toghe” altrettanto conosciute.
Un avvocato che nella sua lunga carriera ha attraversato la storia del Veneto e dell’Italia: dalla strage di piazza Fontana (dove difendeva Delfo Zorzi) alla strage di piazza della Loggia, il traffico di armi Iran-Iraq con il coinvolgimento della Bnl, la difesa di Montedison nel processo al Petrolchimico, dalla Tangentopoli veneta degli anni Novanta fino ad essere l’avvocato dell’ex presidente della Regione Veneto e senatore Giancarlo Galan, nell’inchiesta sulle Tangenti Mose (nella quale patteggiò).
Solo di pochi mesi fa l’ultimo suo processo – poi concluso dalla figlia, l’avvocata Sarah Franchini e dall’avvocato Tommaso Bortoluzzi – quello che si è concluso con la piena assoluzione dell’ex direttore della centrale Enel di Fusina, per la morte di tre operai a contatto con le fibre di amianto.
«Ha formato tre, quattro generazioni di avvocati: io sono rimasto in studio con lui per 30 anni e mezzo. Era un maestro molto generoso», racconta Tommaso Bortoluzzi, presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati. Quello stesso Consiglio che Franchini aveva presieduto, passando poi al Consiglio nazionale forense, «Non era assolutamente geloso di quello che sapeva, insegnava lasciandoti com’eri. Era bravo, divertente sentirlo discutere. Il cliente veniva prima di tutto, pur riuscendo a seguire la sua famiglia. Anche sul piano umano: a noi, suoi primi “allievi”, ha fatto fare un corso di recitazione e dizione, lui che era un appassionato di teatro. Soprattutto si interessava all’istituzione forense: un maestro anche in quello: la professione non si conclude con il processo».
Presidente del Consiglio dell’ordine, poi al Consiglio nazionale forense, poi primo presidente del Consiglio di disciplina dell’Ordine, che ha seguito fino a tre anni fa, tirandolo su da zero.
Ed è stato uno dei primi a pensare – nella seconda metà degli anni Novanta – di creare una Cittadella della giustizia in Manifattura tabacchi. Il funerale dell’avvocato Antonio Franchini sarà celebrato nel Duomo di Conegliano mercoledì 26 marzo, alle 15. 30.
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