Fratelli d’Italia, frattura nell’Alta Padovana: niente pax, annunciati ricorsi

Il congresso di circolo a San Martino di Lupari. Il primo caso di rottura in Veneto dove è andato in scena un duello tra due candidati.  Ha vinto Valle, ma Viggiani non ci sta: pioggia di iscrizioni surrettizie all’ultima ora

Filippo Tosatto

 

La pax meloniana dettata ai circoli di Fratelli d’Italia si infrange nell’Alta Padovana, a San Martino di Lupari, dove – in barba alla convergenza unitaria caldeggiata da Roma – l’assemblea degli iscritti culmina in un duello senza esclusione di colpi tra i candidati alla leadership, con un corollario di ricorsi agli organi di garanzia e il ventilato esposto alla magistratura.

È la prima deflagrazione in una stagione congressuale giunta al giro di boa (circa duecento le sezioni coinvolte nel territorio veneto) e fin qui improntata a soluzioni indolori. Alla prova del fuoco, il presidente uscente e assessore Luciano Viggiani, fedele al segretario regionale Luca De Carlo e spalleggiato dai veterani Elisabetta Gardini e Filippo Ascierto, è stato seccamente sconfitto (30 voti contro 66) dallo sfidante Marco Valle, un outsider espressione dell’ala capeggiata da Enoch Soranzo e Luigi Sabatino.

Dialettica fisiologica, si dirà, non fosse che il confronto è stato infiammato dalla requisitoria del citato Viggiani che, rivendicato il lavoro svolto, ha denunciato “un’opa ostile” sul partito alimentata da una pioggia di adesioni surrettizie (i tesserati sono balzati da 33 a 108 in pochi mesi) orchestrata dal politico di lungo corso Maurizio Conte: «Vuole scalare il Comune in combutta con fuoriusciti e opportunisti, dopo Dc, Lega, Tosi e Forza Italia, ora vorrebbe indossare la nostra casacca ma l’iscrizione gli è stata negata così utilizza i suoi uomini come cavallo di Troia. È una vergogna, i cittadini giudicheranno».

«Sono un militante, non un prestanome e alle mie spalle non c’è alcun burattinaio», la replica di Valle «credo che la destra debba elevare la qualità del programma e ritrovare visibilità nella società civile. Propongo idee nuove e non attaccherò l’amministrazione sebbene il sindaco abbia aumentato l’Imu e mantenuto l’Irpef al massimo a dispetto delle promesse elettorali».

Dove l’allusione corre al civico Nivo Fior, sostenuto dall’intero centrodestra, convitato di pietra della giornata. Il dibattito? «Questa frattura danneggia l’immagine del partito, è assurdo colpire un dirigente onesto e capace» (Ascierto); «Viggiani ha sempre ignorato la sezione, agendo da uomo solo al comando, ora basta” (Tiziano Petrin del gruppo conservatore); “Alla comunità non servono scossoni né complotti” (Piero Zorzato, già sindaco per tre mandati). I programmi? Per carità. Snocciolati i ritornelli generici (imprese-lavoro-famiglia-sicurezza), la presidente dei lavori, Stefania Chiarelli, ha aperto le votazioni et voilà, un’ottantina di uomini e donne è comparsa in processione.

Truppe cammellate? “Macché, la partecipazione è espressione di democrazia, ringraziamo Giorgia per l’opportunità”, sorride Sabatino. Fino all’esito finale, salutato con parole ecumeniche da Valle (“Prometto un lavoro di squadra”) e dalle reazioni al curaro sul fronte opposto.

«Chiederò a Roma l’immediato commissariamento del circolo, l’anomalia delle iscrizioni occultate fino all’ultimo istante è evidente», tuona Ascierto. «Ricorrerò al presidente regionale»,rincara Viggiani, di professione poliziotto “in violazione dello statuto, è stata concessa la tessera a gente che si è opposta al nostro simbolo. E non escludo un esposto-denuncia all’autorità giudiziaria, siamo di fronte ad un’autentica manipolazione». Altro che pax. —

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