Fusione tra comuni: Veneto alle urne il 16 dicembre per 26 amministrazioni

Per la Fondazione Think-Tank, l'aggregazione frutterebbe 11 milioni di euro all'anno in più dallo Stato

VENEZIA. Il prossimo 16 dicembre si voterà per le fusioni amministrative. In Veneto è la più grande chiamata alle urne  su questo tema. La Fondazione Think Tank ha stimato comune per comune quanto incasseranno di più dallo Stato i nuovi comuni in caso di vittoria del Sì.

Antonio Ferrarelli, presidente della Fondazione Think Tank: “Per tutti sarà un'opportunità. I progetti di sviluppo, di cui molte aree del Veneto hanno bisogno, si possono realizzare solo avendo risorse, e le fusioni rappresentano questa opportunità”    

Oltre 82mila cittadini di 5 province interessati, possibili nuovi contributi statali per complessivi 11 milioni di euro all’anno per i prossimi 10 anni se vinceranno i Sì e 26 Comuni veneti al voto.

Questi i numeri della consultazione referendaria che il prossimo 16 dicembre vedrà correre alle urne i cittadini per decidere se fondere o meno il proprio territorio con un’amministrazione limitrofa.

Escluse le provincie di Verona e di Venezia, si voterà in provincia di Vicenza a Carrè e Chiuppano per decidere se fondersi nel Comune di “Colbregonza”, a Mason Vicentino e Molvena per diventare “Colceresa”; a Lusiana e Conco per formare la nuova amministrazione di “Lusiana Conco”; a Castegnero, Longare e Nanto per confluire in “Pieve dei Berici” e a Campolongo sul Brenta, Cismon del Grappa, San Nazario, Solagna e Valstagna per istituire il Comune di “Valbrenta”.

Due invece, le consultazioni nel padovano; a Castelbaldo e Masi per valutare se unirsi nel Comune di “Fortezza d’Adige” e nei municipi di Cartura, Conselve e Terrassa Padovana per votare se fondersi in “Terre Conselvane”. Gli altri 3 referendum riguarderanno le province di Treviso, Belluno e Rovigo.

Nel trevigiano si andrà alle urne a Crespano del Grappa e Paderno del Grappa per fondersi in “Pieve del Grappa”. Nel bellunese, Lentiai, Mel e Trichiana decideranno se istituire “Borgo Valbelluna”.

Nel rodigino, infine, toccherà a Frassinelle Polesine e Polesella votare per la fusione in “Frassinelle valle anche una montagna di soldi, o meglio di nuovi possibili contributi statali per ogni nuovo comune.

Secondo le stime della Fondazione Think Tank Nord Est nel caso in cui vincessero i Si i nuovi Comuni di “Borgo Valbelluna” e “Terre Conselvane”, riceveranno 2 milioni di euro all’anno per 10 anni (nel caso bellunese 145 euro per abitante pari al +29% delle entrate correnti; nel caso padovano 114 euro pari al +33% delle entrate correnti). Il nuovo Comune di “Pieve dei Berici” invece, incasserà un contributo decennale di 1,4 milioni di euro (123 euro per abitante, +30% rispetto le entrate correnti). “Valbrenta” otterrà quasi 1,3 milioni di euro per 10 anni (pro capite 178 euro, pari al +33%).

Circa 900 mila euro all’anno per 10 anni andranno invece a “Pieve del Grappa”, (134 euro per abitante, +37%). “Colceresa” riceverà più di 800 mila euro all’anno (138 euro per abitante, +33%). Circa 800 mila euro annui i contributi destinati a “Frassinelle Polesella” (pro capite 151 euro, +25%). A “Colbregonza” andranno quasi 750 mila euro all’anno (122 euro ad abitante, +26%). Più di 700 mila euro annui l’incentivo per “Lusiana Conco” (152 euro pro capite, +25%). Infine, al nuovo Comune di “Fortezza d’Adige” spetteranno circa 550 mila euro all’anno per 10 anni (168 euro per abitante con un +39%).

“Si tratta della più ampia chiamata alle urne in Veneto per votare sulle fusione comunali – dice Antonio Ferrarelli, presidente della Fondazione Think Tank Nord Est – e per tutti sarà un'opportunità. I progetti di sviluppo, di cui molte aree del Veneto hanno bisogno per tornare a crescere, si possono portare avanti solo avendo risorse, e le fusioni dei Comuni per ottimizzare i servizi più gli incentivi di stato previsti, rappresentano questa opportunità che, di fatto, consentirà anche di migliorare la vita dei cittadini e dare nuove opportunità alle imprese, a partire dalla riduzione delle tasse”.

“Ormai le amministrazioni comunali fanno sempre più fatica a far quadrare i conti – prosegue Riccardo Dalla Torre, ricercatore della Fondazione Think Tank Nord Est – se i Comuni vogliono continuare a offrire servizi di qualità a cittadini e imprese, devono costruire percorsi nuovi, condividendoli con i Municipi limitrofi. Per questo oggi le fusioni sono fortemente incentivate dallo Stato e dalle Regioni, attraverso contributi straordinari, forme premiali nei bandi e maggiori flessibilità a livello di bilancio.

Il vicepresidente della Regione Gianluca Forcolin ha incontrato a Palazzo Ferro Fini con i sindaci dei comuni interessati al voto. “Il 16 dicembre – ha fatto presente – la popolazione di questi territori si pronuncerà quindi per la nascita o meno di nuove realtà comunali. Se la consultazione referendaria avrà esito positivo, come auspichiamo, con la fusione il numero complessivo di Comuni componenti il territorio regionale passerà dai 571 attuali a 555. L’impegno comune deve essere quello di portare il maggior numero possibile di cittadini a votare, ma il messaggio che deve passare è che la fusione non è un’imposizione ma una grande opportunità, di cui la popolazione deve essere cosciente”.

Il vicepresidente ha sottolineato anche il percorso che la Regione del Veneto ha fatto e continuerà a fare per supportare i processi di fusione sul territorio, soprattutto per le realtà comunali al di sotto dei 5 mila abitanti (che nel Veneto costituiscono il 45% dei comuni con circa un milione di abitanti complessivamente) mentre è già in consiglio regionale il testo della normativa per il riordino territoriale.

Forcolin ha garantito ai sindaci sia la continuità degli strumenti di incentivazione amministrativa ed economica nel bilancio regionale, coerentemente con quanto già messo a disposizione negli anni precedenti, sia l’affiancamento e la vicinanza della Regione in tutte le fasi anche quelle successive ai referendum.

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