Galan assolto vuol tornare subito libero

L’ex ministro scagionato per i danni a villa Rodella: i suoi legali chiedono che gli arresti domiciliari cessino dal 18 novembre
cesaro - ag.zangirolami - 19/10/2015 - cinto euganeo - ultimi momenti in villa di galan nella foto : galan raccoglie le giuggiole ph zangirolami
cesaro - ag.zangirolami - 19/10/2015 - cinto euganeo - ultimi momenti in villa di galan nella foto : galan raccoglie le giuggiole ph zangirolami

PADOVA. L’archiviazione delle accuse per aver danneggiato un bene dello Stato, Villa Rodella a Cinto Euganeo, potrebbero accorciare i tempi degli arresti domiciliari per l’ex governatore del Veneto e ministro Giancarlo Galan. A sostenerlo è il difensore, l’avvocato veneziano Antonio Franchini, che due giorni fa ha presentato un’istanza al Tribunale di sorveglianza perché conceda altri 45 giorni di liberazione anticipata all’ex esponente di Forza Italia, il quale dovrebbe uscire dagli arresti domiciliari il 2 gennaio del prossimo anno. Se i giudici veneziani, che avevano respinto la prima richiesta proprio a causa dell’indagine sul danneggiamento della villa ma che avevano spiegato sarebbero tornati sui loro passi in caso di archiviazione delle accuse, in questa occasione accogliessero la richiesta, Galan tornerebbe uomo libero il prossimo 18 novembre.

A chiedere e ottenere l’archiviazione per Galan e la moglie Sandra Persegato è stato il procuratore di Rovigo Carmelo Ruberto, il quale ha sottolineato che se caminetti, wc, termosifoni e le vasche delle fontane del giardino erano sparite, i due indagati non l’avrebbero fatto con dolo, insomma credevano che si trattasse di roba loro, anche se la villa l’avevano ceduta allo Stato dopo il patteggiamento per due anni e dieci mesi di reclusione e due milioni e 600 mila euro da versare nell’ambito del processo veneziano per la corruzione del Mose. Non solo, la Procura ha accolto anche il suggerimento dei difensori, i quali avevano segnalato che wc, caminetti e tutto il resto erano stati ripristinati subito, già dal giorno successivo dopo i fatti e, quindi, alla fine nessun danneggiamento era stato compiuto, visto che il prestigioso immobile era tornato alla sua bellezza anche all’interno dei locali. A denunciare quello che era accaduto nella villa di Cinto erano stati gli investigatori del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di finanza di Venezia, gli stessi che avevano compiuto le indagini sul Mose. Avevano segnalato ai pubblici ministeri di Venezia Stefano Ancilotto e Stefano Buccini quanto avevano scoperto, dopo il trasloco, nell’ex casa di Galan. I giudici veneziani avevano inviato immediatamente la denuncia ai colleghi di Rovigo, competenti per territorio, che avevano aperto l’inchiesta per sottrazione o danneggiamento di cose sottoposte a sequestro. Galan e Sandra Persegato erano anche stati interrogati negli uffici della Procura di Rovigo e si erano trovati d’accordo nel sostenere che lui non aveva avuto nulla a che fare con il trasloco e, quindi, con i danneggiamenti. Lei lo aveva sostenuto e aveva ammesso di aver seguito tutte le operazioni e di aver dato indicazioni agli operai di portar via non solo gli arredi, ma anche wc, termosifoni e caminetti, ma soltanto perché non sapeva che non poteva farlo.

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