Gardini: «Meloni piace perché è come noi veneti. Ora possibili nuovi equilibri in Regione»
Elisabetta Gardini (FdI): “Autonomia, nostra priorità. Se il Carroccio non l’ha portata a casa, è stata colpa della sinistra”
VENEZIA. «Vogliono farci litigare, non ci riusciranno. La nostra è una coalizione coesa». Elisabetta Gardini, candidata alla Camera con Fratelli d’Italia nel collegio Veneto 2, lo dice con sicurezza. Certo, guardando il colpo d’occhio della piazza Ferretto, a Mestre, piena per il comizio di Giorgia Meloni, è naturale constatare di come il vento sia cambiato anche nel Veneto roccaforte del Carroccio. E di come i risultati post 25 settembre potranno modificare pesi ed equilibri all’interno della stessa coalizione.
Sabato era a Mestre, al fianco di Giorgia Meloni. Era da tempo che in Veneto non si vedeva una piazza così piena per un comizio politico. Che impressione le ha fatto?
«Una grande emozione. È tornato un sentimento di comunità e c’è un sogno collettivo, che sembrava perduto. E Giorgia, concreta, tenace e capace, è il politico più “veneto” che ci sia ora».
In piazza c’erano tanti giovani, persino adolescenti.
«Perché Giorgia non vuole accattivarsi i ragazzi: in FdI non esistono “quote rosa” né “quote giovani”. Lei è schietta e diretta. E i ragazzi sono stanchi di ideologie e lezioncine. Meloni vuole dare un futuro ai giovani, che prescinda dalle loro possibilità economiche».
Avranno apprezzato anche il suo essere rimasta sempre all’opposizione...
«Eppure io li conservo i messaggi di chi, allora, mi disse che stavamo sbagliando tutto, perché era il momento di rimanere compatti. Ma con quelle premesse, avere una visione comune sarebbe stato impossibile. Ora invece pretendiamo un Governo coeso e stabile».
A proposito di Governo coeso, come si conciliano i concetti di autonomia e centralismo?
«Serve un Governo forte a Roma, votato dagli italiani e capace di governare. E poi c’è il principio di sussidiarietà, in base al quale le Regioni si occuperanno di quanto è meglio gestire a livello territoriale. Riforma della Costituzione, presidenzialismo e autonomia saranno le nostre priorità, se usciremo vincitori dalle urne».
La Lega è stata al Governo, eppure in cinque anni non è riuscita ad approvare l’autonomia. Come lo spiega?
«Durante il Governo gialloverde, ai nostri alleati abbiamo sempre detto che l’autonomia sarebbe arrivata solo con un Governo di centrodestra».
Quindi è stata la componente di centrosinistra a impedire l’autonomia?
«Non ero in Parlamento e le cose si vivono meglio quando si è in Aula, ma quello che è successo è sotto gli occhi di tutti. La sinistra, del resto, non ha mai portato a casa molto, nemmeno le sue battaglie. Ora ci demonizzano, ma sono al Governo quasi ininterrottamente da 12 anni, e la situazione in cui siamo non è delle migliori».
C’era anche la Lega, però. Secondo i sondaggi, FdI potrebbe doppiarne i risultati, persino in Veneto.
«Non c’è una gara all’interno della coalizione, la priorità è mettere in sicurezza il tessuto produttivo del Paese e le famiglie. Parliamo di inflazione, rincari energetici, natalità. Senza aspettare l’Europa».
FdI attecchisce anche tra gli imprenditori, appunto, bacino di Forza Italia...
«Abbiamo un programma che parla anche a loro. Ma queste analisi le faremo eventualmente il 26 settembre».
A proposito, lei arriva in FdI nel 2019. Prima aveva mai votato An?
«No, però nel 2012 ero sul palco insieme a Marco Scurria a presentare le Primarie delle idee di FdI. Il mio cuore è sempre stato con loro. E in un’intervista del 2012 dissi che a delle eventuali primarie avrei votato Meloni».
In Veneto, la maggioranza che emergerà dalle politiche potrebbe essere diversa da quella in Regione. Ci saranno conseguenze sulle elezioni per il “post Zaia”?
«Certo, se le urne dovessero dare un responso di questo tipo, gli equilibri dovranno essere ritrovati. Ma è prematuro pensarci ora. Salvini ha detto che c’è chi sta facendo di tutto per farlo litigare con Berlusconi e Meloni. Ma non accadrà, perché la nostra è un’alleanza coesa. Abbiamo molto in comune con FI e Lega, pur con sfumature che non ci consentono di stare nello stesso partito».
La Lega veneta di Zaia sarebbe in grado di reggere l’urto che potrebbe subire dalle urne la Lega di Salvini?
«Difficile fare analisi in casa d’altri. Ma noi veneti sappiamo cavarcela anche nelle situazioni più difficili, per questo possiamo essere modello di ripartenza per il Paese».
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