Gaya Spolverato, primaria di Chirurgia a 39 anni: «Ho fallito il test d’ingresso, non lasciatevi mai scoraggiare»

La chirurga primaria più giovane d’Italia ospite al liceo Majorana di Mirano: «Discriminazioni? Me ne sono accorta la prima volta quando un docente, quando gli dissi che volevo fare Chirurgia mi rispose: no, tu sei femmina»

Riccardo Musacco
Gaya Spolverato, al centro, al liceo Majorana di Mirano
Gaya Spolverato, al centro, al liceo Majorana di Mirano

«Chirurga, come ingegnera o, fino a poco tempo fa, anche avvocatessa, possono risultare cacofonici ma sono termini che dobbiamo far entrare nel linguaggio comune, perché effettivamente, come disse mio marito proprio a un'ingegnera, quello che non si nomina non esiste».

Un cambio di paradigma per arrivare a una vera parità che parta anche dalle parole, testimoniato sabato 22 marzo al Liceo Majorana di Mirano dinnanzi a una platea di alunni da Gaya Spolverato, 40 anni, a 39 la più giovane primaria d’Italia, dell’Unità Operativa Complessa di Chirurgia Oncologica a Padova.

Dopo la laurea con lode a Padova e la specializzazione a Verona, ha lavorato in centri di eccellenza come il Memorial Sloan Kettering di New York e la Johns Hopkins di Baltimora. Nel 2015 co-fonda Women in Surgery Italia, l’associazione delle chirurghe italiane. È attualmente docente associata di Chirurgia a Padova. L'occasione è stato l'incontro denominato “L'eredità di Ipazia”, per celebrare la scienziata e filosofa pagana del IV secolo dopo Cristo. Un progetto coordinato dalla professoressa Alessandra Scarpa.

La scuola promuove questo appuntamento per presentare figure di donne che si sono distinte nelle proprie discipline.

E non poteva esserci esempio migliore della professoressa Spolverato che si è concessa alle domande della platea e delle studentesse che hanno condotto il dibattito (Giada Bettin, Arianna Prior e Beatrice Siviero, tutte e tre frequentanti l'indirizzo biomedico) con il sogno di indossare il camice.

Dopo i saluti istituzionali dell'assessora alla cultura Maria Francesca Di Raimondo che ha rimarcato come questi eventi portino al centro la questione della parità di genere partendo proprio dalle parole, Spolverato ha ricordato di essere stata una bambina come tante altre, di famiglia semplice, appassionatasi alla cura delle persone grazie alla mamma che la portava ovunque in campagna a prendersi cura delle persone inferme.

«Ho anche fallito il test d'ingresso» ammette «perché venivo da un liceo classico che non mi aveva formato abbastanza o io non ero propensa. Ma ho avuto desiderio di imparare, di andare a prendere quel posto. Volevo proprio fare Medicina, e quindi ho studiato tantissimo per entrare. Discriminazioni? Me ne sono accorta la prima volta quando un docente, quando gli dissi che volevo fare Chirurgia mi rispose: no, tu sei femmina.

Anche successivamente non ero mai brava perché considerata la preferita di qualcuno. Poi però ho vinto una borsa di studio, sono andata in America e la strada si è spianata. Non è facile conciliare vita lavorativa e famiglia, ci sono momenti in cui devi dedicarti al 200% alla tua attività e gli affetti devono aspettare.

Nel 2018 ho deciso di tornare anche per l'offerta che ho avuto a Padova. È impossibile essere sempre presenti per i figli ma bisogna arrivare a una gestione della famiglia equamente divisa al 50%».

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