Giudicato “ritardato mentale” domani si laurea in Pedagogia

PADOVA. «La disuguaglianza è la vera disabilità, so che cammino solo. Ho contro un male che rende la vita muta, solitaria, vacua e bisognosa di altri, ma nella mia cesta di parole taciute trovo anche soli e lune, oceani calmi e colori di luce. Le persone capiscono se viene data loro l’opportunità di capire». Fino a 13 anni Pier, trentatreenne trevigiano, per i medici era un ritardato mentale. Nato con un deficit cognitivo, destinato a una vita a metà. Oggi Pier sta per laurearsi. Laurea specialistica in Scienze umane e pedagogiche all’università di Padova. Piercarlo Morello sarà il primo autistico non verbale a laurearsi in Italia. «Eppure» scrive «fino alle medie ricordo di aver solo colorato in silenzio tanti pallini e quadretti nei corridoi della scuola». Pier parla poco, per esprimersi usa il sistema della scrittura facilitata (Woce, ndr): una tecnica che gli consente di scrivere al computer grazie a uno stimolo esterno, un tocco al dorso di un assistente alla comunicazione.
«Inclusione e ben-essere sociale. Una storia di autismo per capire»: è questo il titolo della tesi che Pier discuterà domani. E la sua storia ha molto da dire. Pier si è diplomato all’istituto agrario, sostenendo lo stesso esame di Stato dei suoi compagni, con l’unica differenza che ha usato la scrittura al computer. «Finite le superiori» ricorda papà Luciano «l’Usl mi ha proposto di inserirlo in un Ceod, ma significava tornare al ritardo mentale. Così Pier ha fatto quello che fa la maggior parte dei ragazzi dopo il diploma: si è iscritto all’università. Abbiamo trovato professori eccezionali, l’ufficio per le disabilità dell’università dà un supporto importantissimo ed è stato costantemente accompagnato a Padova da tutor e tirocinanti dell’associazione Oikia».
Ma è stato tutt’altro che facile: insegnare a Pier a prendere il treno e arrivare da solo a Padova, per esempio, vivere nel costante terrore che da un momento all’altro un’imprevedibile reazione del ragazzo a circostanze inusuali lo mettesse in pericolo. E lo scontro con un sistema cieco: «Volevano togliere a Pier l’assegno di accompagnamento» racconta il papà «dicevano che se va all’università non ne ha bisogno». Un anno e mezzo di peregrinare fra gli uffici con i pugni serrati dalla rabbia e il cuore gonfio di disperazione, pile di certificati per convincere la burocrazia che dall’autismo non si guarisce. Che quei soldi servono per le terapie, per gli operatori, per l’assistenza che deve essere costante. «La vita di questi ragazzi» dice Morello «rimane un percorso a ostacoli. Non si può ancora sperare che dalle strutture pubbliche arrivi una risposta adeguata, ogni passo è una lotta che ci vede protagonisti in prima persona». Pier non ha solo studiato fino a oggi: lavora part time in una scuola materna. E nella sua tesi “canta” il diritto all’inclusione, a vivere, studiare e crescere insieme agli altri: questa è la vera terapia oltre che diritto civile. E i traguardi che Pier ha raggiunto stanno a dimostrarlo.
Con Pier a Padova studia un altro ragazzo autistico: Andrea Terrin, veneziano, è al terzo anno di Scienze dell’educazione. Lui ha una forte inclinazione per l’arte e ama lo sport, soprattutto le arti marziali che pratica con il papà Luca. Un’altra storia di autismo in cammino. Per capire e interrogare ciascuno di noi.
Elena Livieri
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova