Grafica Veneta, obbligo di dimora revocato dal giudice: liberi i due manager
PADOVA. «I due dirigenti di Grafica Veneta sono ora completamente liberi». Lo afferma Fabio Pinelli, legale di Grafica Veneta, in riferimento alla posizione di Giorgio Bertan e Giampaolo Pinton, amministratore delegato e direttore di area tecnica dell’azienda di Trebaseleghe. La vicenda è ben nota e riguarda l’accusa di sfruttamento di manodopera all’interno di Grafica Veneta, che ha visto vittime almeno 11 lavoratori pakistani della BM Service (vincitrice di un appalto), impiegati con orari massacranti e paghe minime nell’inscatolamento e nell’etichettatura dei libri stampati dall’azienda.
Il gip di Padova, Maria Luisa Materia, ha accolto ieri mattina la richiesta di revoca dell’obbligo di dimora nei confronti di Bertan e Pinton, 43 anni di Camposampiero e 60 anni di Santa Giustina in Colle. La richiesta era stata avanzata sempre in mattinata dal pubblico ministero Andrea Girlando, titolare dell’indagine, che già nei confronti dei due dirigenti aveva chiesto e ottenuto, martedì, la revoca dell’incidente probatorio.
«Revoca anche dell’obbligo di dimora» afferma l’avvocato Pinelli «I dirigenti di Grafica Veneta sono completamente liberi. Ci si avvia dunque verso la conclusione della vicenda». Nelle scorse settimane il gip Materia aveva deciso di non cancellare del tutto la misura dei domiciliari per Bertan e Pinton, optando per l’obbligo di dimora nei Comuni di residenza. Ieri, invece, è arrivata la decisione, che segue la richiesta, e di fatto l’ottenimento, della richiesta di patteggiamento da parte dei due: sanzione pecuniaria ed elargizione volontaria di almeno 200 mila euro alla comunità pakistana.
Emerge peraltro una “curiosa” coincidenza nella vicenda. Nel corso dell’interrogatorio ai due dello scorso 26 agosto, durato quasi dieci ore, sarebbe stata evidenziata questa concomitanza: proprio mentre venivano compiuti gli 11 arresti richiesti dall’autorità giudiziaria, il 26 luglio, veniva sdoganato il macchinario all’avanguardia che Grafica Veneta aveva ordinato in marzo in Giappone. Uno strumento difficilmente recuperabile in Europa, che si occupa del “finissaggio” dei libri: dall’applicazione di bollini alla sistemazione delle fascette. Guarda caso le attività (assieme all’inscatolamento) che erano a carico dei pakistani risultati come vittime di sfruttamento nell’indagine. Forse anche questa circostanza – una concreta dimostrazione di voler cambiare “corso” – ha pesato sull’uscita di scena dei due vertici dirigenziali dall’inchiesta.
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