Grenfell Tower, i genitori di Gloria raccontano lo strazio

LONDRA. Il racconto di uno strazio e d'una speranza perduta, accanto a tanti altri racconti analoghi. È la testimonianza resa a Londra di fronte alla commissione d'inchiesta britannica sul micidiale rogo di un anno fa alla Grenfell Tower dai genitori di Gloria Trevisan, giovane architetto veneto che in quel grattacielo popolare viveva, morta a 26 anni col fidanzato Marco Gottardi e più di altri 70 inquilini in una tragedia dai tanti perché ancora irrisolti.
Arrivati apposta dall'Italia, la mamma e il papà di Gloria hanno rievocato gli ultimi terribili momenti della vita della figlia e di Marco. Ma hanno voluto pure sottolineare le tracce di bene e di memoria che la fine delle loro giovani vite non può cancellare.
«È stata una ragazza bellissima» la cui generosità e gentilezza «non sono passate inosservate a chiunque l'abbia conosciuta», hanno narrato con l'aiuto di un omaggio video mostrato alla commissione, agli altri familiari di vittime e alla platea nella commozione generale.
Un tributo che non ha mancato di riverberarsi su Marco, capace di starle vicino e «di tenerla fra le braccia per cercare di proteggerla fino all'ultimo respiro», come le telefonate di quella notte e i risultati delle indagini testimoniano. Un tributo al quale si è poi aggiunto quello di Peregrine Bryant, architetto nel cui studio di restauro Gloria aveva trovato lavoro appena trasferitasi a Londra.
«Purtroppo è stata con noi solo per poco tempo - ha mormorato -, ma anche in quel tempo breve ha mostrato il suo talento e ciò che avrebbe potuto fare».
Nell'udienza del 21 maggio scorso, spazio ai racconti «dell'orrore» dei superstiti di fronte alla commissione d'inchiesta 'indipendentè nominata dal governo britannico per indagare sulle cause del micidiale rogo della Grenfell Tower, grattacielo popolare di Londra in cui un anno fa persero la vita 72 persone fra cui una giovane coppia d'inquilini italiani.
La seconda fase delle udienze si è aperta con 72 secondi di silenzio, uno per ciascuna vittima, e poi con l'avvio delle testimonianze.
Nelle prossime settimane, la commissione, guidata dal magistrato in pensione sir Martin Moore-Bick, ascolterà pure rappresentanti di varie organizzazioni e altri esperti indipendenti convocati nell'ambito di un allargamento delle audizioni deciso su pressione delle associazioni degli ex inquilini, critici rispetto all'iniziale piano d'azione assai limitato dell'inchiesta.
Lo spazio concesso alle vittime mira ad attenuare le polemiche, anche se restano vive le proteste contro il mancato divieto tout court dei pannelli isolanti a basso costo analoghi a quelli installati a Grenfell e rivelatisi infiammabili. Un divieto che i sopravvissuti e le loro associazioni invocano da tempo, spalleggiate in Parlamento dall'opposizione laburista, ma su cui il governo Tory di Theresa May s'è limitato a promettere la settimana scorsa un approfondimento sulla base del parere d'un comitato tecnico.
Un anno dopo. Marco Gottardi, il 27enne architetto italiano emigrato a Londra per inseguire i suoi sogni, non voleva mai stare al centro dell’attenzione: un altruista d’altri tempi.
La sua compagna, Gloria Trevisan, 26 anni, anche lei architetto, era un raggio di luce che entrava nella vita degli altri sempre in punta di piedi.
Rania Ibrahim ha fatto tutto in modo veloce, come se sapesse già che avrebbe lasciato la vita presto: amava cucinare e condividere con i vicini. amava la vita. Come lei, i suoi due figli piccoli.
Mohamed Amied Neda aveva invece 57 anni e lavorava sempre, senza stancarsi mai, per fornire tutte le comodità di questo mondo alla sua famiglia.
Hasham Rahman era così orgoglioso di quell’appartamento dove viveva da cinque anni....
Sono le vittime dell’incendio della Grenfell Tower di Londra, ritratti messi insieme dal Guardian a quasi un anno da quella tragedia che ha scioccato Londra. Sono le testimonianze e i ricordi dei loro cari. E il prestigioso quotidiano britannico li ha pubblicati sul proprio sito, seguendo l’ordine dei piani dove vivevano.
Il 14 giugno dell’anno scorso, all’una di notte, divamparono le fiamme nel Grenfell Tower, il grattacielo di 24 piani nel quartiere di North Kensington. Morirono 71 persone e un’ottantina rimasero ferite.
Scorrendo il lungo elenco di vittime, tra le quali anche i bambini di pochi mesi, colpisce soprattutto la presenza di tanti nomi stranieri, in particolare persone di origini egiziane o somale, oltre ai due giovani italiani, arrivati dal Veneto.
Tutti con tanti sogni, con una vita da realizzare. Intere famiglie portate via quella lunga notte del 14 giugno. Come quella degli El Wahadi, di origini marocchine, che vivevano al 21esimo piano: marito, moglie e cinque figli, il più grande aveva 20 anni, il più piccolo 8. Qualche piano più sotto viveva la loro zia, Hanan Wahabi, che riuscì a mettersi in salvo. Al decimo piano viveva Ali Yawar Jafari, l’82enne che faceva il gioielliere in Afghanistan prima di partire per il Regno Unito, all’età di 61 anni. «Godetevi la vita perchè è breve», diceva sempre a quei vicini che se ne sono andati con lui.
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