Gruppo Ideal Standard chiude Addio stabilimento a Trichiana

Borgo Valbeluna

Il gruppo Ideal Standard chiuderà lo stabilimento di Trichiana entro qualche mese: troppo alti e poco competitivi i costi di produzione. A rischio licenziamento ci sono i 450 dipendenti della fabbrica più un altro centinaio delle aziende dell’indotto. Numeri da far tremare i polsi per una realtà come quella di Borgo Valbelluna che si trova a fare i conti con un’altra crisi come quella di Acc e del Bellunese in generale. Sconcertati e arrabbiati i sindacati presenti all’incontro al ministero dello Sviluppo economico che non hanno risparmiato critiche all’azienda per il comportamento tenuto. Previste 16 ore di sciopero con picchetto dei lavoratori all’esterno della fabbrica tra oggi e domani. E alle 11,30 oggi assemblea generale.

È arrivata come una doccia fredda la comunicazione ieri da parte dell’amministratore delegato del gruppo europeo, Samuel Riitano al tavolo ministeriale. Un tavolo in cui tutti si attendevano di vedere il piano di rilancio della fabbrica bellunese, quel piano che prima delle ferie estive il manager Francesco Villani aveva annunciato ai sindacati di avere il compito di elaborare. Ma quel piano non è arrivato. Alla base della drastica decisione ci sarebbero motivi finanziari e in particolare i margini di guadagno troppo stretti legati dal costo elevato di produzione di un pezzo. Infatti, a Trichiana un pezzo costa 58 euro: un prezzo non certo competitivo rispetto ai 39/40 euro dei concorrenti. Il gruppo ha cercato quindi delle soluzioni al problema, giungendo a stilare ben sette scenari, sette piani produttivi per far quadrare i conti.

Alla fine l’unico scenario che più degli altri sembrava percorribile era quello che prevedeva due forni accesi con conseguente ristrutturazione aziendale e un investimento da 16 milioni di euro. In questo modo il costo di un pezzo sarebbe sceso a 47 euro, 10 euro meno rispetto a quello attuale, ma ancora insufficiente per il consiglio di amministrazione del gruppo gestito da fondi finanziari, per essere competitivi sul mercato. Tanto che il Cda ha quindi deciso per la chiusura dello stabilimento. Per la fabbrica di Trichiana, unica del gruppo rimasta nel territorio italiano , non c’è più futuro. Di questo è convinta l’azienda che ieri ha confermato anche l’irrevocabilità della decisione.—

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