I figli ricordano Egidio Maschio: «Tre anni di sacrifici per realizzare il suo sogno»

CAMPODARSEGO. Mirco ha gli occhi fissi e silenziosi, azzurro ghiaccio. Quelli di Andrea sono velati da un filo di lacrime ancor prima di iniziare l’intervista. Ci vuole un’ora per trovare il coraggio di chiedere a questi due uomini possenti, a tre anni dal suicidio del padre, come hanno vissuto quel tragico gesto: che risposte hanno trovato, quale consolazione hanno cercato dentro e fuori le mura della Maschio Gaspardo.
Era il 24 giugno 2015, quando il padre Egidio decise di farla finita, senza lasciare un biglietto ma una lista di 24 punti: tutto quello che non funzionava e lo preoccupava. «Me lo ero scordato quell’elenco, eppure eravamo lì, quando l’hanno trovato e letto» dice il primogenito Andrea. Poi, Mirco prende parola: «Non ci sono spiegazioni per quel gesto. Lo sa solo lui perché l’ha fatto, facciamo fatica a interpretare razionalmente qualcosa di così troppo profondo». «Abbiamo superato velocemente la mancanza di una risposta, ma lui ci ha voluto lasciare una base solida per continuare» dice Andrea.

Egidio è ancora la Maschio Gaspardo, e viceversa. L’ufficio della presidenza, dove oggi siede Mirco, è una stanza di cimeli e ricordi: la foto della vecchia e misera casa dei genitori, simbolo del riscatto dalla povertà, il ritratto con i fratelli Antonio e Giorgio, l’istantanea con i figli: la sua bianca criniera è ovunque. Anche in uno schermo «led» che si accende e spegne con un interruttore.
Oggi a Campodarsego si celebrerà la messa in suo ricordo. In settimana tutti gli stabilimenti italiani del gruppo condivideranno i risultati aziendali con una conviviale grigliata di mezzogiorno, «proprio come faceva ogni anno papà» mentre è già in corso la seconda edizione della Borsa di studio dedicata a «Egidio Maschio» per i figli più meritevoli dei dipendenti.
Dopo tre anni di duro lavoro, intanto, Maschio Gaspardo è tornata all’utile, l’ebitda cresce e l’esposizione bancaria è sotto controllo. Il miglior riscatto che si potesse immaginare. «Oggi vediamo i risultati di cinquant’anni di storia, da quando mio padre ha iniziato 50 anni fa - spiega Mirco -. L’azienda è cresciuta grazie alla sua visione, con una gamma di prodotti tra le più ampie al mondo e marchi di eccellenza. I risultati raggiunti nel 2017 sono il segnale che l’azienda ha dei fondamentali per dare di più. È la prima tappa di un percorso che non esclude una possibile quotazione in Borsa per rafforzare l’azienda, anche in termini finanziari, e sostenere così una nuova crescita». Il sogno di Egidio come, la conquista del mercato africano. Per questo i figli hanno appena aperto una filiale a Johannesburg. «È il primo presidio in questo Paese - spiega Mirco - la svilupperemo con diversi distributori perché Johannesburg è un hub per tutta l’area subsahariana».
Si è appena chiuso il piano industriale 2015-2018 che ha portato alla metamorfosi del gruppo anche a livello di governance, da “un imprenditore solo al comando” a una struttura manageriale. «Abbiamo razionalizzato acquisizioni e stabilimenti, abbiamo chiuso siti marginali garantendo l’occupazione di tutti i dipendenti in grande accordo con i sindacati - spiega Andrea -. Abbiamo accentrato il magazzino ricambi e accelerato sulla lean production». «È stato un lavoro durissimo - aggiunge Mirco - ora ci attende una fase di consolidamento. I nuovi investimenti saranno soprattutto su prodotto, ricerca e innovazione 4.0 ma stimiamo uno sviluppo in Asia, Africa e Sud America, dove sarebbe più facile crescere rilevando un costruttore locale».
Tre anni importanti anche dal punto di vista personale: «Non siamo mai stati così vicini e affiatati - spiegano i due fratelli con complicità - dal 2015 abbiamo unito le forze per affrontare un percorso duro, dove abbiamo sacrificato tutto il nostro tempo per l’azienda». Mirco e Andrea sono più legati di allora. «Prima del 2015 eravamo sempre in giro per il mondo - ricorda Andrea -: in Romania, Cina e India. Il papà era a Campodarsego e noi eravamo mobili ma, da quando è cambiato tutto, siamo tornati qui, stanziali». «Siamo nati pane e lavoro - continua Andrea - i nostri importatori ci conoscono da quando avevamo i pantaloncini corti. Al tempo venivano a mangiare a casa nostra, perché nostro padre invitava tutti i clienti e i fornitori a pranzo e noi lo facciamo ancora, perché è quello che ci ha insegnato, come tenere la famiglia unita, cosa che ci ha tramandato nonna Teresa».
«Nostro padre è nato operaio, ha sempre fatto del bene e dato lavoro a tutti - rivela Andrea - in cimitero ancora oggi troviamo lettere di ringraziamento per l’aiuto ricevuto. Ci ha insegnato a essere leali e a rispettare tutti».
Mirco è oggi presidente e direttore commerciale della Maschio Gaspardo spa. Andrea invece è presidente della holding di famiglia e direttore tecnico. In azienda già operano anche le cugine Martina e Monica.
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