Ikea cresce in Veneto: “store” a Verona e la leva e-commerce

Entro il 2018 nuovo grande negozio oltre a quello di Padova. Vendite online: pronti i nodi logistici di Treviso e Belluno
PD 09 ottobre 2005 G.M Uscita dell'Ikea (COMELLO) Uscita Ikea - Comello
PD 09 ottobre 2005 G.M Uscita dell'Ikea (COMELLO) Uscita Ikea - Comello

PADOVA. Ikea prova a far rotta nel terreno “minato” del Nordest: si prepara ad aprire a Verona, rilancia i punti di ritiro delle merci acquistate online a Belluno e Treviso e punta a irrobustire la collaborazione con la filiera dei fornitori del territorio. Fino a qualche anno fa i mobilieri del Quartiere del Piave erano pronti a metter mano ai forconi solo a intravvedere i colori gialloblù delle insegne del rivenditori di mobili low cost. Oggi, con il 38% delle merci made in Italy del colosso svedese prodotte in Veneto, il clima è decisamente più rilassato. E forse è scattata l'ora per una penetrazione progressivamente crescente anche in regione.

Basti pensare che il retailer scandinavo ha quattro negozi in Lombardia, tre in Emilia Romagna e due in Toscana. E in Veneto? Solo uno, nella roccaforte di Padova, ben lontana dai distretti del mobile decimati dalla crisi economica e anche dalla concorrenza della grande distribuzione a basso costo. Tant'è che ora si cambia. Lo store di Padova è tra i più visitati nella galassia italiana di Ikea che conta 21 punti vendita: l'azienda stima che solo nel 2016 2,7 milione di persone abbiano visitato il centro dove lavorano 402 dipendenti, l'80% a tempo determinato.

Negli scorsi anni, le vendite al rallentatore hanno messo il freno al piano di espansione della società in Italia, e quindi rimandato al futuro ulteriori investimenti. Oggi a fronte di una chiusura dell'anno fiscale 2015- 2016 sull'onda della ripresa, a 1,7 miliardi di euro di giro d'affari (+4,5%), rinnovato – pur con qualche fatica e qualche sciopero – il contratto integrativo, Ikea può riprendere in mano il suo piano di investimenti.

Su tutti spicca il mega-centro commerciale di Verona, 280 mila metri quadri nell'area della Marangona, che pur promettendo mille posti di lavori, non ha avuto vita facile nello sbloccare le resistenze del territorio e della politica e la lunga fila di lungaggini burocratiche. Ora il nodo della Statale 12, che dovrebbe finanziare la stessa Ikea per evitare colli di bottiglia in un'area già fortemente interessata dalla logistica e dal passaggio di camion, sembra essere risolto. E tra il prossimo anno e il 2018, se tutto filerà liscio, dovrebbe finalmente aprire i battenti il secondo negozio di Ikea in Veneto.

Tuttavia, Verona a parte, il ritorno agli investimenti di Ikea in Italia sembra orientato a un nuovo corso, dettato dai principi di avvicinamento al consumatore e dalle strategie multicanale. A Cagliari e Roma sono già operativi i primi negozi “ibridi” di Ikea, format più piccoli rispetto ai canoni dell'azienda, a metà tra pick up & order point e ristorante, con poche merci selezionate sugli scaffali. Il fatturato di Ikea Food ha quasi sfornato quota 100 milioni di euro, ed è una delle voci a maggior crescita del bilancio aziendale. Ma l'obiettivo della società è sviluppare il canale online che l'anno scorso, pur in forte crescita con un tasso del 38% nel corso dell'ultimo anno, ha generato appena 50 milioni di euro. Da qui la strategia sperimentale dei nuovi format che andranno a dare man forte ai 21 store “tradizionali” di Ikea presenti in Italia.

In Veneto per ora si ragiona sull'apertura di punti di ritiro, centri logistici dove il consumatore ritira la merce acquistata in rete. A Verona il magazzino è già partito, mentre per il 2017 saranno attivi punti di Belluno e Treviso. Per questi centri logistici è prevista anche l'assunzione di personale anche se non supererà la decina di unità per magazzino. «I risultati raggiunti nel corso dell'ultimo anno sono il frutto del nostro impegno nell'affrontare le sfide di un mercato in continua evoluzione – afferma Belén Frau, amministratore delegato di Ikea Italia – La crescita evidenziata ci rafforza nel continuare a investire sulla qualità del nostro assortimento di articoli per l'arredamento di buon design e, nel contempo, sul contenimento del prezzo. Non solo. Ci consente anche di continuare a sperimentare formule commerciali diverse e nuovi servizi per rispondere ai bisogni dei nostri clienti, aprendo nuove interessanti prospettive grazie alla multicanalità».

La ripresa di Ikea, dopo anni turbolenti, è un toccasana anche per i bilanci dei fornitori italiani legati a doppio filo all'andamento della multinazionale svedese. L'Italia è il quinto mercato per Ikea in quanto a consumi ma è il terzo per approvvigionamento delle merci. Oltre il 60% dei fornitori Ikea ha sede nel Nordest, un buon trenta percento ha indirizzo nei distretti del legno del Veneto. Come è il caso della trevigiana Arredo Plast di Ormelle, primo fornitore europeo per la plastica di Ikea e proprio per la sua posizione di leadership finito in mano al fondo milanese Clessidra. E con il rapido sviluppo del canale e commerce ci sarà sempre più spazio per fornitori logistici come la trevigiana Codognotto, tra l'altro premiata dalla società svedese per il suo approccio in fatto di sostenibilità.

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