Il cinema contro le morti bianche
Due film sul rogo della ThyssenKrupp, una carovana per la sicurezza. Dal Lido si leva un grido di civiltà

Era il 18 gennaio scorso quando Denis Zanon, operaio mestrino, perdeva la vita a Porto Marghera, nella stiva della nave World Trader, soffocato - come Paolo Ferrara, che aveva tentato invano di salvare - dai gas venefici di un carico di soia. Ed era il 10 giugno, quando, nella Prefettura di Venezia, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano era venuto a consegnare a suo fratello la medaglia d’oro alla memoria, evocando con forza il problema delle morti bianche nel nostro Paese. Ora il cerchio si chiude, perché ancora da Venezia, dalla Mostra del Cinema - e ancora sotto il segno delle parole del Capo dello Stato, come riferiamo a parte - si sottolineerà oggi il dramma sempre vivissimo delle morti bianche nel nostro Paese, in una giornata che il Festival dedicherà in buona parte a questo tema.
La parte cinematografica - dopo che ieri anche Adriano Celentano, presentando il suo Yuppi Du ha voluto ricordare il problema - sarà riservato a La fabbrica dei tedeschi di Mimmo Calopresti, la ricostruzione, tra documentario e fiction, del rogo dell’acciaieria ThyssenKrupp a Torino dove persero la vita sette operai. Subito dopo sarà proiettato ThyssenKrupp Blues di Pietro Balla e Monica Repetto, sullo stesso tema, e in mezzo ai due film lo spot che il regista Pasquale Squitieri ha girato sul dramma delle morti sul lavoro, sperando che prima o poi possa apparire anche sugli schermi televisivi.
Ma sempre oggi, prima dei film, partirà dalla Mostra anchela «Carovana per il lavoro sicuro» promossa dall’associazione Articolo 21 che nel suo sito ha un contatore che continua inesorabilmente a registrare morti, infortuni ed invalidi. Questa mattina all’Excelsior l’iniziativa sarà presentata dall’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano, che l’ha concepita, con il portavoce di Articolo 21, il parlamentare Giuseppe Giulietti, ma anche il presidente della Federazione nazionale della stampa Roberto Natale e il direttore del Festival Marco Müller. Perché la Biennale, con lo stesso presidente Paolo Baratta, ha pienamente “adottato” l’iniziativa, a cui aderiscono registi come gli stessi Calopresti e Squitieri, attrici come Ottavia Piccolo e Monica Guerritore, musicisti come Davide Boosta dei Subsonica e i sindacati senza distinzione di sigle - dalla Cgil, alla Cisl, alla Uil, all’Ugl - oltre a numerose associazioni, perché la battaglia sul lavoro sicuro, che ancora non c’è, appartiene a tutti. La Carovana, dopo Venezia, girerà l’Italia. Nel film di Calopresti, l’ultima scena, dopo 90 minuti di racconti e testimonianze, ci fa ascoltare registrata al 118 di Torino, c’è la voce vera, presa da internet confiderà poi il regista Mimmo Calopresti, dell’operaio che come altri sei morirà arso vivo nella maledetta linea 5, quella con gli estintori vuoti e senza via di scampo all’acciaieria ThyssenKrupp.
In ThyssenKrupp Blues il protagonista del film non è un attore ma uno degli operai che scamparono alla tragedia della notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007 per il semplice fatto di non essere di turno. Emigrato dalla Calabria, Carlo Marrapodi ha oggi 31 anni. «Dopo la notizia della chiusura, iniziarono gli scioperi e venne la cassa integrazione - ha ricordato. - La Thyssen mi richiamò in ottobre: trovai uno scenario incredibile, non capivo come in quattro mesi quel posto si fosse trasformato in una stalla».
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