Il commercialista dal volto spendibile al soldo della cosca

VENEZIA. Una famiglia tradizionale, tante amicizie “giuste” nella buona borghesia crotonese e un lavoro che lo portava spesso in giro per l’Italia. Quando nel 2015 era inciampato per la prima volta nell’inchiesta sulla ’ndrangheta da esportazione con quartier generale nella cittadina delle coop rosse (l’operazione Aemilia che gli è costata una condanna definitiva a 10 anni e 4 mesi con rito abbreviato), tanti concittadini stentavano a credere che il commercialista Donato Agostino Clausi, 46enne con studi all’università di Bologna, fosse un professionista al servizio della cosca Grande Aracri.
Uno capace di fornire soluzioni tecniche per infiltrasi nel florido territorio del Nord, ingoiare le aziende in crisi, organizzare il meccanismo delle ditte cartiere destinate a emettere fatture per operazioni inesistenti consentendo movimentazione e riciclaggio di danaro sporco anche appoggiandosi a Istituti di credito locali. Era accaduto per l’operazione Aemilia.
Oggi tocca all’ex locomotiva del Nordest, il Veneto del mi no vo’ a combatar, rimasto finora zitto di fronte a ricchezze talvolta incompresibili, a fiumi di soldi sputati come lava all’improvviso, a giri vorticosi di danaro e vai a capire chi ci sta dietro.
Ecco la faccia presentabile del dottor Clausi, lo sgherro istruito che trattava con imprenditori, artigiani e direttori di tante filiali di noti istituti di credito. Gli istituti “locali”, pronti a sostenere l’economia del territorio ai quali anche i Biasion e i Bolognino si appoggiavano senza incontrare grossi ostacoli.
Come Veneto Banca (nella filiale di Camposampiero era stato acceso il conto corrente di Biasion group srl) o ancora Cassa di Risparmio di Venezia (nella filiale di Campagna Lupia c’era il conto della Biasion Adriano srl). Fissa o quasi la presenza del dottor Clausi negli uffici della ex Sigma srl poi Sea D Scaffalature Automazioni a Galliera Veneta nel Padovano e nella città del Santo in occasione delle periodiche riunioni del vertice del clan convocate all’hotel Sheraton a ridosso del casello di Padova Est.
Professionista con la faccia da prete di campagna, ha il pelo sullo stomaco del boss senza scrupoli quando l’11 aprile 2013, con puntigliosità da contabile perfetto, redige gli atti per sbattere fuori da Sae D Group l’allora amministratore Marco Coda e da Gs Scaffalature e Automazioni la presidente del cda Mariagiovanna Santolini. Dai “cattivi” le minacce pesanti a Coda: «Ti vengono a prendere e ti bruciano se non firmi».
Nell’ufficio notarile di Albignasego per la cessione formale delle quote societarie, c’è il dottor Clausi. Il volto spendibile della cosca d’esportazione .—
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