Il disastro del Vajont: Letta alla diga e a Erto

LONGARONE. Il premier Enrico Letta domani si recherà non solo a Longarone, ma anche a Fortogna, sulla diga del Vajont e ad Erto e Casso.
L’onorevole Roger De Menech l’ha convinto a compiere una ricognizione anche in quello spettro lunare che è appunto l’ex bacino riempito dalla frana. E ad Erto e Casso, paesi rimasti all’esterno del riflettori delle cerimonie del cinquantesimo anniversario della strage.
«Ringraziamo doppiamente il presidente Letta per la sua disponibilità ad onorare i morti ed i vivi», anticipa il sindaco di Longarone Roberto Padrin, condiviso dal collega di Erto, Luciano Pezzin. «Coglieremo l’opportunità per dirgli che le scuse dello Stato esigono comportamenti conseguenti. Siamo sicuri che il presidente del consiglio capirà il nostro messaggio».
Letta arriverà domani alle 10.45 a Longarone, per partecipare alla cerimonia di riconoscimento della cittadinanza onoraria alla Polizia di Stato, per quanto ha fatto nel Vajont. La sede sarà il centro Parri, dove è probabile che il premier visiti anche il museo. Letta porterà la sua riflessione a conclusione della cerimonia.
Padrin ha un piccolo sogno nel cassetto: in presenza di un tempo accettabile, la cerimonia potrebbe essere fatta all’esterno, proprio in faccia alla diga, per far ancora meglio capire ad una persona sensibile come il presidente del consiglio che cosa è accaduto quella notte del 9 ottobre 1963.
Concluso l’impegno in centro a Longarone, il premier si recherà nel cimitero monumentale di Fortogna, per deporre una corona d’alloro al monumento che ricorda le vittime. Nessun discorso in questa occasione. Probabile, invece, che il titolare di palazzo Chigi parli successivamente.
È infatti prevista una tappa sulla diga. I sindaci, tempo permettendo, sono intenzionati a portare Letta lungo l’anello alla sommità dell’impianto. Letta, quindi, salirà ad Erto, accompagnato dal sindaco Pezzin, che insieme allo scrittore Mauro Corona, lo condurrà lungo le strade della memoria, quelle della vecchia Erto. «Aspettavamo la carezza di Napolitano. Arriva quella del presidente Letta. Ci sentiamo comunque onorati» anticipa Corona.
Lasciata Erto, il premier scenderà a Mestre, dove nel pomeriggio lo attende un’iniziativa de “la Repubblica”.
Il sindaco Padrin ha già fatto sapere di non voler presentare al capo del governo la solita lista della spesa. «Insieme agli altri colleghi spero di avere un momento per rappresentare a Letta le problematiche della montagna, in particolare quelle dell’erosione sociale rappresentata dallo spopolamento» fa sapere il sindaco di Longarone. Poi ci sono alcuni temi particolari, evidenziati in occasione del cinquantesimo anniversario del disastro.
«Si sono presentate le scuse dello Stato, bene accette, ma ad esse devono far seguito atti concreti, provvedimenti di legge, come quello di prevedere già nella legge di stabilità il finanziamento della gestione e della manutenzione del cimitero monumentale. O anche il provvedimento che inserisce quanto è accaduto sul Vajont nei libri di testo delle scuole».
Non è escluso che a Letta verrà rappresentata pure la problematica dello sfruttamento delle acque e dei limiti da porre. 180 nuove derivazioni sarebbero davvero troppe, come sostiene lo stesso parlamentare e sindaco Roger De Menech. Ad accompagnare il presidente del consiglio sarà anche il governatore della Regione Veneto, Luca Zaia.
Nel dibattito è intervenuto anche Matteo Renzi, che ha chiesto un intervento serio contro il dissesto idrogeologico. «Lo scorso anno ho fermato il camper davanti alla diga e al cimitero assieme al sindaco Roberto Padrin, allo scrittore Mauro Corona e ad alcuni amici come Roger de Menech che adesso siede in Parlamento. Ascoltando le testimonianze di chi c'era ho provato il brivido di chi non riesce a crederci», ha ricordato Renzi. «Ma se è giusto tributare l'omaggio della memoria, è altrettanto doveroso darsi degli obiettivi. Sono oltre cinquemila le vittime per alluvioni degli ultimi cinquanta anni. Il dissesto idrogeologico interessa 6.633 comuni, l'82% del totale. Occorrono tre miliardi di euro l'anno per i prossimi vent'anni per mettere in sicurezza l'Italia e gli italiani. Se vuole la politica può trovare queste risorse».
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