Il film su Doris al cinema dal 15 al 17 aprile, il regista Campiotti: «In lui ho visto il volto umano della finanza»

La moglie di Doris con i figli a Roma per la presentazione: «Lui e Berlusconi, due giganti. Hanno vissuto una fratellanza». Il film sarà proposto in autunno su Canale 5

Marco Contino
Una scena del film dedicato a Ennio Doris
Una scena del film dedicato a Ennio Doris

Uscirà come evento speciale al cinema, il 15, 16 e 17 aprile, il film di Giacomo Campiotti “Ennio Doris – C’è anche domani”, ispirato all’autobiografia del banchiere di Tombolo, scomparso nel 2021. La sua parabola – l’infanzia povera e contadina in campagna, il primo incarico di direttore di una piccola filiale di banca, l’incontro con Silvio Berlusconi e, poi, la fondazione dell’impero Mediolanum – ha il suo culmine nel settembre del 2008, quando Doris e i suoi soci di riferimento si fecero carico di coprire direttamente le perdite di più di 10 mila risparmiatori coinvolti nel default di Lehman Brothers.

Tutti i set in Veneto

Campiotti parte proprio da qui per poi tornare indietro nel tempo, quando Doris era solo un bambino che sognava di fare il mediatore di bestiame come il padre. Una nefrite lo costringerà, invece, a studiare, ad assecondare una innata passione per i numeri e, infine, a costruire la “sua” banca.

I luoghi natii di Doris sono stati ricostruiti nel piccolo borgo trevigiano di Portobuffolè, a Este e a Ca’ Corniani a Caorle, per realizzare un progetto sul quale, in prima battuta, Campiotti aveva espresso delle perplessità.

«Non conoscevo Ennio Doris» ammette. «Non avevo nemmeno visto la famosa pubblicità del cerchio. Il mio primo istinto è stato quello di rifiutare. Poi, con grande umiltà, mi sono documentato e sono rimasto colpito da quest’uomo, dal suo sguardo e dal suo sorriso. Dopo aver letto la sua autobiografia mi sono appassionato e ho deciso di fare il film, anche perché le mie radici non sono poi così diverse da quelle di Doris. Sono molto contento, oggi, di aver accettato di realizzare il progetto».

Che ha un titolo molto simile a quello del film d’esordio di Paola Cortellesi, “C’è ancora domani”, decisamente molto ingombrante. «Ovviamente, quando lo abbiamo saputo, ci siamo chiesti se fosse il caso di cambiarlo, ma, in fondo, il titolo dell’autobiografia di Doris, datata 2014, era quello. Ne abbiamo parlato anche con la famiglia e la figlia Sara, molto candidamente, ci ha detto che papà non lo avrebbe cambiato».

La genialità

In un Nordest annichilito dal crac delle banche venete (che Antonio Albanese ha raccontato quest’anno in “Cento domeniche”), Campiotti ha scelto il volto umano della finanza che, spesso, al cinema, ha gli artigli di un Jordan Belfort (The Wolf of Wall Strett) o l’arroganza di Gordon Gekko. «È stata questa la molla che mi ha fatto scattare: raccontare una storia diversa. Quella di un uomo dall’etica profonda che ha restituito 120 milioni di euro ai propri risparmiatori. Evento più unico che raro in un mondo, spesso, popolato da squali».

Sul Veneto che ha in gran parte ospitato le riprese del film (e anche quelle di una sua precedente serie televisiva, “Bakhita – La santa africana”), Campiotti dice: «Qui si lavora benissimo. So che, dopo la mini-serie “La sposa”, c’è stata qualche polemica per la rappresentazione ostile della popolazione veneta, che poi, però si riscatta ed è capace di grande solidarietà. Nel film è proprio sulla terra di origine di Doris, sulle sue tradizioni, la sua religiosità genuina e, perfino, la sua povertà che germoglia la genialità del futuro banchiere, il suo essere vicino alla gente. Le comunità dei luoghi in cui abbiamo girato hanno partecipato con passione. Quando avevo anche un piccolo problema, chiamavo il sindaco di Portobuffolè che lo risolveva subito».

Gli attori di casa

E molti sono anche gli attori veneti protagonisti del film, “facce vere” come le definisce Campiotti: dal piccolo Antonio Nicolai a Claudia Marchiori (rispettivamente Doris bambino e sua madre, già voluti da Campiotti in “La sposa”), e Giulia Briata (la figlia); da Diego Ribon (Aldo, uno dei pochi personaggi inventati, simbolo di tanti che hanno deluso o tradito Doris senza che lui smettesse di aiutarli) a Daniel Santantonio, il banchiere da giovane (mentre da adulto ha il volto di Massimo Ghini che, dice il regista, «abbiamo esonerato dal dialetto veneto per evitare un effetto macchiettistico»).

La storia d’amore

«Il film è anche una grande storia d’amore con la moglie Lina (interpretata, da adulta, da Lucrezia Lante della Rovere) che ha avuto un ruolo importantissimo ed è stata felice di essere la spalla del marito, aspetto che, oggi, sarebbe criticato in una logica anti-patriarcato. Ma, all’epoca, era così e non potevamo non raccontarlo». Parole che la stessa Lina Tombolato, intervenuta con i figli alla conferenza stampa del film, sottoscrive.

«Mi ha fatto sentire una regina» ricorda. «L’ho conosciuto che avevo solo 15 anni. Eravamo due sognatori e quando parlavamo del futuro ci brillavano gli occhi. Spesso lo aspettavo fino alle due del mattino ma non mi pesava perché mi alimentavo della sua visione. Non sono mancati i sacrifici e, infatti, ai nostri figli e ai nostri nipoti ripetiamo sempre di non dimenticare mai da dove siamo partiti».

Per la figlia Sara il più grande insegnamento del padre è stato quello di sapersi mettere nei panni degli altri: «Cerco di essere coerente con i valori che mi ha trasmesso: il rispetto per gli altri e per la vita che va vissuta come un dono».

L’incontro a Portofino

Nel film non poteva mancare Silvio Berlusconi (l’incontro casuale tra i due a Portofino sarà decisivo: «due giganti che hanno creato qualcosa di grande ed hanno vissuto una fratellanza», ricorda Lina Tombolato) che non è mai facile trasporre sullo schermo. «Noi lo abbiamo trattato in sceneggiatura per quello che è stato» chiude il regista. «Non volevo esprimere alcun giudizio su di lui e tutto quello che si vede nel film è realmente accaduto».

Il trailer

“Ennio Doris – C’è anche domani”, dopo l’uscita-evento al cinema, sarà su Canale 5 in autunno.

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