Il ministro Delrio: «Basta soldi alla Pedemontana»

No alle richieste di Zaia: «Erogati 615 milioni, lo Stato non è un bancomat». Mazzoncini: «Tav Milano-Venezia fra sei anni»
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VICENZA. La Pedemontana? Lo Stato ha già fatto da bancomat con un assegno da 615 milioni e ora le risorse arriveranno dalla “Zaia-tax”.

Pedemontana veneta: il cantiere visto dall'alto

Gli aeroporti del Nordest di Venezia, Treviso, Verona e Brescia gestiti da Save che si appresta a cambiare governance? Si tratta solo di attendere le condizioni dell’Opa per capire quale ruolo potrà giocare Atlantia.

E poi la Tav con i treni dell’alta velocità: fra sei anni la linea Milano-Venezia sarà completata. Il futuro passa attraverso queste tre infrastrutture e il Veneto, la “locomotiva d’Italia” che viaggia al ritmo della Germania con 5 miliardi di export, ieri a Vicenza ha trovato risposte a molti interrogativi, grazie al dibattito al teatro Olimpico moderato dal direttore del nostro giornale Paolo Possamai, che per un’ora ha dialogato con Graziano Delrio, ministro delle Infrastrutture; con Fabio Cerchiai, presidente di Atlantia e Renato Mazzoncini, ad delle Ferrovie dello Stato.

Nel giorno in cui il principe Carlo, erede al trono d’Inghilterra, ha reso omaggio ai soldati inglesi caduti nella prima guerra mondiale (si veda l’articolo in altra parte del giornale), Vicenza è diventata un immenso teatro con il festival “Città-Impresa”, che ha celebrato i dieci anni.

Da dove cominciare? Dalla Pedemontana, con la speranza che non diventi un’incompiuta.

Cantone: "Pedemontana? Nonostante le irregolarità, non possiamo bloccare i lavori"

«Ci vogliono trent’anni per realizzare una grande opera in Italia», dice con grande realismo il ministro Delrio davanti ad una platea di giovani accorsi all’Olimpico: «Siamo riusciti a chiudere in fretta gli ultimi cantieri della Salerno-Reggio Calabria proprio per evitare che la ’Ndrangheta mettesse le mani sugli appalti in una sfida che ha messo alle corde lo Stato. Sul mio tavolo ho 30 project financing che attendono il via libera, ma l’80% di questi dossier non sta in piedi in termini di redditività. In Veneto ho cancellato la Orte-Mestre: bisogna puntare sulle opere utili al territorio».

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La palla torna a Possamai: ministro Delrio, ci sa spiegare come siamo finiti nel bizzarro vincolo della Pedemontana, con un contratto di project completamente modificato? chiede il direttore del nostro giornale. Attimo di pausa.

Nessuna polemica e la risposta toglie ogni alibi al politichese: «Qui bisogna chiarire di chi sono le responsabilità. Da quando sono ministro alle Infrastrutture, ho fatto chiarezza sulle modalità degli appalti e con Raffaele Cantone che guida l’Anac abbiamo riscritto le regole e messo anche il naso sul ponte sullo stretto di Messina: su 8 miliardi 4 erano di oneri finanziari. Non è possibile fare simili regali ai privati. La Orte-Mestre è un annuncio elettorale ed è stata eliminata. La tangenziale di Como costa troppo e se il pendolare deve spendere 10 euro al giorno di ticket non la prende più. Ecco perché sono fondamentali le esenzioni per la popolazione residente. La Pedemontana veneta è nata con gravi difetti di impostazione, noi abbiamo garantito 615 milioni e onorato fino in fondo i nostri obblighi contrattuali. In questi mesi di confronto con la Regione Veneto è stata ristabilita la verità. Anche sulla Valdastico. Ora i flussi di traffico della Pedemontana sono più ragionevoli. La Regione Veneto ha introdotto l’addizionale Irpef per poter completare l’autostrada: io non commento la scelta di Luca Zaia, dico solo che è una storia italiana».

Ultima battuta: l’autostrada del Sole lunga 800 km è stata realizzata in 8 anni con progetti esposti al Moma di New York. Oggi siamo a 10 km l’anno, dice sconsolato Delrio.

Dalle strade alle ferrovie: quando si potrà viaggiare da Milano a Venezia con le “frecce rosse” della Tav? chiede Possamai.

Renato Mazzoncini sorride e illustra il cronoprogramma: a dicembre è partito il cantiere Treviglio-Brescia con 6 minuti di velocità già recuperati. I veri ostacoli si chiamano scorie industriali, mentre i vigneti di Lugana sono scampati alla devastazione dei binari con un risparmio del 17% di superficie netta rispetto al progetto iniziale.

La Brescia-Verona parte nel 2017 mentre la Verona-Padova con il “nodo storico” di Vicenza attende solo di trovare i fondi al Cipe. Le Fs hanno 38 miliardi di patrimonio netto e generano 2 mld di cassa ogni anno, i soldi li troviamo sul mercato con i tassi dello Stato», dice Mazzoncini. Sì, ma quando sarà completata la Milano-Venezia? insiste Possamai.

«Abbiamo già messo il “freccia rossa” perché la qualità incide sulla percezione della fatica. La nostra speranza è di chiudere tutto l'asse in sei anni. Entro il 2023: due ore da Milano a Venezia e 70 minuti da Venezia a Trieste».

Sarà vero? Vicenza attende, con ottimismo della volontà.

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