Il Mose attivo tra un anno «Gestirlo costa 80 milioni»
Linetti (Provveditorato): manutenzione all’Arsenale, non a Marghera
VENEZIA. «Il primo gennaio 2019 il Mose comincerà a funzionare con strutture provvisorie, per la sua fase di collaudo, che durerà circa due anni». L’affermazione dell’ingegner Roberto Linetti, Provveditore alle opere pubbliche del Triveneto, convocato ieri a Ca’ Farsetti di fronte ai consiglieri comunali proprio per relazionare sullo stato d’avanzamento delle tormentatissime dighe mobili alle bocche di porto, sembrava finalmente mettere un punto fermo sulla questione. Ma è stato poi lo stesso ingegner Linetti a chiarire che questo cronoprogramma è puramente ipotetico, perché legato anche ai lavori delle imprese, che procedono a rilento anche per i ritardi nei pagamenti, e dunque dovrà essere con ogni probabilità aggiornato in avanti.
Finanziamenti. «Abbiamo ricevuto anche i 221 milioni di euro necessari al completamento dell’opera, sia pure dilazionati negli anni», ha aggiunto il provveditore «ma per il completamento entro il 2018 bisognerebbe avviare entro l’anno circa 40 progetti e poi realizzarli da parte delle imprese, cosa che vedo come molto improbabile». Linetti ha posto comunque alcuni “paletti” significativi sull’opera, a cominciare dai costi di manutenzione.
Costi di gestione. «Secondo noi, a regime, la gestione del Mose costerà circa 80 milioni di euro l’anno» ha spiegato, «che non sono molti per un’opera di questa importanza e complessità in un’area come quella di Venezia, considerando che tra i 20 e i 30 milioni di euro saranno solo i costi delle utenze per il funzionamento del sistema, e tra i 15 e i 20 milioni di euro i costi annui del personale, con una struttura di almeno un centinaio di persone. Lo Stato sicuramente non farà mancare il suo sostegno. Restano tra i 30 e i 40 milioni per la manutenzione vera e propria, che deve comprendere però anche gli interventi sull’ambiente lagunare, che a regime costeranno circa 15 milioni all’anno e che non potranno essere svolti che dal “cervello” istituzionale che governerà il Mose».
Competenze. Anche su questo punto Linetti è stato chiaro. «Personalmente spero che tra due anni non ci sia nessun passaggio di competenze per la gestione del Mose a un ente terzo» ha spiegato, «perché di esso deve necessariamente continuare a occuparsi chi ha già maturato la conoscenza dell’opera, come è stato per il Provveditorato - ex Magistrato alle Acque e il Consorzio Venezia Nuova, sfruttando le competenze già acquisite, perché ricominciare da capo non avrebbe senso. Noi abbiano già stilato una sorta di organigramma possibile che presenteremo al Governo».
Manutenzione all’Arsenale. Altra «bandierina» posta ieri sul progetto Mose dal provveditore alle opere pubbliche è stata quella sul luogo deputato alla manutenzione delle paratoie, che resterà, come annunciato l’Arsenale, senza spostamento di lavorazioni a Marghera, come ventilato. «Per me la soluzione migliore resta il nuovo capannone da realizzare all’Arsenale, che anche gli urbanisti dello Iuav di recente hanno giudicato idoneo. I 18 milioni di euro per costruirlo ci sono già e sta orta all’impresa Mantovani, quando deciderà di farlo, partire con i lavori. Qui le paratoie saranno periodicamente ripulite, sverniciate e riverniciate e poi rimontate e rimesse in funzione».
Paratoie. Ultimo punto significativo: quello del funzionamento delle paratoie, con l’annuncio che ad essere alzata sarà spesso solo quella della bocca di Lido, lasciando quelle di Malamocco e Chioggia a riposo.
«I tecnici hanno verificato» ha spiegato ancora Linetti, «che anche chiudendo solo la bocca di Lido, si registra un significativo abbassamento dei livelli di marea in centro storico, senza necessità di chiudere l’intero sistema.
Per questo gli sforzi, anche a livello di materiali si sono concentrati in modo particolare sulla fattura delle paratoie della bocca di Lido, tra le 77 totali, perché saranno quelle sicuramente più utilizzate, mantenendo la quota di marea di 110 centimetri per decretare la chiusura. Ci sarà così anche un risparmio sui costi di manutenzione».
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