Il progettista e i guai del Mose: «Ci sono, li stiamo risolvendo»

Alberto Scotti (Technital) spiega come intende affrontare le criticità irrisolte. La grande macchina per togliere la sabbia, le infiltrazioni, le cerniere corrose
VENEZIA. «Per togliere la sabbia dai cassoni del Mose ci serve la grande macchina. Progettata da anni, adesso in costruzione. Finché non è finita, i sedimenti li dobbiamo togliere ogni volta con la benna». Alberto Scotti, ingegnere capo della Technital e progettista del Mose, spiega come ha in mente di risolvere le tante criticità del Mose. Lo ha detto anche al premier Conte, appena questi è sbarcato la settimana scorsa sull’isola artificiale del bacan per la cerimonia di sollevamento delle 78 paratoie.
 
Il premier gli ha risposto con una battuta: «Lei era all’Università quando ha cominciato a occuparsi di Mose. Sarà già in pensione quando sarà ultimato». La sabbia ha impedito la discesa di quattro paratoie a Treporti (e altre due subito dopo) anche il giorno della “festa” con il governo.
 
Ingegner Scotti, le pare normale?
«Beh, quelle paratoie sono state abbandonate per anni. Ci aspettavamo che succedesse. Comunque si tratta di tre gradi, un metro e mezzo. Anche se stanno sollevate non succede nulla».
 
Bisognerà pur provvedere.
«Ripeto, attendiamo la costruzione di questa macchina».
 
Non è l’unico problemino delle barriere del Mose. Adesso si scopre che ci sono infiltrazioni d’acqua nelle gallerie.
«Quella è una cosa che succede quando si staccano le paratoie. Dalle cerniere entra acqua. E se non si sciacqua bene, l’acqua del mare resta lì e si infiltra».
 
Questo non vi preoccupa?
«Ma no. Non è una cosa grave. Ripeto. Se lasciamo una macchina ferma e abbandonata per anni, questo è il minimo che possa capitare».
 
Anche le cerniere non sono in buono stato. Dovevano durare un secolo, invece molte parti sono già state sostituite.
«E’ vero. E adesso dovremo ordinare nuovi pezzi per avere le scorte di riserva. So che c’è una commissione del Provveditorato al lavoro e una gara da 34 milioni di euro per la manutenzione straordinaria e lo studio di questi fenomeni di corrosione».
 
Lei non è d’accordo?
«Sì certo. Ma non capisco come si può fare adesso a rimettere in discussione quel sistema. Anche ammesso che fosse sbagliato, e non lo è, risulta difficile cambiare tutti i pezzi nei cassoni in fondo al mare».
 
E allora che si fa?
«Si cerca, come stiamo facendo, di riprendere il controllo che avevamo perso. Di fare manutenzione e risolvere i guai man mano che si presentano».
 
Non è cosa facile... E poi ingegnere, i soldi per queste riparazioni ci sono? E quelli per la manutenzione? Ci vogliono subito almeno 200 milioni oltre a quelli per finire l’opera. 
«Sì, ci dovrebbero essere. La commissaria Spitz ce lo ha assicurato. Anche se come sapete in Italia spendere soldi anche se disponibili e già stanziati non sempre è così facile e rapido».
 
Finirete il Mose per il dicembre del 2021 come annunciato?
«Io credo di sì. Adesso stiamo avviando il piano delle riparazioni e delle manutenzioni, a cominciare da Treporti. Andiamo avanti. E anche voi, cercate di non parlare sempre male di questo Mose...» 

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova