Il rosso e il nero di Anish Kapoor, due mostre a Venezia

Alle Gallerie dell’Accademia e a Palazzo Manfrin, dove avranno sede la sua fondazione e il suo studio

Interpress\M.Tagliapietra Venezia 18.04.2022.- Mostra Gallerie dell'Accademia di Anish Kapoor (nella foto).
Interpress\M.Tagliapietra Venezia 18.04.2022.- Mostra Gallerie dell'Accademia di Anish Kapoor (nella foto).

Il rosso e il nero sono i due colori primari che segnano il lavoro di Anish Kapoor che ha scelto Venezia come sua nuova patria adottiva e la omaggia con una doppia mostra, aperta fino al 9 ottobre alle Gallerie dell’Accademia e a Palazzo Manfrin, lo storico edificio che ha acquistato e che sta restaurando per farne la sede della sua nuova fondazione e del suo studio.

Interpress\M.Tagliapietra Venezia 18.04.2022.- Mostra Gallerie dell'Accademia di Anish Kapoor.
Interpress\M.Tagliapietra Venezia 18.04.2022.- Mostra Gallerie dell'Accademia di Anish Kapoor.

Il rosso accoglie i visitatori all’Accademia come colate laviche, dipinti materici, installazioni storiche; a Palazzo Manfrin è la liquida e profonda presenza di “Turning Water Into Mirror, Blood into Sky” (2003), l’installazione dove il rosso dell’acqua e del pigmento scava la superficie di una vasca che la contiene.

Interpress\M.Tagliapietra Venezia 18.04.2022.- Mostra Gallerie dell'Accademia di Anish Kapoor.
Interpress\M.Tagliapietra Venezia 18.04.2022.- Mostra Gallerie dell'Accademia di Anish Kapoor.

E poi c’è il nero assoluto, quello che si chiama Kapoorblack perché l’artista ne ha ottenuto l’esclusiva ed è dato da un materiale composto da nanotubi di carbonio “sparato” da un reattore. Assorbe la luce al 99,96 per cento, in pratica facendola sparire. Nelle Gallerie dell’Accademia, un’intera sala è dedicata alle nuove opere realizzate da Kapoor con questa tecnologia.

Il rosso, dice Kapoor, «è il colore della nostra interiorità, della terra, come del resto il nero. Può essere addirittura un colore più scuro del nero, perché ne abbiamo una percezione psicologica, e per questo ho deciso di usarlo nelle mie nuove opere».

La mostra comprende 60 opere, ha un carattere retrospettivo ma offre anche lavori pensati per Venezia: «Venezia per me è un villaggio cosmopolita» dice. «È aperta agli stimoli culturali nuovi e più antichi. Ma soprattutto, c’è il buio dell’acqua e qui Freud sicuramente avrebbe molto da dire. A Venezia ci sono dei legami molto forti con quella che è la spiritualità antica, con lo sciamanesimo precristiano, che poi è la cosa che cerco di investigare. Per questo penso di cominciare a lavorare a Venezia. Voglio lavorare qui» .

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