Il sogno del Cittadella: una storia veneta

CITTADELLA. Calma e sangue freddo, si ripetono senza sosta a Cittadella, poco più di 20 mila abitanti nell’Alta Padovana che hanno ancora qualche ora per sognare la serie A. Perché poi, diciamo verso le 23.15 di stasera, si diranno “grazie lo stesso” o scriveranno la storia, un’altra favola veneta dopo quella del Chievo. Al Bentegodi si gioca Verona-Cittadella, finale di ritorno dei playoff di serie B. Nella bolgia dello stadio veronese, i granata ripartiranno dallo strepitoso 2-0 dell’andata, giocata giovedì scorso in uno stadio da settemila spettatori che non ospiterebbe mai la serie A, ragione per la quale i granata dovrebbero “scendere a valle” per prendere possesso dello stadio Euganeo di Padova, malandato ma glorioso.
Il Bentegodi con i suoi 31 mila posti fa tremare i polsi, ma tutti qui sanno che l’impresa è possibile. Dura, durissima. Ma possibile. Stasera, in curva saranno in tremila mentre in città si allestiscono maxischermi e i bar si attrezzano per trasmettere la diretta tivù.
In questa squadra tutta italiana, gli eroi del momento sono due: il portiere paratutto Alberto Paleari (secondo molti, il migliore di tutta la serie B) e la punta Davide Diaw (“si pronuncia Giua”), che ha firmato la doppietta del match d’andata. Una storia da raccontare, la sua. Figlio di un senegalese, nato in Friuli 27 anni fa, faceva il magazziniere per sbarcare il lunario mentre giocava prima in Eccellenza, poi in Serie D, sino a quando non è diventato l’uomo simbolo di questa bella squadra, umile come lui che alla vigilia dice: “Guai a montarci la testa”.
E’ l’occasione della vita, per molti di questi giocatori allenati dal trevigiano Roberto Venturato, nato in Australia, fan del calcio olandese. In campo schiera un 4-3-1-2 e ai suoi dice di metterci sempre il massimo, perché questa è una squadra che non molla mai.
E’ una storia di sport ma anche d’impresa. E allora bisogna parlare della “Gabrielli Town”, nomignolo affibbiato a Cittadella che segna l’omaggio al “paròn” Andrea. Il quale, alla vigilia, proprio non vuole dire nulla e che come imprenditore è a capo di una holding siderurgica (So.Fi.Da) nata dalla società fondata nel 1954 dal padre Angelo e forte, oggi, di 1400 dipendenti. C’è Andrea ma ci sono anche Piergiorgio, Margherita e Mariangela, tutti coinvolti nella gestione del gruppo: una storia veneta, per farla breve. Terza per fatturato due anni fa nel ricco Padovano con quasi 786 milioni di euro e una filosofia industriale trasmigrata sul campo e fatta di serietà, concretezza e programmazione.
“Se ce la fanno corro la maratona di Sant’Antonio” scherza Massimo Bitonci, ora sottosegretario al Mef, ex sindaco leghista di Cittadella ma anche di Padova. Detronizzato nell’autunno 2016 da una “congiura di palazzo”, al suo posto ora c’è il civico di centrosinistra Sergio Giordani, ex presidente del Padova che quest’anno è drammaticamente retrocesso in serie C.
Giordani ha però già offerto l’Euganeo alla squadra “rivale”. facendo schiumare di rabbia gli ultrà biancoscudati che sognavano la serie A per la propria squadra: quel Padova blasonato ma lontano dai campi più tosti da 23 anni malgrado i sogni di rilancio riposti nelle idee e nei soldi del finanziere franco-armeno Joseph Oughourlian, ora socio al 51 per cento.
Una matrioska di destini personali e collettivi, insomma. Sui social, ora tifano per il “Citta” (qui lo chiamano tutti così, un abbreviativo affettuoso adottato anche dai giornali locali) un po’ tutti, anche perché i papà sognano di portare i figli all’Euganeo a vedere Ronaldo e gli altri grandi campioni. Sullo psicodramma in corso, citofonare Reggio Emilia, con il Sassuolo di Squinzi proprietario dello stadio della Règia.
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