Mentre l’ondata di Covid-19 distrae in molti dall’emergenza riscaldamento globale, un nuovo studio testimonia che la colonnina di mercurio si è alzata negli ultimi 50 anni a ritmi impressionanti, anche in Veneto. In particolare dal 1960 le temperature sono aumentate in regione di ben 2.2°, con punte ancora più significative nelle province di Treviso e Vicenza.
La ricerca,realizzata dall’European Data Journalism Network, ha tracciato l’evoluzione della temperature in tutti i comuni italiani mettendo in relazione il decennio compreso tra 1960 e 1969 e quello tra 2009 e 2018. In questo intervallo il termometro nelle province italiane è aumentato di + 2.15° dal 1960, mentre ci sono comuni in cui la temperatura è aumentata addirittura di oltre 4°.In Veneto l’aumento della temperatura è stato quindi leggermente superiore a quello della media nazionale.
E sono proprio i comuni a ridosso dei rilievi alpini e dolomitici a far registrare gli aumenti maggiori, una dinamica già osservata anche in altre aree d’Italia: basti pensare che il primato della provincia dove la variazione di temperatura è più rilevante nello Stivale è Sondrio e la Valtellina, qui le temperature sono aumentate in media di quasi 3.5° negli ultimi cinquant’anni, un record assoluto.
«La spiegazione più logica è che ci sia un ‘effetto cappa’ che non permette un’efficiente ricircolo dell’aria proprio a causa degli alti rilievi e della particolare posizione geografica di aree come la Valtellina, situate al ridosso di zone altamente industrializzate - spiega Zanchini vicepresidente di Legambiente- la Pianura Padana presenta percentuali enormi di smog e polveri sottili che si possono incuneare e ‘ristagnare’ anche nelle valli alpine. La differenza di pressione e di temperatura porta spesso ad ‘aspirare’ quell’area calda. Del resto se gli esseri umani sono sottoposti a confini, l’aria non lo è».
I comuni più caldi della Regione sono San Vito di Leguzzano, cittadina di poco più di 3.500 abitanti situata nel vicentino e Schio: in entrambi i casi la temperatura è aumentata nettamente di più rispetto alla media nazionale di 3.17°, ma sono tutti i comuni a ridosso delle prealpi venete quelli che fanno registrare il più rilevante cambio di temperatura.
La provincia più bollente della regione è quella di Vicenza, qui le temperature sono aumentate addirittura di +2.64°, Una variazione considerevole rispetto all’aumento registrato in province come quella di Venezia, o parte del rovigotto, refrigerate anche grazie all’influsso delle corrente adriatiche.
Quel che è certo è che non parliamo più di eventi occasionali o di cose destinate a verificarsi in un futuro prossimo; siamo già dentro un processo di cambiamento abbastanza consolidato: «Aumento delle temperature vuol dire anche più eventi meteorologici estremi e cambio del volume e della modalità delle precipitazioni. Si pensi a quante volte si fermano i mezzi pubblici a causa di alluvioni o forti temporali anche in estate» precisa Zanchini.
«C’è poi l’enorme problema della siccità. Fa più caldo, piove meno e quando succede ci troviamo spesso di fronte a fenomeni di intensità più elevata se non a vere e proprie alluvioni: è uno degli effetti più rilevanti del cambiamento climatico che stiamo già pagando. Anche in questo caso prenderne atto e agire è ormai agire nel presente, siamo già dentro un processo di cambiamento consolidato».