Inchiesta su Veneto Banca, Vincenzo Consoli torna in libertà

L'ex manager di Montebelluna esce dai domiciliari ma con divieto di espatrio

VICENZA. L’ex amministratore delegato e direttore generale di Veneto Banca Vincenzo Consoli è da ieri un uomo libero.

Il gip di Roma Vilma Passamonti ha firmato il provvedimento che mette fine alla misura degli arresti domiciliari scattata lo scorso 2 agosto a seguito dell’inchiesta a carico degli amministratori dell’istituto di Montebelluna per i reati di ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza e di aggiotaggio.

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L’ex manager potrà dunque uscire dalla sua casa di Vicenza, sottoposta a sequestro, e tornare alla vita normale. O quasi normale, perché in realtà una limitazione ancora c’è: il giudice, per evitare il pericolo di reiterazione del reato, ha ritenuto infatti di prevedere il divieto di espatrio. Consoli dovrà pertanto consegnare il suo passaporto alla Questura.

La liberazione è stata disposta dal gip alla scadenza dei termini, motivata dal fatto che «l’isolamento determinato dalla misura cautelare dal contesto societario di Veneto Banca e l’interruzione dei rapporti con persone intranee allo stesso ambiente, oltre che l’efficacia deterrente della detenzione sofferta, fanno ritenere affievolite le esigenze cautelari».

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La vicenda giudiziaria è comunque tutt’altro che chiusa. Tanto che una delle prime uscite di Consoli - già nei prossimi giorni - sarà probabilmente quella con destinazione Roma, Palazzo di Giustizia.

Dopo la chiusura delle indagini, l’ex manager ha chiesto infatti di essere interrogato per rispondere punto su punto alle contestazioni che gli vengono mosse: dall’aver ostacolato l’attività di vigilanza attraverso la comunicazione di dati non veritieri al reato di aggiotaggio. Non che Consoli non abbia già spiegato le sue posizioni: lo ha fatto nel dettaglio con una corposa memoria di 90 pagine e con sette ore di interrogatorio davanti al pm lo scorso ottobre.

Ora l’ex manager vuole ribadire la sua posizione. E precisare che non ha mai ingannato la Banca d’Italia; quello che ha fatto era prassi in tutte le banche popolari non quotate e moltissimi provvedimenti della Banca d’Italia sono stati adottati sul presupposto dell’esistenza di quel tipo di condotte.

I problemi, infatti, non riguardano soltanto Veneto Banca, ma decine di altri istituti di credito italiani. Quanto all’accusa di aggiotaggio, sottolinea la difesa, i medesimi parametri di valutazione per cui Consoli è stato detenuto sono adottati attualmente dalla gran parte delle banche popolari italiane non quotate dove, parimenti, i valori delle azioni sono del tutto teorici perché i soci comunque non riescono a venderle.

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Consoli intende poi far valere la disparità evidente di trattamento che ritiene vi sia stata nei suoi confronti e di altri soggetti che hanno posto in essere le stesse identiche condotte, sia in Veneto Banche che in altre banche popolari italiane.

L’ex ad vuole anche parlare dei rapporti con la popolare di Vicenza, delle pressioni che - sostiene - ricevette per far incorporare Veneto Banca nella Vicenza e delle condizione delle due banche prima che si scatenasse la tempesta giudiziaria.

Infine: l’ex ad vuol veder sfilare davanti al tribunale i vertici della vigilanza di Banca d’Italia.
 

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