Influenza, oltre cento interventi chirurgici rinviati

La sindrome gremisce le rianimazioni ospedaliere indisponibili così per le sale operatorie. Numerosi anche i medici malati
20090922 - CESENA - HTH - INFLUENZA A: MORTA PAZIENTE CESENA CON VARIE PATOLOGIE. Il reparto di terapia intensiva dell'ospedale Bufalini a Cesena oggi 22 settembre 2009. E' morta alle 3.40 della scorsa notte al Bufalini di Cesena la paziente di 57 anni affetta da influenza A H1N1 ricoverata dal 31 agosto dopo una grave sindrome respiratoria che ha determinato irreversibili complicanze...ANSA/PASQUALE BOVE /DC
20090922 - CESENA - HTH - INFLUENZA A: MORTA PAZIENTE CESENA CON VARIE PATOLOGIE. Il reparto di terapia intensiva dell'ospedale Bufalini a Cesena oggi 22 settembre 2009. E' morta alle 3.40 della scorsa notte al Bufalini di Cesena la paziente di 57 anni affetta da influenza A H1N1 ricoverata dal 31 agosto dopo una grave sindrome respiratoria che ha determinato irreversibili complicanze...ANSA/PASQUALE BOVE /DC

VENEZIA. Chi sottovaluta l’ondata influenzale, scherza con il fuoco. I virologi segnalavano da tempo la pericolosità della cosiddetta “variante suina” del ceppo A/H1N1 ma gli effetti dell’infezione, amplificati dal vistoso calo delle vaccinazioni, sta superando le previsioni. Al punto che negli ospedali grandi e piccoli del Veneto i reparti di rianimazione - dalla terapia intensiva all’unità di cura intensiva coronarica - sono gremiti di pazienti influenzati in gravi condizioni e la circostanza sottrae i posti letto “monitorati” alle sale operatorie, costringendo i chirurghi a rinviare una serie di interventi già programmati: oltre un centinaio quelli già posticipati. Una situazione anomala se si pensa che il circuito ospedaliero regionale conta complessivamente 735 degenze suddivise tra terapie intensive (555) e ucic (180), ampiamente sufficienti a soddisfare il fabbisogno in circostanze normali.

In questi giorni, però, arrivano centinaia di malati la cui prognosi (spesso associata a un’età avanzata) richiede un costante monitoraggio di tutte le principali funzioni vitali: immunodepressi, cardiopatici, diabetici, broncopatici, in primis. Vengono puntualmente ricoverati in rianimazione, fino alla saturazione delle disponibilità, e ciò si ripercuote sul programma degli interventi chirurgici di tipo “demolitivo”, privati del servizio indispensabile a garantire la sicurezza della fase post-operatoria. Certo, le emergenze vengono regolarmente garantite. Non così gli interventi “d’elezione”, cioè quelli non strettamente urgenti ma in calendario: protesi d’anca, colecistectomia, ernie inguinali, per fare qualche esempio. Il copione si ripete un po’ ovunque: dal policlinico di Padova al Ca’ Foncello di Treviso, e poi all’Angelo di Mestre, a Belluno, nei presidi ospedalieri di Verona, fino al San Bortolo di Vicenza. «La situazione è complicata, non siamo sorpresi dall’evolversi della stagione influenzale ma certo qualche problema lo sta creando. Nel complesso, tuttavia, il nostro sistema regge, grazie soprattutto alla professionalità del nostro personale», è il commento del top manager della sanità veneta, Domenico Mantoan. Che ieri, dopo un colloquio con il direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Padova, Claudio Dario, ha autorizzato l’assunzione straordinaria per sei mesi di una ventina di infermieri: un rinforzo necessario proprio per garantire i turni h24 nei fatidici reparti di rianimazione, i cui 70 posti letti sono al completo.

A proposito di camici bianchi. Come rivelato dal nostro giornale, le stime della sanità regionale affermano che l’85% di medici, infermieri e addetti vari alla sanità, non si è sttoposta a vaccinazione. Ebbene, nei reparti ospedalieri (soprattutto in quelli più esposti alle infezioni) stanno crescendo i casi di influenza, in concomitanza con l’avvicinarsi al “picco” virale, atteso entro una quindicina di giorni. Un fenomeno, quello del rifiuto del vaccino, favorito dal battage mediatico-giudiziario intorno al sequestro del Fluad sospettato (erroneamente) di aver favorito una serie di decessi: l’accertamento della verità - si trattava di persone anziane afflitte da patologie potenzialmente letali - ha riabilitato il farmaco ma la diffidenza, nella popolazione a rischio, non è stata cancellata; un atteggiamento errato, le cui conseguenze sono ormai evidenti.

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