Insegue i lupi in auto, l'autore del video: «Andavo piano, non volevo far male agli animali»

BELLUNO. «Il bosco è la casa del lupo, l’uomo è solo un ospite. Come potrei sfrattarlo? Ha tutto il diritto di abitarci. Però nella convivenza con l’altro essere». A parlare è Luca Ghedina, che a Cadin di Cortina conduce l’Agriturismo Jagerhauss e un’azienda di 80 tra bovini, cavalli e suini. Luca è fratello dell’ex campionissimo di sci, kristian. La stessa simpatia. Ma l’altra sera, lungo la strada fra il Passo Tre Croci e l’intersezione con la Misurina-Cortina, ha realizzato un video che ai lupi non è affatto risultato simpatico.
“Beccati! Ora lo scanno”. Non è proprio un messaggio rassicurante quello che lei ha dato nel video che ha postato.
«Intanto non l’ho postato io. È vero, l’ho girato. Quell’espressione, sbagliata – e per la quale chiedo scusa, sia ai lupi che ai loro estimatori, quindi a me stesso – mi è uscita spontanea. Ero emozionato. È la prima volta che incontravo un branco. Si può constatare benissimo che non avevo alcun intento persecutorio».
Però li ha rincorsi per chilometri.
«Stavo tornando a casa dopo 40 ore di sgombero della neve, perché anche di questo mi occupo per vivere. Ero stracotto. Se avessi voluto far del male a questi animali, quanto meno avrei accelerato. Ero in jeep. Tenevo una velocità di 40 km orari. Era la prima volta, ripeto, di un incontro come questo e volevo filmarli per far vedere il video in famiglia».
Nessuna vendetta per i due vitelli sbranati quest’estate nella sua azienda?
«Ma quale vendetta? Piuttosto mi lasci dire che se lo Stato o la Regione vogliono la sopravvivenza di questa specie, sarebbe giusto che lasciassero sopravvivere anche le nostre bestie. Vado spesso in Alpago e conosco puntualmente il dramma dei miei amici allevatori».
Di quanto è stato risarcito per quei vitelli da Venezia?
«Non ho chiesto i danni. Ma so che è poca cosa. Una mucca vale 2 mila euro, ma il ristoro non dovrebbe comprendere anche il costo di allevamento di quella bestia e il valore che la sua morte cruenta comporta?». –
Gli animalisti la denunceranno?
«Prima ancora di conoscere le reazioni, tante assolutamente vergognose, comparse in web, sono stato dai Carabinieri forestali. Ho spiegato e rassicurato. Ho detto che io teorizzo la convivenza con gli animali, anche con i carnivori. Ma è giusto essere adeguatamente risarciti se da questo convivere scaturiscono dei danni».
Ha incontrato il branco in località Valbona. Voleva quanto meno disperderlo...
«No, volevo osservarlo. Era la prima volta che mi capitava. È anche per questo che ho affiancato l’ultima lupa. Si trattava, infatti, di un maschio e di tre femmine. Mi accusano di averli stressati. No, non era questo il mio scopo. Loro correvano e io per filmarli ci stavo dietro. E ho avuto modo di constatare che erano belli pasciutti, se mi si passa l’espressione, cioè perfettamente in forma. In un primo momento mi sembravano delle volpi. Mi sono avvicinato. Ho constatato che erano molto più grandi. Mi sono avvicinato, chiedendomi allora che cosa ci facessero quattro cani insieme in strada. Poi ho realizzato che erano dei lupi e mi sono letteralmente emozionato. Mi sono lasciato catturare dal loro fascino. Ho esagerato con l’acceleratore? Non andavo oltre i 40. Comunque chiedo scusa e chiedo ad altri di non farlo, se si trovassero nella mia condizione».
Se incontrasse gli animalisti li prenderebbe a male parole?
«Assolutamente no. Direi loro che gli allevatori sono disponibili e pronti a collaborare nella tutela dei lupi e di quanti altri animali abitano il bosco. Ma loro ci diano una mano per far capire al Governo, alla Regione, alle altre istituzioni che anche noi allevatori dobbiamo essere protetti, con i nostri patrimoni: animali».
Che cosa non riesce a sopportare delle accuse che ha trovato postate sui social?
«La cattiveria. Quella in particolare contro la mia famiglia. In realtà, leggendo quei post mi dicevo: ma quanti sono diventati allevatori? Tutti a dar consigli, oltre che a profferire offese». —
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova