La battaglia sui tamponi. Azienda Zero guida il maxi-appalto che vale 148 milioni

VENEZIA
Una dopo l’altra, le Usl venete stanno adottando i tamponi rapidi, lasciando ai “vecchi” molecolari solo le diagnosi più complesse. Tamponi rapidi su cui ha puntato il dito il professor Andrea Crisanti, con uno studio in cui dimostra che la percentuale di affidabilità dei test antigenici rapidi è ben inferiore alle attese.
Secondo il prof la nuova metodologia, immessa sul mercato un paio di mesi fa, non deve andare oltre allo screening di comunità, in primo luogo i test di massa nelle scuole qualora venga trovato uno studente o un positivo. Il test rapido può fornire una foto non troppo nitida, sulla base di quell’immagine gli esperti possono decidere se eseguire ulteriori approfondimenti.
La gara d’appalto
Ora il Veneto, più volte indicato come modello nella gestione della prima ondata di Coronavirus, (in particolare nel confronto con la Lombardia) sta facendo da capofila in una maxi gara d’appalto (valore stimato, oltre 148 milioni) che coinvolge anche Lombardia, Emilia-Romagna, Lazio, provincia autonoma di Trento, Regione autonoma Friuli– Venezia Giulia e Regione Piemonte.
La stazione appaltante è Azienda Zero, che il 16 settembre ha indetto «un appalto specifico, suddiviso in lotti, per la fornitura di test rapidi per la ricerca qualitativa dell’antigene specifico del virus Sars-Cov-2.
Ad oggi, secondo quanto è filtrato, sono tredici le ditte che hanno risposto alla chiamata di Azienda zero. La delibera di riferimento è la numero 526 del 16/09/2020 e porta la firma del direttore generale Patrizia Simionato.
Il documento
Nel documento si ripercorre l’intera partita tamponi rapidi. «Ai fini della salvaguardia della salute pubblica, si rende pertanto necessario acquisire in breve tempo dei prodotti diagnostici che, affiancati alle tradizionali tecnologie basate su metodiche molecolari, possano determinare a livello qualitativo la presenza del virus SARS-COV-2 in tempi rapidi», spiega la delibera. Obiettivo del maxi acquisto di tamponi rapidi è la loro utilizzazione «per un’attività di screening sulla popolazione e per una rapida individuazione della presenza del virus SARS-COV-2 in quei pazienti che, a qualsiasi titolo, accedano ai Pronto soccorso o ad altre strutture dei vari presidi ospedalieri».
Ma quando il Veneto si è affacciato all’utilizzo al tampone rapido? Era piena estate, ferragosto, e il dottor Roberto Rigoli, direttore dell’Unità operativa complessa di Microbiologia dell’Usl 2 di Treviso, nonché coordinatore delle microbiologie venete, ad Azienda Zero scrisse che «in previsione dell’attivazione da parte di codesta Centrale di Committenza di procedure di acquisizione per forniture di entità e durata maggiori, i prodotti in questione sono da ritenersi idonei per un’attività di screening ad ampio raggio in tempi contenuti poiché detti prodotti forniscono in pochi minuti il risultato analitico e sono e di semplice utilizzo anche da parte di personale sanitario con competenze diverse da quelle prettamente laboratoristiche e i campioni raccolti non necessitano di particolari attività di preparazione e conservazione».
Bassi costi e tempi veloci
Di conseguenza maggior facilità di somministrazione, tempi rapidissimi di processazione e pure minor costo al pezzo, circa 4.50 euro. E l’obiettivo dell’appalto in cui le Regioni sono uno a fianco all’altra, è proprio quello di abbassare ancora il prezzo.
Rigoli nella delibera continua affermando che «Quanto sopra (i test antigenici rapidi, ndr) infatti permetterebbe, in questa fase, di poter maggiormente razionalizzare l’utilizzo di risorse strumentali e di impiegare più efficientemente e efficacemente le risorse umane disponibili. Gli eventuali campioni che dovessero risultare positivi saranno sottoposti a esame di conferma mediante le tradizionali tecniche di biologia molecolare attualmente in uso (RT-PCR), che rimangono quelle di elezione per la diagnosi di infezione da Covid19».
Quanti tamponi rapidi arriveranno? Sono quattordici lotti, dei quali i primi sette valgono 37.174.500, i seguenti, 50.700 mila euro, per un totale di 111 milioni 540 mila euro. E appunto, il totale dell’appalto (in valore stimato) è 148 milioni 714 mila 500 euro. Una parte di questi tamponi rapidi entrerà negli ambulatori dei medici di medicina generale, che potranno sottoporre a test i propri pazienti. Un accordo che giunge dopo una lunga trattativa con i rappresentanti della categoria, che per lungo tempo hanno espresso perplessità sulla somministrazione dei test. —
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