La civiltà contadina di una volta, raccontata nel Museo dei casoni

Nella campagna padovana di Piove di Sacco, le memorie di un'epoca grama fatta di tante bocche da sfamare e duro lavoro nei campi

PADOVA. Poesia tra terra e cielo, l’architettura dei casoni occupa la campagna padovana testimoniando le gesta e la quotidianità di tempi perduti. Pareti intonacate e tetti di paglia. Tutto attorno appezzamenti di frumento a perdita d’occhio, qualche pioppo a segnalare i confini e tanta fatica per assicurarsi il pane. Se non fosse per i casoni la pianura dei secoli scorsi sarebbe stata infinita come il deserto. Resta molto poco delle case di quel tempo.

Il Casone Ramei costruito alla metà del XIX secolo dalla famiglia Zecchin, fu abitato fino al 1979. Il Comune di Piove di Sacco è riuscito a sottrarlo all’oblio e a restaurarlo. Oggi l’associazione degli Amici del Cason ne gestisce gli spazi e il museo allestito all’interno per restituire frammenti di biografie e di usanze delle generazioni passate.

«Il nostro intento è far vedere a chi viene a farci visita la differenza tra ieri e oggi, illustrando tenore e stile di vita di una volta, ma anche il progresso che ha completamente modificato l’esistenza» sottolinea Luigi Chinello, referente del museo «all’interno del casone si trovano tutti quei materiali che erano in auge fino agli anni Cinquanta e si vede come vivevano i nostri nonni prima della guerra.

Le famiglie potevano contare solo sui proventi dell’agricoltura, si mangiava quello che davano i campi. Quel poco che c’era veniva venduto per acquistare il petrolio e l’olio per le lampade che dovevano illuminare la casa, dato che non c’era ancora la corrente elettrica».

Il Casone Ramei detto anche “Bianco” racchiude l’autenticità delle tipiche costruzioni contadine che punteggiano la campagna veneta. Sulla terraferma sono abitate da uomini e donne dediti all’agricoltura, in prossimità dei fiumi e della laguna da pescatori e naviganti. In entrambi i casi espressione di chi, con quel che si trovava in natura, riusciva a costruire una casa.

Qui viveva la famiglia Zecchin, padre, madre e una decina di figli. Tante bocche da sfamare e duro lavoro nei campi. «Il casone accoglieva in tutto dodici persone e faceva loro da riparo e da ristoro, il posto dove recuperare le forze dopo le giornate trascorse sui campi, coltivati in prevalenza a grano turco e frumento» racconta Luigi Chinello.

Tra gli angoli più curiosi dell’abitazione: la “cavarzerana”, tre file di coppi davanti al camino per scaldarsi: il focolare fungeva da fulcro della cucina. Attorno alla tavola si radunavano genitori e figli, poca carne e un cucchiaio di polenta per riempire lo stomaco. Erano tempi in cui il Veneto era attraversato dalla fame e dalla pellagra, prima di cavalcare il boom economico.

Tra gli ambienti principali la cantina, la stalla e le camere, l’aia per gli animali dove venivano allevati maiali e galline. Tutto attorno i campi del casone fanno oggi da ampio polmone verde. Una distesa di alberi che rompe la piatta pianura. «E poi ci sono i giochi di un tempo, aeroplanini con il trottolo, biglie di terracotta. E la stalla».

Museo del Casone Ramei, via Ramei a Piove di Sacco (PD)

Aperto domenica (10-12 e 15.30-18.30) e 15 agosto

Su prenotazione per gruppi e scuole

Ingresso 1,50 euro (ridotto 1) Ogni tour prevedere la presenza di una guida

Per informazioni telefonare 049.5842394

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