La mappa dell'amianto in Veneto: 356 luoghi da bonificare tra scuole, uffici e magazzini

PADOVA. Scuole materne, uffici pubblici, magazzini comunali: sono 356 gli edifici «aperti al pubblico» che registrano la presenza di amianto nei loro fabbricati. Un’enormità anche pensando ai costi di bonifica e smaltimento, che richiedono personale specializzato dotato di adeguati dispositivi di protezione.
A compilare la mappatura regionale amianto è l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, che con una campagna avviata nel 2013 e conclusa nell’estate scorsa ha censito per ora tutti gli enti pubblici locali proprietari di fabbricati con presenza di amianto. Il risultato è per certi versi scontato: siamo pieni di costruzioni realizzate con amianto-cemento, anche perché questo minerale dalle caratteristiche molto particolari è presente nella vita quotidiana da secoli.
La mappa navigabile. Ecco la mappa navigabile dei comuni che hanno indicato siti con amianto nel censimento Arpav. Sono stati solo 130 sugli oltre 500 comuni veneti. La gradazione di rosso indica la minore o maggiore presenza di siti con amianto, cliccando sul singolo comune è possibile conoscere il numero di siti "inquinati" denunciati.
Il punto con i comuni. Ecco, provincia per provincia, le risposte dei comuni al censimento dell'amianto promosso dall'Arpav. Il 34% dei 588 comuni veneti non ha risposto, mentre il 38% ha risposto di non avere nel proprio territorio siti con amianto. In questa taberlla con il "menù a tendina" è possibile selezionare i diversi tipi di risposta arrivati dai comuni.
Claudio Martinelli è il responsabile del Centro regionale amianto di Arpa Veneto: insieme ai colleghi delle sedi provinciali ha coordinato il lavoro di mappatura, che proseguirà nei prossimi mesi con il censimento dei luoghi privati con presenza di amianto, soprattutto attività produttive e abitazioni private.
«Il nostro obiettivo è quello di far emergere il problema - spiega Martinelli -perché la cosa più importante è la conoscenza: non è tanto sapere se c’è o no, ma saperlo. E allora bisogna cominciare con una mappatura. E’ quello che stiamo facendo».
Difficile censire tuttavia tutta la casistica: il materiale è diffusissino, perché nel dopoguerra è stato usato per moltissimi impieghi. Pochi sanno, ad esempio, che oltre il 60 per cento delle conduttore acquedottistiche del territorio è realizzato in amianto-cemento .
«L’amianto - spiega Martinelli – c’è in più di tremila articoli che fanno parte della nostra vita: non solo nei pannelli di eternit comunente usati per le coperture, ma anche nei pavimenti in linoleum, nei pannelli isolanti, alcuni tipi di vernici e sino alle conduttori degli acquedotti. Non è pericoloso fino al momento in cui viene manomesso e magari sbriciolato: in questi caso bisogna usare tutta la cautela per evitare di respirare le polveri»
Secondo Martinelli «c’è ancora molto da fare, soprattutto per arrivare a una maggiore coscienza del problema e da lì intervenire con i lavori di bonifica. La presenza di amianto infatti va gestita con scrupolo e seguendo precise procedure stabilite dalla normativa. Ma prima di tutto, appunto, bisogna sapere che c’è». Nella mappatura regionale compiuta da Arpa emerge un altro dato: che più di un terzo delle amministrazioni comunali, sollecitate dall’Agenzia regionale, non hanno risposto al questionario formulato per costruire la mappatura. Distrazione o sottovalutazione del problema?
Tra i più scrupolosi, invece, il Comune di Pontelongo (Padova) che ha segnalato in ben 24 siti (ma nessuna scuola) l’amianto.
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