«La mia grappa è una bomba»: aereo bloccato

VENEZIA. «Nella stiva ho una grappa artigianale che è una bomba, speriamo non me la blocchino». Prendete una frase detta da un trevigiano-canadese di 70 anni alla compagna, isolate le parole «bomba» e «stiva» e, ai tempi della psicosi del terrorismo globale, l'allarme è servito.
Con il senno di poi, sembra la bozza di una barzelletta. Ma non ci ha trovato nulla da ridere il passeggero, pure lui italo-canadese, che ieri mattina ha ascoltato parti della conversazione riuscendo a distinguere però solo le parole «bomba» e «stiva». Il malinteso va in scena poco dopo mezzogiorno all'aeroporto Marco Polo di Venezia. I 261 passeggeri del volo AC 1907 della compagnia Air Canada in partenza da Venezia con destinazione Toronto si trovavano nel finger, pronti a salire sull'aeromobile quando un passeggero ha ascoltato una parte della conversazione tra il settantenne italo-canadese, di origini trevigiane, e la sua compagna. Preoccupato dopo aver sentito le parole «bomba» e «stiva», una volta salito a bordo dell'aeromobile il turista è andato subito dal comandante dell'aereo, che ha subito dato l'allarme alla torre di controllo e alla polizia di frontiera.
Un avviso che ha fatto scattare il protocollo dell'allarme terrorismo, con gli artificieri, i vigili del fuoco con i gruppi speciali, e il suem si sono precipitati allo scalo di Tessera. Nello stesso tempo tutti i passeggeri sono stati fatti scendere, con i rispettivi bagagli a mano, così come sono stati riportati a terra i bagagli che già erano stati caricati in stiva, e controllati uno a uno dagli artificieri. Bagagli risultati tutti “puliti”. Gli agenti della Polaria hanno anche ascoltato il settantenne italo canadese. Il quale ha spiegato di non essere certo un terrorista, e di non avere nel bagaglio alcuna bomba. Ha ammesso però, quello sì, di essersi rivolto alla compagna facendo riferimento alla grappa come a una bomba: per la bontà e la qualità, non per perché dotata di caratteristiche esplosive. L'allarme è definitivamente rientrato a metà pomeriggio, anche se l’aereo è partito alle 16.47 con oltre 5 ore di ritardo.
«Per fortuna non è successo nulla di grave a abbiamo accertato che si è trattato di un equivoco», dice Riccardo Tumminia, a capo della polizia di frontiera veneziana, «la posizione dell’uomo sarà oggetto di valutazione da parte dell’autorità giudiziaria. Un episodio che ci ha permesso di testare, con successo, la reattività del sistema di sicurezza generale».
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