La nuova tomba di Sant'Antonionella cappella di San Giacomo
La sera del 12 aprile, con una liturgia a Basilica chiusa, la cassa con la teca di cristallo è stata portata all'altare di San Giacomo, dove rimarrà almeno un anno

Le spoglie di Sant'Antonio davanti all'altar maggiore
La sera di sabato 12 aprile la cassa di rovere con la teca di cristallo che custodisce le spoglie di Sant'Antonio è stata spostata dalla cappella dell'Arca, dov'è necessario aprire un cantiere di restauro, a quella di San Giacomo. La traslazione è avvenuta dopo le 21, a Basilica chiusa.
Alla presenza del delegato pontificio per la Basilica, monsignor Francesco Gioia, dei frati - in testa il rettore, padre Enzo Poiana - di autorità civili, militari ed ecclesiastiche della città, la cassa di rovere contenente la teca in cristallo con i resti mortali di Sant'Antonio, senza essere aperta e quindi senza rottura dei sigilli posti al termine della ricognizione del 1981, è stata prima posta di fronte all'altare maggiore per una breve liturgia, quindi trasportata nella vicina cappella di San Giacomo e collocata in un nuova Arca. La nuova tomba è stata realizzata sul disegno di quella trecentesca secondo l'affresco di Giusto de' Menabuoi nella Cappella del Beato Luca: una grande scatola istoriata che poggia su colonne. Il materiale impiegato è marmo bianco di Carrara.
La traslazione ha suscitato profonda emozione. Gia dalla prima mattina del giorno dopo la Basilica è stata meta di migliaia di pellegrini, giunti a venerare Sant'Antonio davanti alla nuova Arca. I primi fedeli hanno trovato ad accoglierli padre Poiana.
Il cantiere nella cappella dell'Arca dovrebbe durare alcuni mesi,almeno un anno, il tempo necessario a ultimare i lavori di risanamento, di ripulitura e di restauro in programma e non più rinviabili. «Vorrei - dice padre Poiana - che il 13 giugno del 2009 la processione portasse in giro non solo le reliquie, ma tutto ciò che resta del corpo del Santo».
Quando la cassa con i resti di Sant'Antonio ritornerà nella cappella dell'Arca, dove si trova da sette secoli, la tomba nuova troverà una destinazione di solidarietà. Sarà donata alla comunità di Bangalore, in India, dove c’è un percorso antoniano tracciato con fervidissima fede.
Gli interventi di restauro della cappella dell’Arca prevedono due cantieri, uno esterno per “spremere” l’umidità che pervade la parete Nord, tanto che un tappeto di muschio ha fatto presa alla base del muro. Qui c’è acqua meteorica che cola e acqua di risalita, un circolo vizioso che si può sconnettere solo impermeabilizzando la parete. Il secondo «fuoco» dei lavori, il più delicato e intrigante, è dentro, nel cuore della Basilica dove, chiuse da una pietra tombale in marmo africano, levigato da milioni di carezze dei devoti (8 milioni di fedeli l’anno) sono custodite le spoglie del Santo. Qui un «gutta cavat lapidem» quasi millenario, il fumo di candele e incensi, le polveri sottili sotto le scarpe dei fedeli, il sudore, hanno fatto ammalare statue e colonne.
Malattia vecchia, questa: aveva già dissolto gli affreschi quattrocenteschi di Stefano da Ferrara che facevano corona alla tomba del Santo e oggi minaccia il sacello cinquecentesco. Marmo e bronzo, infatti, sono sporcati, unti, l’argento dei candelabri è diventato nero come il giaietto, gli altorielievi scolpiti nella pietra bianco-rosata della cava di Luni, ingialliti e fessurati, costituiscono ancora uno scenario grandioso che in sessant’anni ha messo all’opera un pool d’arte coordinato dai Massari dell’Arca dei più importanti architetti e scultori del secolo: Tullio e Antonio Lombardo, Jacopo Sansovino, Tiziano Aspetti, Campagna, Falconetto che aggrappa il soffitto di stucco d’oro ad una centina sottilissima di legno, il disegno di questo fulgore prezioso è tratto da uno dei cartoni creati dalla prolifica bottega romana di Raffaello.
I lavori di restauro della cappella dell'Arca sono finanziati dalla Fondazione Cassa di risparmio di Padova e Rovigo e da Venetian Heritage. La nuova Arca nella Cappella di San Giorgio è stata donata dalla ditta Margraf di Chiampo in collaborazione con l'impresa Ometto Costruzioni di Padova. Il restauro sarà eseguito dalla stessa Ometto e dalla ditta Sansovino di Venezia.
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