La prof Muraro: "Chi ha allergie non rischia di più con il vaccino anti Covid, lo segnali e porti con sè il farmaco salvavita"

Ecco illustrate le possibili reazioni al siero e le precauzioni da assumere in caso di allergia. "Non è pericoloso, fino ad ora reazioni rare e lievi" 
Il vaccino anti Covid e la professoressa Maria Antonella Muraro
Il vaccino anti Covid e la professoressa Maria Antonella Muraro

L’intervista. Il Centro regionale per lo studio e la cura delle allergie e delle intolleranze alimentari dell’Azienda Ospedale Università di Padova è in prima fila nello studio europeo che raccoglie e monitora le reazioni allergiche che si registrano ai vaccini anti Covid. La responsabile è la professoressa Maria Antonella Muraro che certifica innanzitutto la sicurezza dei sieri finora approvati: le reazioni avverse sono in linea con quelle degli altri vaccini, quindi con una incidenza molto bassa. L’unica differenza è che per i vaccini anti Covid manca uno “storico”, dato che il loro utilizzo è appena iniziato: da qui la necessità del monitoraggio che fa capo a un Centro di Berlino e a cui partecipa quello diretto dalla professoressa Muraro.

Professoressa Muraro cosa può dire sulla sicurezza dei vaccini anti Covid finora approvati?

«L’analisi dei dati raccolti sul vaccino Pfizer e quelli già utilizzati nel Regno Unito e negli Stati Uniti, evidenziano un’incidenza delle reazioni avverse che varia da una su centomila a due su centomila e non vi sono elementi che giustifichino l’evolversi verso un’incidenza maggiore. È un dato molto basso che sembra in linea con quello degli altri vaccini. La differenza è che i vaccini anti Covid sono nuovi, per questo si è avviato questo studio che partendo dalla revisione delle reazioni avverse sin qui rilevate, monitorerà nel tempo le eventuali evoluzioni».

Quali sono le reazioni sin qui rilevate?

«Le manifestazioni più gravi si hanno entro i 15 e i 30 minuti dalla somministrazione del vaccino: si va dalla difficoltà respiratoria, più o meno grave, all’ipotensione con vertigini e capogiri, all’orticaria. Il caso più grave è la reazione anafilattica, che può portare al collasso cardiocircolatorio. Ad oggi non c’è stato alcun decesso».

I soggetti allergici sono più a rischio?

«Non ci sono evidenze che chi soffre di una allergia, sia essa respiratoria, alimentare o ai farmaci, abbia in partenza un rischio maggiore. Ma è evidente che devono avere un’attenzione maggiore».

Nella pratica cosa significa?

«Chi ha una allergia deve segnalarla al medico responsabile del punto vaccinale e deve portare con sè quando si sottopone al vaccino il farmaco salvavita di cui deve già essere in possesso, ovvero l’adrenalina autoiniettabile. Il tempo di osservazione post vaccino sarà più lungo, almeno di mezzora e il monitoraggio più stretto. In caso di reazione allergica l’adrenalina va iniettata subito, la somministrazione deve essere il più precoce possibile. Va rilevato che vi sono anche pazienti particolarmente emotivi e talvolta effetti come vertigini e svenimenti non sono attribuibili a reazioni allergiche ma all’emotività».

Quindi lei il vaccino lo consiglia?

«Assolutamente, va fatto perché è l’unica alternativa alla devastazione della malattia. La somministrazione è sicura. In ogni sede sono a disposizione i farmaci per il trattamento in emergenza di eventuali reazioni. Chi è allergico informi il medico supervisore, chi è allergico grave porti con sè l’iniettore di adrenalina».

Chi non può sottoporsi al vaccino?

«Non può fare il vaccino Pfizer e il Moderna chi ha una allergia accertata al polietilenglicole che è l’eccipiente di questi sieri. Viene utilizzato molto, anche nei cosmetici e l’allergia è rarissima. Questi soggetti potranno fare l’AstraZeneca, quando sarà approvato anche da noi, che come eccipiente usa il polisorbato. Altra controindicazione al vaccino è per chi abbia avuto una precedente reazione avversa: in questo caso non dovrà fare la seconda dose. Si dovrà valutare caso per caso se sia opportuno cambiare vaccino, capire quale sia più adatto o non ripeterlo. Ma stiamo parlando sempre di casi limite. Infine non possono fare il vaccino gli immunodepressi e persone che hanno una malattia infiammatoria sistemica in fase attiva. Per proteggerli è fondamentale una rete protettiva intorno con la vaccinazione delle persone loro vicine».

L’età ha qualche rilevanza sugli effetti del vaccino?

«Il vaccino Pfizer viene somministrato dai 16 anni in su, il Moderna dai 18. Non esiste un vaccino per i bambini che hanno dimostrato di sviluppare la malattia molto raramente e in forma non grave. L’età avanzata non ha dimostrato di avere effetti: finora le reazioni avverse sugli anziani hanno un’incidenza sovrapponibile a quella dei più giovani che, come detto, è molto bassa. Lo studio servirà a consolidare tutti questi dati». —

Riproduzione riservata

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova