La protesta dei mille psicologi «No all’esame, basta il tirocinio»

Ieri in piazza a Padova i laureati hanno contestato la prova orale di abilitazione professionale
MARIAN -AGENZIA BIANCHI-PADOVA - PROTESTA PSICOLOGI IN PIAZZA CAVOUR
MARIAN -AGENZIA BIANCHI-PADOVA - PROTESTA PSICOLOGI IN PIAZZA CAVOUR

padova

Sono più di mille i laureati o laureandi in Psicologia di Padova che chiedono a gran voce di riconoscere il tirocinio obbligatorio come abilitante, in modo da non dover più affrontare anche l’esame di Stato. La protesta coinvolge in totale 7mila giovani, che in questi giorni stanno manifestando in tutte le piazze d’Italia: ieri il sit-in in piazza Cavour, a Padova, dove una cinquantina di studenti e laureati in Psicologia si sono ritrovati per manifestare (ben distanziati e con mascherina) il proprio dissenso. «Da quest’anno i laureati in Medicina e Infermieristica non devono più affrontare l’esame scritto» spiega Elisabetta Bogliolo, piemontese, laureata in Psicologia a Padova nel 2018 «perché la valutazione del tirocinio è considerata abilitante. È una misura giusta, ma ci chiediamo allora perché sia riservata solo a loro e non a tutti coloro che afferiscono alle professioni sanitarie, quindi anche noi, farmacisti e biologi. Questo è l’esame che ci permetterà di lavorare, senza non possiamo esercitare la professione. Ed è, per di più, un esame molto costoso dato che siamo costretti a sborsare quasi 500 euro».

La data della prova è già fissata al 16 luglio, con scadenza per l’iscrizione al 22 giugno. Ma sono molti i passaggi non del tutto chiari: «Sono le singole università a pubblicare i bandi per l’esame» spiega Elisa Coccia, 27 anni, laureata in attesa abilitazione «e alcune non l’hanno ancora pubblicato, altre non l’hanno adattato al nuovo esame. Perché fino allo scorso anno erano previste tre prove scritte ed una orale, mentre a luglio ci sarà solo un esame orale». I giovani psicologi denunciano poi una generale disorganizzazione: di solito le prime sessioni utili sono giugno e novembre di ogni anno, ma a fine febbraio scatta l’emergenza, tutti si blocca e a maggior ragione gli esami che prevedono la partecipazione di centinaia e centinaia di persone.

Il 25 marzo il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari (Cnsu), organo politico e ministeriale, chiede al Ministro dell’Università della Ricerca, Gaetano Manfredi, di legiferare in merito agli esami di abilitazione alla professione. In quei giorni sembrava impensabile sostenere l’esame di Stato in presenza, eppure nessuno si esprime in tal senso.

Solo l’8 aprile nel decreto legge Scuola, si fa riferimento per la prima volta all’esame di abilitazione per gli psicologi. Passa il tempo e il 29 aprile il ministro Manfredi trasforma l’esame, per la prima sessione dell’anno 2020, in un’unica prova orale svolta con modalità a distanza onnicomprensiva di tutte le materie previste nell’esame di stato canonico. Nel prendere tale decisione consulta gli Ordini professionali che danno il loro nullaosta. «Nessuno però ha chiesto la nostra opinione» denunciano i laureati «e finora non sappiamo quasi nulla su come si svolgerà l’esame». —

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova