La strage di Peteano e il caso Gladio Morto a 81 anni il perito dei misteri

VENEZIA
È morto ieri mattina all’età di 81 anni, Marco Morin, esperto balistico prima per la procura e poi come consulente indipendenti la cui biografia professionale si intreccia con la storia del Paese soprattutto negli anni della stragi e del terrorismo. Tra le tante, Morin ha condotto le perizie sulle armi che uccisero Aldo Moro e il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. E poi l’omicidio Calabresi, il mostro di Firenze e tanti altri. Per anni Morin è stato responsabile del centro di indagini criminali della Procura di Venezia, costruito intorno alla sua figura, dal quale fu poi allontanato anche con l’accusa di aver depistato più di un’indagine. Una delle inchieste principali che lo videro protagonista fu la strage di Peteano del 31 maggio del 1972 quando tre carabinieri morirono nell’esplosione di un’autobomba usata come trappola per un attentato compiuto - accertarono le indagini - dagli estremisti di destra di Ordine Nuovo. Morin fu incaricato della perizia sull’esplosivo usato nell’attentato. Ma dal ruolo di consulente della procura passò presto a quello di imputato. Inizialmente era accusato di vari reati: in particolare di falso e di aver mischiato le carte nella perizia sull’esplosivo utilizzato per l’attentato. Secondo l’accusa il perito balistico aveva sottratto alcuni corpi di reato, tra cui esplosivo Semtex sequestrato alle Br, che avrebbe usato per alterare quello impiegato nella strage nera, depistando in questo modo le indagini. Uno dei tanti depistaggi della storia italiana. Ma il tempo trascorso dai fatti e dal rinvio a giudizio aveva fatto piazza pulita di molte imputazioni, e la condanna arrivò per favoreggiamento nei confronti dei neofascisti condannati già all’ergastolo per l’attentato. Morin era sospettato di aver fatto parte di Ordine Nuovo, e anche della struttura Gladio, l’organizzazione para-militare segreta di destra che avrebbe dovuto contrastare la possibile invasione dell’Unione Sovietica. Secondo il giudice Felice Casson - che indagò sulla strage di Peteano - Morin lavorava per i servizi segreti militari, ma la sua scheda fu fatta sparire dagli archivi: tutte le richieste formulate da Casson ai vertici del Sismi di accedere ai documenti, rimasero inevase. Da parte sua Morin ha sempre negato di essere stato iscritto a Ordine Nuovo e di aver preso partea a Gladio. Nel 2009, intervistato da Stefano Lorenzetto sul Giornale, spiegò di essere un liberale e non un estremista di destra. Su Gladio rispose: «Non ho avuto questo onore, magari mi avessero chiesto di aderire!». Mentre sulla sua vicenda professionale spiegò di essere stato fatto fuori con accuse infondate: «Mi risulta che l’ordine sia partito da Palermo. Me l’hanno confidato alcuni alti ufficiali dell’Arma dei carabinieri. I miei rapporti con Falcone erano strettissimi, si fidava soltanto di me». E aggiunse: «Mi mangiai due diottrie al microscopio per esaminare i proiettili dei delitti di Cosa nostra e scoprii che a sparare erano sempre le stesse Smith & Wesson calibro 38. Le mie perizie balistiche avevano consentito a Falcone di risalire a insospettabili connessioni fra le cosche di Palermo e Catania. Per la mafia ero diventato un pericolo». —
F.Fur.
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