La tragedia del Vajont resta fuori dalle scuole, esplode l’ira di Zaia

Il presidente della Regione Veneto sulle poche iniziative: «Chi non ne ha parlato in classe lo faccia nei prossimi giorni»
Fdm
Mattarella con Zaia e Padrin alle celebrazioni per il 60° del Vajont
Mattarella con Zaia e Padrin alle celebrazioni per il 60° del Vajont

«Le scuole che in questi giorni non hanno trattato del disastro del Vajont lo facciano nei prossimi. È un dovere, perché qui è in ballo il rapporto tra l’uomo e la natura».

Quello del presidente della Regione Veneto Luca Zaia, da Bruxelles, non è un invito, ma un monito. Zaia è deluso. E lo ammette a chiare lettere. «Non tutti gli istituti scolastici il 9 ottobre si sono interrogati su questa tragedia immane. Tante lo hanno fatto, la maggioranza no. Ho riscontro di famiglie di studenti, di insegnanti, di amministratori pubblici, di volontari della Protezione civile – ammette, senza nascondere la sua delusione, il presidente del Veneto –. Lunedì assieme al capo dello Stato, Sergio Mattarella, abbiamo commemorato i 60 anni di un disastro, con 1910 morti, causato dal delirio di onnipotenza dell’uomo. È stata una giornata molto sentita, con le cerimonie e le memorie rilanciate da tutte le tivù nazionali e locali: numerosi erano stati gli appelli, di tutte le istituzioni, perché l’anniversario della tragedia fosse spunto anche per un approfondimento in tutte le scuole. Ma dai riscontri che ho sinora, si poteva certamente fare di più negli istituti scolastici».

A Longarone, per la prima volta, le scuole hanno rinunciato ad un giorno di “vacanza” per far rientrare alunni e studenti e riflettere insieme su quanto e perché è accaduto: non per incuria dell’uomo ma per responsabilità precise, come ha dichiarato Mattarella. Le lezioni scolastiche sono state tenute in provincia e in tanti istituti della regione.

A Belluno, le Medie Ricci hanno ricordato 6 ex allievi e la loro professoressa morti a Longarone; ha portato la sua testimonianza Renato Migotti dell’Associazione Vajont. E lo stesso Migotti è stato anche a Mogliano. Alle elementari di Miane – solo per citare un altro caso – i bambini hanno ultimato una ricerca e si stanno preparando ad una ricognizione sulla diga.

All’università di Perugia, il 10 ottobre, un docente di psicologia si è presentato in un’aula di 300 studenti. Ha chiesto loro: che cosa si è commemorato ieri. Solo un giovane si è alzato, originario di Longarone. E dalla sua testimonianza è nata una lezione di due ore.

«È necessario cambiare atteggiamento» prosegue Zaia «e attraverso un dialogo nelle scuole può essere avviato un confronto rispetto al rapporto dell’uomo con la natura e conoscere a fondo quanto sia delicata la terra su cui camminiamo. Questo è un appello rivolto a tutti: istituzioni, scuole, insegnanti per fare tutto ciò che in nostro potere per ricordare e sensibilizzare affinché tragedie simili non si ripetano in futuro».

L’insegnamento sarà reso obbligatorio almeno nell’eventuale scuola dell’autonomia? «È evidente, nemmeno chiederlo – risponde il presidente –. Ma già oggi vorrei che le scuole, di tutt’Italia, potessero studiare attentamente la tragedia: ci sarebbe davvero uno spaccato di tante materie. La storia, certo, i fatti. La sociologia e il civismo, con la presunzione di pochi potenti. La geografia e la geologia. Le scienze naturali e la fisica. E poi il diritto, calpestato e riconosciuto troppo tardi. Il tutto legato a doppio filo con un senso di grande umanità». 

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