LA TRAGEDIA DI BORGORICCO«Chiedo perdono, non sono un assassino»

La disperazione del ragazzo che con l’auto ha travolto e ucciso Denis Guidolin
BORGORICCO. Non riesce a dormire, è stravolto, divorato dai sensi di colpa. La sua famiglia è attorno a lui: per fargli sentire almeno il loro calore. «Chiedo solo scusa alla famiglia di Denis». Ha una parola che non lo abbandona, che lo lacera, dentro: «assassino». E la trova assurda. Inconciliabile con la sua vita, la sua identità. Matteo Volpato, 25 anni, di Borgoricco, domenica sera ha travolto e ucciso il trentaduenne Denis Guidolin, residente a San Martino di Lupari. Lo ha falciato sul ciglio della strada, all’uscita della pizzeria ristorante «Al Tamiso» di via Desman; era insieme a un’amica, Elisabetta Bellio di Scorzè, rimasta ferita.


«Non ricordo nulla»: è quello che ha detto non appena sceso dall’auto. Arrivava da San Michele delle Badesse. In corpo i poliziotti gli hanno rilevato un tasso alcolemico pari a quasi 2. Matteo non si dà pace: «Ho tolto la vita a un ragazzo che neppure conosco, di qualche anno solo più vecchio di me. Ho spezzato la sua vita, ma anche l’esistenza della sua famiglia».


Ripete queste frasi, si guarda le mani, come se non riuscisse a capacitarsi: come ha potuto, proprio lui, essere la causa di tanta sofferenza? Gli hanno spiegato che è omicidio colposo, un problema di «negligenza», di «imperizia». Parole. Il dramma è suo. Accanto, gli si stringono il padre, Gianni, e la mamma Antonella. Con tanta dolcezza e tanto calore. Capiscono l’abisso in cui annaspa il figlio. Un abisso dal quale potrebbe trarre parziali boccate d’ossigeno solo se qualcuno gli dicesse: perdono. «Siamo tanto dispiaciuti per la famiglia che ha perso un figlio - dice papà Gianni - Matteo ha sbagliato, è stato lo sbaglio di 10 minuti, e per questo ha avuto una condanna, totale, dell’opinione pubblica. Quello che è successo è grave, è vero, ma Matteo non è un assassino». Ora si tratta di chiedere scusa. Di chiedere perdono. «Stamattina (ieri, ndr) abbiamo sentito la famiglia di Denis, vorremmo avere un incontro con loro».


Ma domenica sera, cos’è successo? «Matteo - continua il padre - stava rientrando da un locale che si trova a un chilometro e mezzo da dove è successo l’incidente: gli amici avevano organizzato una festa per il suo compleanno. Ha compiuto gli anni il 24 aprile, ma i festeggiamenti erano stati rinviati di una settimana». «Poco dopo 22 - prende la parola Matteo - ho salutato la compagnia per rientrare a casa. Sono responsabile della sicurezza in un’impresa edile di Loreggia, da 4 anni e mezzo, subito dopo il diploma, e la mattina dovevo svegliarmi presto per andare al lavoro. Mancavano poche centinaia di metri perché arrivassi a casa, e c’è stato lo schianto». Una strada percorsa centinaia di volte: cosa è successo? «Non l’ho proprio visto. Pioveva. Era buio. La carreggiata in quel punto si restringe». In corpo però aveva alcol, troppo.


«Pensate che a casa nostra nessuno beve - lo difendono i genitori - E anche Matteo è cresciuto con questa mentalità. Quella di domenica era una serata speciale, si è lasciato andare al clima di festa. E ora è disperato. Ma lui ha dei valori, è stata una fatalità». Ieri mattina il padre lo ha accompagnato dal medico che gli ha prescritto dei medicinali per calmarlo. «Fatica a dormire, non si dà pace. Sia il medico che l’avvocato sono increduli, mai avrebbero pensato che potesse capitargli una cosa simile».


Piove, il cielo è cupo. Andrai al funerale di Denis? «In cuor mio sento che vorrei esserci, vorrei solo capire se la famiglia di Denis può accettare la mia presenza. Non voglio ferirli ancora».

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