L’allarme di Mercalli: «Veneti risparmiate acqua. Siccità anomala». Ecco perché e cosa succederà a marzo

Il climatologo analizza le scarse precipitazioni invernali: l’anticiclone continentale da un mese ci ripara dalle perturbazioni
Francesco Dal Mas
Luca Mercalli, climatologo tra i più blasonati in Italia ed apprezzato divulgatore scientifico
Luca Mercalli, climatologo tra i più blasonati in Italia ed apprezzato divulgatore scientifico

BELLUNO. Non c’è ancora emergenza siccità, ma è saggio prepararsi, accumulare le necessarie riserve. Quindi? «Quindi bisogna risparmiare acqua, là dove è possibile. E come è possibile» suggerisce Luca Mercalli, climatologo tra i più blasonati in Italia ed apprezzato divulgatore scientifico, secondo il quale stiamo attraversando una stagione invernale «sicuramente anomala», ma non ancora in grave emergenza. Certo, però, che sono irrinunciabili le precipitazioni di primavera.

Gli esperti dell’Agenzia Arpa Veneto hanno redatto il rapporto di gennaio, quindi recentissimo, scrivendo che in febbraio abbiamo bisogno di almeno 180 millimetri d’acqua per riportare in equilibrio il sistema idrico. Almeno un terzo, quindi, di quella caduta con la Tempesta Vaia.

«Il deficit c’è ma non è pesante, al momento…».

Ma non c’è neppure neve sufficiente in montagna.

«Se si mette a piovere a marzo, aprile e maggio, ecco che il deficit si ripiana. Anzi, prepariamoci a non doverci preoccupare dell’opposto: delle eccessive precipitazioni e magari anche di qualche smottamento».

Lei dunque fa intendere che quanto sta accadendo è del tutto normale?

«Non proprio. La combinazione tra siccità e aumento delle temperature, in questa stagione, è per tanti aspetti una novità, una anomalia. Abbiamo appena trascorso un mese di gennaio piuttosto mite e con precipitazioni solo all’Epifania».

Per la verità ci sono stati giorni di vistose inversioni termiche, con freddo in valle e più caldo in quota, altri con la colonnina del mercurio che ha raggiunto circa i 30 gradi ai 3 mila metri della Marmolada.

«Sono i sintomi del cambiamento climatico. Un fenomeno generale. Il giorno di Capodanno in montagna siamo arrivati a registrate tra i 18 e 20 gradi, sopra i mille metri, mentre in pianura c’era appunto l’inversione termica. Si ricorda perfino le nebbie?».

Lei è fiducioso, dunque, la pioggia arriverà fra qualche settimana?

«Anche la neve, immagino. Si sa che le precipitazioni di aprile, in genere, sono pioggia fino ai mille metri e neve sopra quella quota. Quindi se piove molto in primavera, questo ci dà anche una certa riserva per le portate dei fiumi. Almeno nei primi mesi dell’estate».

Già oggi, però, i bacini lungo il Piave sono a quota inferiore rispetto a quella del periodo.

«Certamente, se non pioverà o non nevicherà a marzo o ad aprile, la siccità diventerebbe un problema grave. Più grave ancora perché strutturale. Al momento, ripeto, la siccità è anomala. Ben più accettabile di quella dell’inverno ’88-89 o di quella, più recente, del 2017. Il problema comincerà a porsi per l’agricoltura da metà marzo».

Le anomalie che abbiamo descritto da che cosa sostanzialmente dipendono?

«Derivano dalla presenza un anticiclone molto forte, presente sull’Europa occidentale da un mese che circa, il quale di fatto stoppa l’accesso alle perturbazioni».

Si diceva dei cambiamenti climatici. Sono da prevedersi altre situazioni tipo Vaia?

«Adesso no. Queste potrebbero arrivare in estate o all’inizio dell’autunno. Sul finire dell’inverno non si verificano precipitazioni magari improvvise, intense, localizzate e dirompenti. Adesso, piuttosto, sono da attendersi – almeno così speriamo – piogge prolungate oppure nevicate, anch’esse dai tempi estesi».

Le attività turistiche temono un’estate senz’acqua nei laghi. E’ una dimensione da mettere in conto con i cambiamenti climatici?

«Dipende da quanto accade in primavera. Proprio per questo invito a non attendere il tempo che verrà, ma comunque a prepararsi con le riserve d’acqua. Ne sprechiamo decisamente troppa».

Le 2.300 fontane pubbliche del bellunese producono 15 milioni di metri cubi d’acqua all’anno…

«Vuole dirmi, con questo, che sarebbe meglio chiudere le fontane? Come facciamo a tappare le sorgenti? In alcuni casi l’acqua corrente dilava le condotte e bisogna lasciarla andare. Certo, dove è possibile chiudere e fare riserva, sarà saggio procedere». Francesco Dal Mas

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova